KIRK DOUGLAS NEI SECOLI DEI SECOLI: “MARLON BRANDO PENSO AVESSE GROSSI PROBLEMI CON SE STESSO" - "A FRANK SINATRA PIACEVA MIA MOGLIE" - "ESSERE PAZZO RENDE LA VITA INTERESSANTE"

Silvia Bizio per “la Repubblica”

KIRK DOUGLASKIRK DOUGLAS

 

Kirk Douglas, L’asso nella manica di Billy Wilder, lo Spartacus di Stanley Kubrick a 98 anni si gode ancora la vita. Recita poesie a memoria, anche se parlare non gli è facile dopo l’ictus che lo ha colpito nel 1996: «L’amore inizia a 80 anni/dovrei saperlo sì/Amo una ragazza/che ti dirà così» è un verso di una poesia dedicata alla moglie Anne, con cui ha festeggiato, lo scorso anno, 60 anni di matrimonio.

 

Poesia contenuta in Life could be verse , uscito per ora solo in America. «Sono haiku — spiega lui sornione — riflessioni sull’amore, gli affetti, il lutto e ciò che più conta nella vita». Kirk e Anne hanno finanziato nel corso della loro vita, con 50 milioni di dollari, centri di assistenza per gli homeless, parchi per bambini, oltre che un fondo pensioni per gli attori. Vivono da sempre a Beverly Hills.

 

Kirk Douglas and Anne Buydens Kirk Douglas and Anne Buydens

È qui che incontriamo il grande attore. In una tipica villa losangelina: un solo piano, piscina, una grande cucina e tante stanze, salotti relativamente piccoli zeppi di sculture e oggetti d’arte. All’ingresso, un grande vaso di Picasso che Anne, gallerista, comprò per 250 dollari. La casa è piena di fotografie: la famiglia, i sette nipotini avuti dai quattro figli (compreso il più giovane, Eric, morto di overdose a 46 anni, una tragedia di cui Douglas si è sentito responsabile per anni. E, ovviamente, il famosissimo primogenito Michael).

 

Kirk ci viene incontro appoggiandosi al bastone, si siede sulla sua poltrona preferita nel luminoso salotto; è fragile, certo, ma lucido e di ottimo umore. I lunghi capelli bianchi raccolti in una piccola coda di cavallo. «Nel 2016, per il mio centesimo compleanno, pubblicherò il seguito di questo libro: ho ancora tante poesie nel cassetto. 100 anni: voglio arrivarci e andare oltre».

TRAVOLTA BACIA KIRK DOUGLAS TRAVOLTA BACIA KIRK DOUGLAS

 

Prende un libro, inforca gli occhiali e legge ad alta voce. Quando, inevitabilmente, si finisce per parlare di Spartacus e di Roma canta anche: in italiano. Il vecchio, bellissimo Douglas spera di trovare anche da noi un editore per il suo libro: «Ma ancora non si è fatto avanti.

1953 Kirk Douglas e Silvana Mangano in una pausa delle riprese diUlisse 1953 Kirk Douglas e Silvana Mangano in una pausa delle riprese diUlisse

 

Non posso credere che a dicembre compirò 99 anni e sono ancora qui a parlare di me. Avevo un’insegnante al liceo che mi ha inculcato l’amore per la poesia: mi incoraggiava a prendere la penna e a scrivere quando mi succedevano cose emozionanti. Da allora non ho mai smesso. Scrivendo ho capito chi sono. Potevo essere Spartaco o Ulisse, ma recitavo un personaggio, pensavo a lui, non ero io».

 

Ma recitare le ha dato felicità?

«Sì, amo il mio lavoro. Come ai bambini piace giocare a cowboy e indiani, quando reciti continui a giocare».

Le manca?

«Ho girato 90 film, molti brutti, e tanti belli. Sono stato Spartaco, Van Gogh, un assassino. Tutta la vita a recitare una parte. Finalmente adesso ritrovo me stesso ».

 

Cosa ricorda di Spartacus?

douglas zetajones kirkdouglas zetajones kirk

«All’inizio delle riprese avevamo un regista che non mi piaceva per niente, sapevo che era sbagliato. Non mi piace licenziare la gente, ma sentivo che dovevo liberarmi di lui. Fu Marlon Brando a suggerire Stanley Kubrick. Aveva visto Orizzonti gloria che gli era piaciuto molto. Così gli mandai il copione, lui lo lesse, e il giorno dopo venne sul set. Lo presentai a tutti dicendo: questo è il vostro nuovo regista. Stanley aveva 26 anni ma ne dimostrava 16, sembrava un ragazzino».

 

Come le era venuta l’idea del film?

«Era un periodo difficile quello, a Hollywood c’era ancora la lista nera. Per la sceneggiatura scelsi Dalton Trumbo che, malgrado fosse il miglior scrittore dell’epoca, era finito in prigione. Ho pensato che fosse il più indicato a scrivere di uno schiavo che lotta per la libertà. All’inizio usammo uno pseudonimo, ma poi io stesso imposi il suo vero nome nei titoli di testa».

 

Ha spesso affermato che se avesse cominciato solo 5 anni prima, anche lei sarebbe stato nella lista nera...

«Era talmente ingiusto quello che facevano a Hollywood in quel periodo. Tanti erano a favore e io ero considerato un pazzo, ma essere pazzo rende la vita interessante, no?».

 

Spartacus fu girato a Roma. Cosa ricorda di quei giorni?

«Ah Roma, Roma! Sono stato in quasi tutto il mondo, ma l’Italia è il mio posto favorito. Ho fatto la corte a mia moglie in Italia. I miei ricordi più belli sono a Roma, quando lavoravo con Dino De Laurentiis, ho amato tanto quel tempo. La gente, la musica. (Comincia a cantare, “Com’è bello far l’amore quando è sera...”. E ancora “Mamma son tanto felice...”, ndr). Se potessi viaggiare ancora il primo posto dove andrei Roma».

Michael Douglas fe e d b a d f f a bad c Michael Douglas fe e d b a d f f a bad c

 

A Roma Liz Taylor organizzò una grande festa per lei...

«Lei girava Cleopatra, stava con Richard Burton anche se era sposata con Eddie Fisher, e ha fatto una grande festa per la fine delle riprese di Spartacus, mi sembra... mah, comunque è stata molto carina».

 

Nel suo libro parla delle donne che ha incontrato, Mae West, Brigitte Bardot, Marlene Dietrich...

«Ah, Brigitte! Siamo amici da allora, era una donna così bella, e ancora lo è, ha dedicato la sua vita agli animali e io amo gli animali.. dov’è il mio cane?».

 

Lei ha una famiglia meravigliosa.

«Sì. Ho scritto una poesia per mio figlio Michael che comincia “Am I a good father?”, e un’altra per il mio povero Eric che è morto. È stata una tragedia, ma la vita è così. A un certo punto non si può più proteggere i figli».

 

Che rapporto ha con Michael?

MICHAEL DOUGLAS E MATT DAMON NEL FILM SU LIBERACE MICHAEL DOUGLAS E MATT DAMON NEL FILM SU LIBERACE

«Abbiamo avuto i nostri momenti difficili, ma è acqua passata. Dalla mia malattia, e dalla sua, siamo unitissimi. Posso dirlo con serenità e gioia: è uno splendido rapporto padre-figlio. Non potrebbe essere più bello. Una cosa che mi piace di Michael è che è più intelligente di me! (Ride, ndr ). Certo, gli ho dato una mano a iniziare quando gli affidai la produzione della Sindrome cinese . Poi ha fatto tutto da solo. È diventato più famoso di me. Ora sono io il padre di... E va bene cosi».

BRIGITTE BARDOT BRIGITTE BARDOT

 

Le manca il teatro?

«Quando ho cominciato pensavo di essere un attore di Broadway. Poi nacque Michael, avevo bisogno di soldi e la mia amica Lauren Bacall mi portò a un provino: il produttore mi offrì una parte e io la accettai».

 

Chi erano i suoi amici dell’epoca?

«Con Burt Lancaster eravamo buoni amici. Ricordo una volta che dovevamo fare un discorso a un evento, Burt disse: Kirk, mangiamo qualcosa. Io gli risposi: Burt, non mangio mai prima di fare un discorso. Dopo aver parlato tornai a sedermi e Burt mi disse: Kirk, era meglio se mangiavi! Ci siamo divertiti, io e lui.

 

Quando produssi Sette giorni a maggio (John Frankenheimer, 1964, ndr ) dissi a Burt: puoi scegliere la parte che vuoi. Lui scelse proprio quella che volevo io, quella del colonnello Casey. Finì con una gran litigata ma alla fine lui fece il generale Scott. Ora Michael parla di rifare quel film ma mi ha detto, “papà, io voglio la parte di Burt, non la tua!”».

 

BURT LANCASTERBURT LANCASTER

Vorrebbe che i suoi nipoti diventassero attori?

«Michael è andato all’università. Pensavo avrebbe fatto l’avvocato, ed ero felice perché ogni padre ebreo vorrebbe un figlio medico o avvocato. Il primo mese di università Michael mi dice, “papà, voglio recitare”. Andai a vederlo, faceva una piccola parsarebbe te. Mi chiese: “papà, com’ero?”. “Eri terribile!”, gli dissi. Pensavo che sarebbe finita lì e invece due mesi dopo era in un’altra commedia. Tornai a vederlo e lui: “papà, com’ero?”. “Michael, sei stato bravissimo!”. E da allora lo è stato in tutto quello che ha fatto. Le persone diventano quello che veramente vogliono essere».

 

Con Brando eravate amici?

«Sì, Marlon era strano. Penso avesse grossi problemi con se stesso. È triste che tanti attori arrivino a un punto in cui non amano se stessi. Era un gran personaggio, ho bei ricordi di lui ».

marlon brando 6marlon brando 6

E la folle vita hollywoodiana?

«Una volta mia moglie organizzò una serata. Frank Sinatra che era un caro amico, anche se gli piaceva mia moglie, venne nel pomeriggio e disse: cucino io. Era un bravo cuoco italiano. Al momento degli antipasti uscì dalla cucina con il vassoio in mano e offrì da mangiare agli ospiti. Non ci potevano credere.».

frank sinatra con la mogliefrank sinatra con la moglie

 

Guarda ancora film?

«No, non tanto. L’industria del cinema non esiste più: oggi è tutto in televisione. Voglio dire, grande schermo e sala buia stanno per scomparire, con effetti inevitabili sul prodotto stesso. E poi non conosco più nessuno».

 

Qual è il segreto della sua longevità?

«Vivi con qualcuno che ami e ammiri. Gioca con i bambini più che puoi, interessati al prossimo. Così non ti annoi e non annoi gli altri. Accetta i cambiamenti e i limiti e sii grato a chi rende la tua vita più facile e più felice».

Come celebrerà il suo 100° compleanno?

«Spero di avere intorno Michael e sua moglie Catherine e Anne e tutta la mia famiglia. E mi berrò un buon drink!».

CATHERINE ZETA-JONES E MICHAEL DOUGLASCATHERINE ZETA-JONES E MICHAEL DOUGLAS

 

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