1. ‘’IO SONO IL ‘ROLL’ DEL ROCK’N’ROLL!’’: KEITH RICHARDS SFORNA UN ALBUM SOLISTA: ‘’IL BLUES È L’AMORE DELLA MIA VITA, È MEGLIO DEL SESSO, DELLE DROGHE, DELLE DONNE’’ (VIDEO)
2. ‘’HO AVUTO CULO: DOVE SAREI ANDATO SENZA MICK, IL MIGLIORE FRONTMAN DEL SECOLO?’’
3. CHIUSO IL TOUR, SI LASCIA SCAPPARE CHE I ROLLING STONES TORNERANNO IN STUDIO PER UN NUOVO ALBUM, MENTRE SARANNO CELEBRATI A LONDRA DALLA MOSTRA ‘’EXHIBITIONISM’’
4. ‘’L’UNICO DEMONIO CHE HO VISTO È STATO IL DENTISTA. UNA CANNA LA MATTINA? SCANDALO! SONO KEITH RICHARDS, CAZZO, CHE SI ASPETTANO DA ME? 'SGT. PEPPER' UNA MERDA? CERTO! CI COSTRINSE A SCRIVERE ‘THEIR SATANIC MAJESTIES REQUEST’, IL NOSTRO ALBUM PIÙ BRUTTO’’
5. ROMA ANNI ’60, CON LA FIDANZATA ANITA PALLENBERG CHE GIRAVA ‘’BARBARELLA’’ E FLIRTAVA CON SCHIFANO, LA CAMPO DE’ FIORI DI GABRIELLA FERRI, FELLINI, L’EROINA

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VIDEO - IL PRIMO SINGOLO DELL’ALBUM DI KEITH RICHARDS, ‘’TROUBLE’’

 

 

 

ODIO L’AUTORITÀ NON DIRÒ MAI “YES SIR”

Giuseppe Videtti per “la Repubblica

 

KEITH RICHARDS KEITH RICHARDS

Con quello straccio tra i capelli e le rughe profonde, sembra un chitarrista zingaro o un Cristo sofferente scolpito su un tronco d’ulivo. Poi appena dopo l’intervento della procace truccatrice – che congeda con un bacio non proprio casto - gli occhi bistrati, jeans neri e camicia in seta a piccoli pois tagliati di fresco dalle forbici punk di Hedi Slimane, Keith Richards è pronto per il pomeriggio da rock star a Manhattan (non in una delle solite tane da divo, un boutique hotel sulla Bowery, due passi dall’ex CBGB’s, tempio del punk), una fuga di due giorni dal Connecticut, dove vive con la moglie Patti Hansen.

 

the rolling stones the rolling stones

Consumato dalla vita on the road, segnato dalle cattive abitudini, prosciugato dalle infinite trascuratezze cui solo agli immortali è dato sopravvivere, Keef (per gli amici) potrebbe avere i suoi 71 anni o i 969 di Matusalemme; nel rock è la maschera che parla, e la sua è potentissima. Se ne frega degli slogan, di quello che han scritto su di lui, grande chitarrista posseduto da mille demoni o Lucifero partorito durante un voodoo a base di blues.

 

richards richards

«Ma quale diavolo!», esclama scoppiando in una risata catarrosa e subito aspirando voluttuosamente dall’ennesima Marlboro come fosse una riserva d’ossigeno, «l’unica volta che ne ho visto uno aveva il volto del dentista. Era il mio incubo da bambino, per colpa sua ho avuto per anni una bocca sgangherata». Ora i denti sono a posto, in America hanno fatto miracoli dopo che con l’eroina ci ha dato un taglio.

 

keith richards keith richards

Quale che sia il suo interlocutore, Richards pretende normalità, confidenza, allegria. Continua a essere una star riluttante dopo cinquantatré anni da Rolling Stone con oltre duecento milioni di dischi venduti, riff memorabili che hanno segnato in maniera indelebile la storia del rock ( Gimme Shelter e Jumpin’ Jack Flash sono solo esempi), l’ennesimo trionfale tour mondiale concluso da pochi giorni, una mostra celebrativa in febbrile preparazione a Londra ( Exhibitionism , alla Saatchi Gallery dal cinque aprile al quattro settembre 2016), un’autobiografia best seller a dir poco rivelatoria – Life (2010) che affettuosamente chiama La Bibbia – un audiobook per bambini, Gus and Me , disegnato dalla figlia Theodora, in cui narra la storia dell’adorato nonno materno e della sua prima chitarra, e ora un disco solista (il terzo) dopo vent’anni, Crosseyed Heart , che esce il 18 settembre.

keith richards e mick jagger keith richards e mick jagger

 

«Tutto è strano come è sempre stato, come deve essere», dice ridendo di cuore. «Ho fatto un disco, ne faccio di rado. Tre anni fa, avevo appena finito di scrivere La Bibbia, mi resi conto che non facevo niente da troppo tempo. Mi sentivo strano ormai so che quando la situazione si fa strana cominciano a materializzarsi buone cose. Scrivere un’autobiografia è vivere due volte, una sensazione spaventosa, come andare dallo psicanalista suppongo (chi c’è mai stato?)».

keith richards bobby keys keith richards bobby keys

 

C’è un Keith professionale, composto, paziente, che si sottopone alla sfilza di domande – registratore acceso. E c’è un Keef divertente, ironico, buontempone che a microfono spento ha voglia di ricordare, montare e smontare leggende metropolitane, beffarsi delle frasi a effetto che i «motherfucker » sparano come scoop:

 

Keith Richards con sua moglie Patti Hansen Keith Richards con sua moglie Patti Hansen

«Una canna la mattina? Scandalo! Ma cazzo, sono Keith Richards, cosa si aspettano da me? Sgt. Pepper un disco di merda? Blasfemo! Avrò ben il diritto di esprimere un’opinione; fu quello il disco che ci costrinse a incidere nel ’67 Their Satanic Majesties Request , il più brutto album mai fatto dai Rolling Stones. Ne parlavo anche con John (Lennon), un fratello, ne ho riparlato di recente con Paul (McCartney), un amico».

KEITH RICHARDS BY GERED MANKOVITZ KEITH RICHARDS BY GERED MANKOVITZ

 

Dalla bocca rugosa espira una nuvola di fumo denso, ritratto perfetto del drago che Johnny Depp ha voluto come padre nel film Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo e l’amico Tom Waits ha raccontato in un poema: “Keith Richards può andare più veloce di un fax / La sua urina è blu / Mani da spaccalegna / Braccia da marinaio / Schiena da soldato / Cervello da detective / Spalle da boxer / Voce da ragazzo del coro”.

 

RON WOOD E KEITH RICHARDS RON WOOD E KEITH RICHARDS

«Con Tom abbiamo condiviso molte cose», mormora Richards, e fa la lista di quelli che con lui hanno condiviso l’incubo della dipendenza – Gram Parsons, John Phillips dei Mamas and Papas, John Lennon. «Brian Jones no, lui ne era schiavo quando ancora non mi facevo. E io, che gli avevo soffiato Anita Pallenberg, direi che non ero esattamente la persona giusta per dargli una mano».

RON WOOD E KEITH RICHARDS RON WOOD E KEITH RICHARDS

 

Ha voglia di ricordare le scorribande romane degli anni Sessanta con la Pallenberg, che girava Barbarella a Cinecittà, la Campo dei Fiori di Gabriella Ferri, che per Anita era come una sorella, e il pittore Mario Schifano «con cui lei aveva avuto un flirt in piena Dolce Vita. Anita parlava cinque lingue e aveva accesso al jet set, conosceva anche Fellini, frequentava il giro del Living Theatre allora di stanza nella capitale».

KEITH RICHARDS KEITH RICHARDS

 

A Roma la ragazza aveva contratto quelle cattive abitudini ben prima che Keith iniziasse il suo match con l’eroina, così come Donyale Luna, indimenticata top model di colore originaria di Detroit che Richards e Pallenberg frequentarono assiduamente in quel 1967 (sarebbe morta di overdose nel 1979). Era il periodo in cui se una ragazza entrava nel clan degli Stones saltava fatalmente da un letto all’altro (Marianne Faithfull, girlfriend di Jagger, ancora ricorda con un certo rimpianto l’unica notte d’amore col chitarrista).

MICK JAGGER E KEITH RICHARDS ALLE ELEMENTARI MICK JAGGER E KEITH RICHARDS ALLE ELEMENTARI

 

Storie in parte narrate in Life , una biografia unica nel suo genere, senza censure, come dovrebbero essere i libri di chi sceglie di raccontarsi. «È stata La Bibbia a riscaraventarmi tra le braccia del blues», spiega. «Questa volta me la sono goduta in studio, non succedeva dal 1991 - prima di Cristo?». Si spancia dalle risate, orientato, arguto, perfettamente a suo agio nel ruolo del sopravvissuto. «Una riunione tra amici: Aaron Neville, Norah Jones, Sarah Dash. Ma poi quando uno fa un disco solista va incontro a mille problemi, si capisce…».

 

MICK JAGGER E KEITH RICHARDS MICK JAGGER E KEITH RICHARDS

Di che genere? Uno col suo potere ha carta bianca sempre e comunque.

«E invece no. Il primo problema è stato: quando lo facciamo uscire? C’è sempre il tiranno con cui fare i conti, i Rolling Stones, non bisogna mai contrastare gli interessi della band. Avrei voluto pubblicarlo alla fine dell’anno scorso, e Mick (Jagger): “Oh no, siamo ancora in tour, aspetta cazzo!”. Così ho trovato un buco a settembre».

 

KEITH RICHARDS KEITH RICHARDS

Vuol dire che gli Stones torneranno presto in studio per un nuovo album?

«Con ogni probabilità sì, alla fine dell’anno e nel 2016. Hmm, forse non dovevo dirlo... Io comunque approfitto della pigrizia degli altri (risata birichina). Ormai ognuno di noi ha i suoi ritmi, da anni non abbiamo più date fisse da rispettare se non quelle dei concerti. Niente più obblighi contrattuali per carità, né come solista né come chitarrista degli Stones».

Keith Richards nudo in spiaggia Keith Richards nudo in spiaggia

 

Incredibile che il blues sia ancora un punto di riferimento, che eserciti su di lei la stessa suggestione degli anni in cui divideva i primi entusiasmi con Jagger, Brian Jones e Charlie Watts, più di cinquant’anni fa.

«È l’amore della mia vita, più attraente del sesso, delle droghe, delle donne. È la lingua che parlo meglio e quella in cui meglio mi esprimo. Tutti i suoni meravigliosi, degli anni Venti, Trenta e Quaranta – big band comprese – proviene dal blues. È il centro della musica, e se c’è qualcosa di buono che l’America ha dato al mondo, l’unica per cui non possiamo biasimarla, è il blues e la popular music in generale. Fa parte della mia struttura, è l’ossatura della mia anima - non il midollo, quello l’ho bruciato in altri modi, come sa (risata diabolica)».

Keith Richards fanculo Keith Richards fanculo

 

Le ha salvato la vita. Non riusciamo proprio a immaginarla in un ufficio con un lavoro dalle nove alle cinque e, a questo punto, magari in pensione.

Keith Richards - Life (Edizione italiana) Keith Richards - Life (Edizione italiana)

«No guardi, io per quella roba lì non sono mai stato tagliato. Non avevo prospettive, ero completamente perso quando pensavo al futuro. Fino al momento in cui cominciai ad ascoltare Muddy Waters e tutti gli altri: voglio creare quei magici accordi, voglio combinarli e ricombinarli fino all’esaurimento – e non c’è stata fine. Sono stato fortunato a imbattermi nella musica giusta, quella che fa scattare la scintilla e, certamente nel mio caso, ti cambia la vita. Ma poi ho anche avuto culo, dove sarei andato senza Mick, il migliore frontman dell’ultimo secolo? ».

Keith Richards Keith Richards

 

Cosa ascoltava in casa da ragazzino?

«I dischi di Doris, mia madre. Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong. Allora non sapevo neanche fossero neri, non faceva differenza per me. Il ritmo sincopato è il mio ritmo naturale, io sono il “roll” del rock (ride a crepapelle)».

 

Keith e Anita Keith e Anita

Si è mai chiesto, da adulto, come mai quella musica l’avesse sedotto in maniera così prepotente e così intima?

«Ci ho provato. Ci sono ragioni profonde che sfuggono anche a me. Sarà tutto merito di Doris, un merito che non le ho mai riconosciuto, poveretta. Mamma mia! (esclama in italiano; Richards chiama genitori e nonni col nome di battesimo). Ma è vero che ho avuto un rapporto, come dice lei, intimo, con la chitarra, anche con le sue forme, così sinuosa com’è potevo dormirci, e lo facevo. Con il sesso ho preso confidenza molto tardi, con le donne ancora più tardi, e fondamentalmente mi considero monogamo. A modo mio lo ero anche con le groupie, non è mai stato sesso e basta».

Keith Richards Keith Richards

 

Già, lo racconta anche nel suo libro, non ha mai fatto il primo passo. Era il classico figlio unico viziato?

«I figli unici crescono più in fretta perché vivono costantemente a contatto con gli adulti, ascoltano i loro problemi, non hanno fratelli con cui cazzeggiare per casa. Certo, ero il cocco di mamma. Se bussavano alla porta per venderci qualcosa io diligentemente rispondevo: mamma ha detto che non abbiamo bisogno di niente, arrivederci. Con mio padre non ci siamo visti per anni dopo il divorzio, ma alla fine siamo stati molto vicini. Fu un pezzo dopo, durante il tour americano di Tattoo you , nel 1981».

Marianne Faithfull Marianne Faithfull

 

Non sarà mica vero che ha sniffato le ceneri della cremazione? Fu davvero«Ashes to ashes, father to son», cenere alla cenere, di padre in figlio, come scrive in “Life”?

«Ne ho sniffato solo un residuo che era caduto sul tavolo quando dopo sei anni aprii l’urna per spargerle sotto la quercia, come lui avrebbe voluto».

 

Keith Richards e Leah Wood Keith Richards e Leah Wood

Bob Dylan dice sempre ai giovani artisti, «se ti allontani dal blues sei fottuto». Qual è il motivo per cui resta ancora oggi il grande riferimento transgenerazionale, che si tratti di Kurt Cobain, di Jack Whiteo dei Black Keys?

 

«Quel che dice Bob in materia di musica è legge. Grazie a Dio c’è stato anche un momento in cui il blues era tremendamente di moda, tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, quando impazzivamo per John Lee Hooker, Muddy Waters, B.B. King e Buddy Guy.

Jagger e Richards Jagger e Richards

 

In altri periodi il blues non è stato così in primo piano, ma è sempre rimasto strettamente connesso alla popular music, proprio per le ragioni che lo hanno generato, la sofferenza, la nostalgia, la sopraffazione, la necessità di creare un linguaggio che alleviasse la pena e la fatica e fosse incomprensibile agli schiavisti. E non c’è solo Africa dentro, nei blues risuona la musica tzigana e il suono della balalaika, e misteriosamente anche qualcosa che mi è capitato di ascoltare in Cina.

Strafatti sul palco Strafatti sul palco

 

È impossibile classificarlo, catalogarlo, pontificare come in Inghilterra fecero certi critici stolti che violentemente erigevano mura intorno alla purezza del jazz o del blues – due forme tutt’altro che pure, tanto che anche la musica pop europea ha strette connessioni col blues».

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