satira luttazzi guzzanti benigni grillo

LA MORTE DELLA SATIRA IN ITALIA - SCANZI: ''CHE FINE HA FATTO LA SATIRA IN TV? A PARTE CROZZA, È SCOMPARSA. BENIGNI ERA ICONOCLASTA E SBOCCATISSIMO, OGGI È PAPISTA. GRILLO È IN POLITICA E SECONDO LUTTAZZI NON PUÒ FARE CHE PROPAGANDA'' - MANCANO I TALENTI, MANCA BERLUSCONI, E LA SINISTRA NON RIESCE A COLPIRE RENZI

Andrea Scanzi per ''il Fatto Quotidiano''

 

Che fine ha fatto la satira in tivù? È scomparsa, tranne Maurizio Crozza e poco altro. Pochissimo altro. È una scomparsa pesante, perché la satira - se ispirata e ben fatta - aiuta a tenere alta l' asticella dell' indignazione.

papa bergoglio e roberto benignipapa bergoglio e roberto benigni

Permette di restare vigili.

 

Induce a porsi domande e ti porta a non accettare supinamente tutto quel che decide (cioè impone) il Potere. Forse perché costantemente stimolata da governanti imbarazzanti, in Italia la satira ha sempre avuto grandi esponenti. Senza andare troppo indietro nel tempo, basta pensare al dualismo Benigni-Grillo negli anni Ottanta. Il primo, iconoclasta e sboccatissimo, ieri era incendiario e oggi pompiere. Ieri voleva bene a Berlinguer e oggi a Renzi.

sabina guzzanti berlusconisabina guzzanti berlusconi

 

Ieri prendeva in giro "Woytilaccio" e oggi è più papista di Ferrara. Ieri (anzi l' altroieri) celebrava "la Costituzione più bella del mondo" e oggi vota sì al referendum che ne sancirà lo sfascio. L' altro, cioè Grillo, che nell' 86 si vedeva cacciato dalla Rai per una battuta su Craxi, ha battuto per anni i palazzetti all' insegna di una inedita "satira economico-ecologico-politica", decisiva per il suo approdo in politica. Un approdo di successo, che sancisce però un cortocircuito pericoloso per un satirico. Lo scriveva già bene Daniele Luttazzi ai tempi del primo V-Day.

sabina guzzanti  d alemasabina guzzanti d alema

 

Due giorni fa è tornato sull' argomento: "Dal momento in cui il comico decide di compiere questo passo, la sua satira diventa, inevitabilmente, propaganda (…) Grillo adesso vorrebbe tornare quello di prima, dice che si fa da parte. Troppo tardi. Ed è falso: ha forse rinunciato alla proprietà del marchio Movimento 5 Stelle? Ci rinunci, dunque, e potremo giudicare fino a che punto è credibile la sua satira contro Casaleggio, Fico, Di Battista e Di Maio".

guzzanti bertinottiguzzanti bertinotti

 

Luttazzi è un altro nome decisivo: pochi hanno saputo scudisciare il berlusconismo come lui. Cacciato dalla Rai per aver osato intervistare Marco Travaglio a Satyricon nel 2001 su Rai2, vittima dell' editto di Sofia con Santoro e Biagi, Luttazzi è stato negli anni Duemila una vera e propria appartenenza.

 

daniele luttazzidaniele luttazzi

Altro aspetto fondamentale: laddove la politica abdicava al suo ruolo, deludeva costantemente e si allontanava dagli elettori, milioni di persone si affezionavano a chi aveva il coraggio di opporsi. Era già accaduto a Paolo Rossi con Su la testa!

su Rai3, al tempo della caduta di Craxi, e sarebbe accaduto ancora di più negli anni successivi.

beppe grillobeppe grillo

 

Non solo a Luttazzi: fratelli Guzzanti , Crozza . Il satirico si sostituiva al politico, perché il politico a sua volta era evaporato in una nuvola di niente. E a quel punto c' era chi si fermava prima di diventare politico (Luttazzi, Corrado Guzzanti), chi restava a metà (Sabina Guzzanti) e chi si faceva megafono di una protesta trasversalmente condivisa (Grillo). Una situazione anomala e scivolosissima, che ha visto negli anni smarrirsi lo stesso Luttazzi, tornato in tivù con il monologo strepitoso a Raiperunanotte (25 marzo 2010) e poi inciampato nella querelle plagio e in un ostinato mutismo rancoroso che fa male tanto a lui quanto a noi.

benigni  berlinguerbenigni berlinguer

 

E poi? E poi è stato il nulla. Soprattutto in tivù. Per una serie di motivi. Per una nuova generazione con un talento inferiore. Per il ruolo meno dominante (ma ancora maggioritario) della tivù nella veicolazione dell' informazione e dell' indignazione, anzitutto nelle nuove generazioni.

 

Quelle generazioni che, oggi, ridono di più con Maccio Capatonda (o magari si accontentano di Frankie Matano ). Ha inciso molto anche l' effetto Zelig, oggi in crisi ma comunque decisivo nel far passare il messaggio che in tivù la comicità che più funziona è quella meno divisiva. Censura (e autocensura) restano poi attivissime, oggi come e più di ieri.

 

sabina guzzanti d alemasabina guzzanti d alema

C' è però anche - soprattutto? - un altro motivo: con Berlusconi al potere, fare satira era facile. Certo, servivano comunque talento e coraggio, ma Berlusconi incarnava pienamente il "nemico". Se lo attaccavi, il tuo pubblico naturale lo accontentavi quasi sempre. Oggi no: oggi è più complicato.

CROZZA IMITA MENTANA CROZZA IMITA MENTANA

 

Ora che al potere c' è un uomo che fa le stesse cose e ha un' idea analoga di satira e giornalismo (l' ennesimo caso Giannini-Ballarò ne è prova), ma che appartiene al Pd, il satirico "di sinistra" si trova davanti una situazione imbarazzante: per fare veramente satira, dovrebbe recidere una volta per tutte il cordone ombelicale con quel che resta del vecchio Pci (cioè niente) e trattare il renzismo per quel che merita. Ma non ce la fa.

Non ce la fanno, salvo i soliti casi sparuti. E il risultato è questo gigantesco vuoto.

 

crozza come vincenzo de luca a piazzapulitacrozza come vincenzo de luca a piazzapulita

Una iattura autentica, perché servirebbero come il pane voci ispirate e urticanti a più livelli, dalla satira politica allo sberleffo feroce (per esempio) contro tutti questi teo-con sulle barricate per le unioni civili. Luttazzi ripete da anni che "la satira è un punto di vista e un po' di memoria".

 

maurizio crozza imita marchini e xfactor  1maurizio crozza imita marchini e xfactor 1CROZZA IMITA RENZICROZZA IMITA RENZI

Ecco: qua di punti di vista ce ne son sempre meno, e la memoria è sempre più sbiadita. La situazione ideale per una "dittatura garbata", gentile nei modi e spietata negli intenti.

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)