LO SPIRITO SANTO SCENDE DAL CEO - DOPO LE “DIMISSIONI” NULLA SARA’ PIU’ COME PRIMA - PER LO STORICO PROSPERI “È UN COLPO DECISIVO ALLA SANTITÀ ESAGERATA DELL’UFFICIO PAPALE” - IN ARRIVO UN PAPA TECNICO? “AVREMO IL PAPA E ACCANTO A LUI IL PROFESSORE, L'EMERITO CHE POTRÀ ESSERE DISPONIBILE IN QUANTO ESPERTO” - ROMA PERDERA’ POTERE, CI SARA’ UN DECENTRAMENTO ECCLESIALE - RATZINGER “È STATO UN PROFESSORE PRESTATO ALLA CHIESA…”

Colloquio con Adriano Prosperi di Wlodek Goldkorn per L'Espresso

La Chiesa arriva spesso in ritardo. Ma ora che sembra aver raggiunto l'appuntamento con la modernità (sembra perché il futuro non è mai prevedibile al cento per cento), lo ha fatto in un modo rivoluzionario. Dimostra di essere capace di reinventarsi senza rinunciare alla propria storia. Nelle sacre stanze sta entrando un vento di laicità, perché i futuri papi saranno sempre meno vicari di Cristo e sempre più amministratori delegati di un ente chiamato Chiesa cattolica.

La pensa così Adriano Prosperi, storico, accademico dei Lincei, formatosi alla Normale di Pisa, autore di libri importanti tra i quali, il fondamentale " Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari". E da storico della Chiesa, il professore cerca con "l'Espresso" di interpretare il gesto di Joseph Ratzinger e di tracciare qualche ipotesi sul futuro di un'istituzione vecchia duemila anni, ma che da ogni crisi esce ringiovanita.

Dobbiamo parlare di abdicazione o di dimissioni del papa?
«Di rinunzia. Dovuta a un fallimento. È come se Benedetto XVI avesse confessato di non essere in grado di riassumere nella sua persona tutta la complessità della Chiesa. Pensiamo alla questione dei pedofili, dei lefebvriani, al discorso di Ratisbona. C'è stato un susseguirsi di segnali confusi e incerti. Il pontefice sembrava timoroso ad affacciarsi alla finestra del mondo. Ha finito per rinserrarsi nella sua stanza con i suoi libri e il pianoforte.

Da questo punto di vista il confronto con il suo predecessore è stato impietoso. Wojtyla aveva chiuso dietro di sé le porte del Vaticano e se ne andava in giro per il mondo, incontrando tutti, rivolgendosi a tutti. Quando penso a Ratzinger mi viene in mente un altro papa venuto dal Nord, Adriano VI (diventato pontefice nel 1522). Fu isolato perché non seppe far fronte ai problemi del mondo, allora si trattava della sfida lanciata dalla riforma di Lutero».

Sta dicendo che Ratzinger manca di carisma. Colpa della sua personalità, o è impossibile oggi fare come Wojtyla?
«Wojtyla riassumeva in sé tutte le questioni della Chiesa. Con la famosa frase con cui inziò il pontificato: "Se sbaglio mi corrigerete" voleva dire, io sono la Chiesa e me ne infischio delle regole. Aveva fatto un grande investimento in movimenti carismatici: gruppi d'avanguardia capaci di muoversi con agilità e in grado di manipolare i mass media e maneggiare il denaro. Era una Chiesa che aveva lasciato da parte la struttura che tanto ammirava Gramsci: il parrocco, l'intellettuale organico. Ratzinger sembrava adatto a ripristinare la normalità: veniva dalla curia. Si è limitato invece ad amministrare faticosamente la verità teologica. È stato un professore prestato alla Chiesa».

E ora?
«Non credo sarà facile reinventare un personaggio carismatico. Non è più possibile gestire la Chiesa come faceva Wojtyla. Ecco perché penso che dopo il conclave si andrà verso una delocalizzazione dei luoghi di potere: un concistoro più ampio, piccoli concili locali, istanze che avanzava il cardinal Martini. Si aprirà la strada a una struttura più pluralista, policentrica e a una progressiva diminuzione del ruolo di Roma».

La Chiesa si mette al passo della modernità?
«Sì. La rinunzia ha questo significato. Mette in luce l'aspetto umano della persona chiamata a guidare la Chiesa. Evidenzia la fragilità, la vecchiaia. Il corpo del papa carico di simboli e significati metafisici torna a essere il corpo di un uomo. Vorrei fare un parallelo. In un momento di crisi, alla fine del Cinquecento la Chiesa ha reagito organizzandosi in una serie di dicasteri, commissioni. Si è data una struttura di potere moderna, con un segretario di Stato e deleghe varie. In questo modo la Chiesa è andata avanti per qualche secolo. Adesso questo meccanismo ha fatto il suo tempo».

Il papa assomiglierà al Ceo di un'azienda, un amministratore delegato che gestisce le cose e quando non va bene dà le dimissioni?
«Sì. Avremo il papa e accanto a lui il professore, l'emerito che potrà essere disponibile in quanto esperto. Di conseguenza ci sarà meno enfasi sulla supremazia del pontefice. Si chiude una fase che arrivò al suo massimo sviluppo con Pio XII, e poi venne ripresa da Wojtyla. Una simile strategia non è più sostenibile».

Sta dicendo che per uscire dalla crisi la Chiesa ha pensato di laicizzarsi un po'?
«Sì. Dopo aver enfatizzato la sacralità, l'eternità, la diversità della figura riassuntiva di tutti i poteri della chiesa, una specie di vice-Dio adesso c'è l'uomo che ammette: in coscienza non ce la faccio. È un colpo decisivo alla santità esagerata dell'ufficio papale. L'ufficio non è santo, è tenuto da uomo».

Ma allora che fine farà l'idea che il papa sia vicario di Cristo, guidato dallo Spirito santo?
«È un elemento di teologia che rimane. La pratica è altra cosa. Comunque non sottovaluterei l'effetto di una strategia dell'"abbassarsi per esaltarsi". C'è una retorica dell'umanità del papa che ne esalta appunto la funzione. E poi: la Chiesa ha sempre tenuto in conto l'umanità dei suoi esponenti, la loro fragilità e la possibilità dell'errore. E anche il papa, una volta abbandonata l'assistenza dello Spirito Santo, torna a essere un povero uomo. Potrebbe essere un modo per rilanciare la figura del pontefice. Nella Chiesa si apre una fase costituente".

 

ADRIANO PROSPERIADRIANO PROSPERIPAPA RATZINGER RATZINGER IN CONTROLUCE papa ratzingerJOSEPH RATZINGER E GIOVANNI PAOLO II jpegstatua wojtylaBeatificazione Giovanni Paolo II

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”