LA GIUSTIZIERA DELLA BORSA USA - SI CHIAMA MARY JO WHITE, DA UN ANNO GUIDA LA SEC, LA CONSOB AMERICANA, E GRAZIE A LEI SONO GIA' ENTRATI NELLE CASSE FEDERALI 3,4 MILIARDI (DOVREBBE VENIRE IN ITALIA...)

Antonio Carlucci per ‘L'Espresso'

Il vangelo di Mary Jo White recita: «L'applicazione determinata delle regole aiuta a creare mercati finanziari che operano in modo trasparente e onesto, e assicura gli investitori sul fatto che possono operare con fiducia». Essendo Ma ry Jo White da un anno alla guida della Security Exchange Commission (Sec), l'organo di vigilanza della Borsa e dei mercati degli Stati Uniti, il vangelo è stato seguito senza esitazioni. Ovvero, le regole sono state applicate senza se e senza ma.

Risultato? Grazie alle 686 investigazioni aperte in questo periodo, nelle casse federali sono già entrati 3 miliardi e 400 milioni di dollari di multe e di profitti illegali restituiti per le più diverse violazioni: dall'insider trading alle false informazioni agli investitori, dai conflitti d'interessi nelle offerte pubbliche di acquisto alla raccolta di risparmio seguendo il cosiddetto schema di Ponzi, ovvero la truffa per definizione.

Quando il presidente Barack Obama decise all'inizio del 2013 di nominare Mary Jo White alla Sec sapeva benissimo che avrebbe messo l'agenzia federale indipendente nelle mani di una profonda conoscitrice delle leggi. Anzi, di un "mastino". Mary Jo White, 66 anni, un marito e un figlio, ha sempre vissuto di pane e codici, visto che di legge si sono occupati il nonno, il padre, uno zio, il fratello.

Lei, originaria di Kansas City in Missouri, piccolina, aria decisa, una vaga somiglianza con l'attore Mickey Rooney, amante di corsa e tennis (che pratica), di baseball e corse dei cavalli (da spettatrice), per 35 anni ha fatto avanti e indietro tra la procura distrettuale di New York e lo studio legale newyorkese Debevoise & Plimpton.

Della legge ha questa idea, come ha raccontato al momento della nomina a Nicholas Lemann del settimanale "New Yorker": «La legge è una cosa semplice. Tu guardi al mondo in modo leggermente diverso da tutti gli altri e percepisci le differenze quasi in modo fisico. Tu guardi i fatti, tu vedi i singoli pezzi e li combini insieme in un'analisi che fornisce risposte».

Dall'ufficio al decimo piano del suo quartiere generale, al numero 100 di F Street a Washington (l'unico edificio collegato da un tunnel con la stazione ferroviaria per evitare che gli inviati di Wall Street perdano tempo nel traffico della capitale) Mary Jo White deve controllare le attività di 35 mila tra banche, hedge fund, broker, società di investimento. Per farlo ha a disposizione quattromila persone esperte di bilanci, regole societarie, funzionamento del mercato, dei cambi.

Quando ad aprile dell'anno scorso il Senato ha dato il via libera alla sua nomina a presidente della Sec, con un solo voto contrario, Mary Jo White ha detto chiaro e tondo che il suo mandato era indagare, indagare e ancora indagare. E per rafforzare il dipartimento ha scelto come vice Andrew Ceresny, un altro avvocato che lavorava con lei alla Debevoise & Plimpton.

Giovedì 10 aprile, Mary Jo White ha visto che l'aggressività con cui ha interpretato il suo mandato e le disposizioni date ai suoi collaboratori hanno dato frutti impensabili solo poco tempo fa. Il giudice civile Laura Taylor Swan ha ratificato la multa da 1,8 miliardi di dollari per la Sac Capital, un hedge fund controllato dal miliardario Steven Cohen. L'accusa era di insider trading, uso di informazioni riservate per operare sul mercato in vantaggio rispetto ai normali investitori.

In questo caso, oltre all'entità della sanzione, Mary Jo White ha avuto ragione su un altro principio che ha voluto introdurre con il suo arrivo alla Security Exchange Commission: ovvero, doveva considerarsi conclusa l'era in cui le indagini della Sec finivano con multe e sanzioni, poi l'accordo veniva regolarmente portato in tribunale sottolineando come la banca, l'hedge fund, il broker accettava la multa ma senza per questo negare o ammettere alcuna responsabilità personale nei comportamenti sanzionati. «Gli accusati», è il credo di Mary Jo White, «devono assumersi la responsabilità della loro condotta in documenti pubblici. Questo funzionerà da deterrente per gli altri e sarà una forza in più per fare applicare le regole».

In questi ultimi 12 mesi i più bei nomi e le più ricche istituzioni della finanza made in Usa hanno avuto problemi con la Sec. L'ex vice presidente di Goldman Sachs Fabrice Tourre è stato riconosciuto colpevole di frode in una storia di Cdo (tra i più diffusi derivati) acquistati a man bassa dagli investitori e congegnati in modo che la società potesse scommettere senza problemi sulla diminuzione del loro valore: l'inchiesta della Sec aveva già portato a una multa da 550 milioni di dollari.

Merrill Lynch, altro nome di spicco sui mercati finanziari non solo americani, ha dovuto riconoscere le sue responsabilità - e pagare 131,8 milioni di dollari - per non aver informato i suoi investitori che a scegliere i collaterali su cui si fondavano dei Cdo offerti ai propri clienti erano due hedge fund: a questo si aggiungevano libri contabili incomprensibili proprio per evitare che venisse alla luce il legame con altre entità finanziarie i cui interessi erano diversi da quelli di chi comprava i Cdo della Merrill Lynch.

Altre tre società che appartengono alla élite della finanza sono finite nella rete della Sec. JPMorgan Chase ha battuto tutti i record: a settembre 2013 ha accettato di pagare una sanzione di 920 milioni di dollari per una serie di manipolazioni sulle valute, sugli estratti conti dei clienti e sulle transazioni di derivati finanziari. La divisione securities della banca Ubs ha accettato una multa da 50 milioni di dollari perché aveva fatto sparire una somma cash che doveva aumentare il valore dei Cdo venduti alla clientela giocando sulla non conoscenza dei prodotti derivati su cui si fondavano.

Bank of America, invece, ha venduto certificati basati sui mutui immobiliari senza informare i clienti del rischio che quell'investimento comportava: questa inchiesta ha avuto un effetto immediato obbligando la banca a chiudere un contenzioso con Fannie Mae, uno dei colossi pubblici dei mutui, e a transare uno scontro da 300 milioni di dollari che rischiava di finire in tribunale.

La lista dei casi chiusi sotto la direzione Mary Jo White è lunga perché gli investigatori della Sec hanno spulciato negli affari di grandi ma anche di piccole società. E la scelta di arrivare a un'ammissione di colpevolezza da parte dei dirigenti delle entità finanziarie ha fatto sì che le indagini fossero ancora più stringenti. Così alla fine del 2013 nei registri della Sec risulta che sotto accusa sono finiti 70 tra amministratori delegati, responsabili della finanza o alti dirigenti del mondo di Wall Street e che 40 di questi, oltre ad aver pagato multe salate, sono stati obbligati a non svolgere più attività finanziarie per un periodo di tempo o sono stati banditi dal partecipare ad attività interne alle società.

Molto spesso l'inizio delle investigazioni della Sec è stato legato all'iniziativa di qualcuno che ha passato all'agenzia federale notizie e documenti. Mary Jo White ha spinto con decisione perché venisse irrobustita la sezione che si occupa di vagliare le segnalazioni di informatori, una figura prevista dalla legge Dodd-Frank (quella sulla riforma di Wall Street dopo la crisi del 2007-2008). Oltre a garantire l'anonimato, la legge stabilisce che un compenso all'informatore che varia dal 10 al 30 per cento di quanto incassa la Sec. Fino a oggi il premio più alto è stato di 14 milioni di dollari. Naturalmente, il nome dell'informatore lo conoscono solo Mary Jo White e i suoi più stretti collaboratori.

 

 

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