MI MANDA CAMURRI (NO, CE LO MANDO IO!) - ALDO GRASSO PAZZO DEL COLTISSIMO CONDUTTORE DI “MI MANDA RAITRE”: LUI È UN CAMPIONE (CORREGGE PERFINO BONITO OLIVA), MA DEVI COSTRUIRE LA SQUADRA A SUA MISURA, ALTRIMENTI PERDI - DELBECCHI SUL “FATTO” LO STRONCA: OTTIME FREQUENTAZIONI, ECCELLENTI PROTEZIONI, MA ALLA FINE ANCHE LUI DEVE GIOCARE L’ULTIMA CARTA DI OGNI CONDUTTORE ALLA CANNA DEL GAS; IL TRASH: IL RISULTATO DI TANTA METAMORFOSI? SHARE ULTERIORMENTE IN PICCHIATA A 4,74%…

I VIDEO DELLO SCONTRO DIPRÈ-BONITO OLIVA A "MI MANDA RAITRE"
http://www.youtube.com/watch?v=i4KANQFoXPQ
http://www.youtube.com/watch?v=32_1oIx-aV4


1 - OTTIMO CAMURRI (NON IL PROGRAMMA)...
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Giuro, non ho mai visto un conduttore tv, nel pieno di una rissa verbale tra due ospiti, correggere uno dei due a proposito di una raffinata citazione letteraria. E' successo a "Mi manda Raitre": il critico Achille Bonito Oliva cercando di demolire le pratiche promozionali di una sedicente critico, tal Andrea Dipré, un tele imbonitore che su alcune tv locali e satellitari "vende" spazi a pittori della domenica. Bonito Oliva inizia serioso: «come dice Baudelaire, l'arte è la domenica della vita».

Ma subito Edoardo Camurri lo corregge: «Hegel non Baudelaire». Geniale! «Mi manda Raitre» è sempre stata una trasmissione che ha vissuto sull'indignazione, prima che la parola diventasse di moda; ragion per cui i suoi conduttori, da Lubrano a Marrazzo a Vianello, hanno sempre provato a ergersi a Robin Hood dei truffati, con tratti demagogici e ossessivi non indifferenti (Raitre, giovedì, ore 21.10).

Camurri è di un'altra pasta: colto, brillante, raffinato, restio al facile populismo. Poteva essere una svolta decisiva per il programma, un'occasione per approfondire di più i problemi senza lasciarsi trascinare nel gorgo dell'emotività. E invece gli hanno affiancato tipi come l'inviato Davide Scalenghe (non è che «Current tv Italia» abbia ottenuto grandi successi in campo informativo...) o l'opinionista Achille Saletti, uno che sguaina continuamente la parola «etica» come fosse una spada con cui infilzare i malcapitati.

Così, il programma fatica a trovare un'identità precisa, sia che parli delle cartelle di Equitalia, l'agente di riscossione delle tasse (bastava analizzare dal punto di vista linguistico queste cartelle per accorgersi che c'è bisogno di una revisione strutturale sui meccanismi stessi di riscossione) o che metta sotto accusa un teleimbonitore come Dipré o che racconti la storia drammatica di una mamma che ha perso il suo bambino. Se hai un campione devi costruire la squadra a sua misura, altrimenti perdi.

2 - LA METAMORFOSI DI CAMURRI "MI MANDA RAITRASH"...
Nanni Delbecchi per "Il Fatto Quotidiano"

Povero Edoardo Camurri. Nello scorso aprile si era presentato sul ponte di comando di "Mi manda Raitre" come prosecutore della austera tradizione dei Tito Cortese e degli Antonio Lubrano, forse con la segreta ambizione di elevarne il taglio di servizio. Dopotutto stiamo parlando di un brillante intellettuale laureatosi in filosofia teoretica con Gianni Vattimo, che vanta ottime frequentazioni, eccellenti protezioni e una bibliografia dove brilla un saggio su J. Rodolfo Wilcock il cui titolo, "Necessità della sprezzatura", non consente equivoci. Ma la tv è una brutta bestia, che per la sprezzatura ha poca simpatia.

Accade che la prima stagione da conduttore di Camurri abbia fatto acqua e la nuova serie sia cominciata peggio, con un misero 5,21 di share. Insomma, tocca correre ai ripari, e, per quanto Camurri sia orgoglioso del suo tratto sabaudo ("Io sono gentile, io sono di Torino" ebbe ad apostrofare in un memorabile scontro l'onorevole Scilipoti), anche lui deve giocare l'ultima carta di ogni conduttore alla canna del gas; il trash. E che trash sia. Per la seconda puntata di giovedì scorso si cerca di andare sul sicuro e si invita il sedicente critico d'arte Andrea Dipré.

Uno Sgarbi dei poveri, o meglio dei poveracci, specializzato nella proposta televisiva di opere d'arte, e soprattutto nel convincere qualunque sprovveduto che è un grande artista. Basta vendere (agli altri), e pagare (a lui). Siccome non c'è tempo da perdere, lo Sgarbi dei poveracci comincia a urlare come un ossesso appena entrato in studio, senza un chiaro motivo e senza un nemico che non sia lo stesso conduttore.

Da qui in poi comincia la raccolta differenziata; urla anche Camurri, arriva a dargli manforte la ritrattista Juliana, una vamp color pannocchia che dichiara di aver pagato invano per il riconoscimento della sua grandezza, e infine, nella parte del Babau, Achille Bonito Oliva.

Volano gli insulti, arrivano le parolacce, divampa la rissa. Dupré fa per andarsene, poi torna (copyright sempre sgarbiano), ma intanto Camurri ne approfitta per citare Hegel con Bonito Oliva, che a sua volta cita Baudelaire: "L'arte è la domenica della vita".

Ma lo Sgarbi dei poveracci è di nuovo tra noi e si riparte con il turbo: non parlo con le nullità, tu hai rovinato l'arte contemporanea, chiamate un'ambulanza, mi fai pena, sei il Lavitola della cultura...

Insomma, il servizio completo, con tanto di teleschermo diviso in due con i volti tumefatti e la bava alla bocca (e qui siamo in pieno Mi manda Raitrash). Camurri, bisogna dargli atto, ce l'ha messa tutta: dalla Crocetta al Bronx solo andata, quasi meglio di Jekyll e Hyde. Ma il risultato di tanta metamorfosi? Share ulteriormente in picchiata a 4,74, poco sopra gli ascolti di quando Dupré decanta l'arte di Juliana. Evidentemente, il trash non è più quello di una volta: dalla necessità della sprezzatura siamo passati all'inutilità della spazzatura.

 

 

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