- NEIL ARMSTRONG, L’ANTIEROE - LE SUE ORME SONO ANCORA SULLA LUNA, MA LUI ODIAVA LA POPOLARITA’ - FU L’UNICO DEI 12 MOONWALKER DELLA STORIA A DISERTARE LA FOTO RICORDO SCATTATA DALLA NASA AL TERMINE DEL PROGRAMMA APOLLO - FECE CAUSA AL SUO BARBIERE: RIVENDEVA I CAPELLI CHE GLI TAGLIAVA PER TREMILA DOLLARI. SI FECE RESTITUIRE I CAPELLI E I SOLDI ANDARONO IN BENEFICENZA… -

Condividi questo articolo


Piero Bianucci per La Stampa

Armstrong neilArmstrong neil

"Era il migliore. Mi mancherà molto". Questo e solo questo ha detto Michael Collins davanti alla morte di Neil Armstrong. Non è mai stato loquace, Collins, ma forse Armstrong lo batteva. Per tutti parlava l'estroverso Buzz Aldrin. Nella loro diversità anche antropologica, saranno per sempre i tre astronauti più famosi: Armstrong perché fu il primo a camminare sulla Luna, Aldrin perché fu il secondo e Collins perché non ci camminò.

NEIL ARMSTRONGNEIL ARMSTRONG

Laconicamente Collins accennò ai compagni di avventura quando, nel 1989, a vent'anni dallo sbarco lunare, venne a Torino su invito de «La Stampa» e mi capitò di intervistarlo davanti al pubblico che riempiva il teatro Colosseo. «Se Armstrong e Aldrin non fossero riusciti nella loro impresa, ci sarebbe stato poco da fare. Avrei detto loro arrivederci, e sarei tornato a casa».

Mentre Armstrong e Aldrin scendevano perigliosamente sul Mare della Tranquillità, Collins fu l'uomo più solo dell'universo. Quando la sua navicella spariva dietro la Luna, per 47 minuti ogni comunicazione diventava impossibile. Almeno gli altri due potevano illudersi di avere l'assistenza di Gene Kranz, 35 anni, direttore della missione, e dei tecnici che, in maniche di camicia, si agitavano nella sala di controllo di Houston.

NEIL ARMSTRONGNEIL ARMSTRONG

Ma solo fino a un certo punto. I segnali radio impiegano 2,6 secondi a rimbalzare dalla Terra alla Luna e ritorno. In quei 2,6 secondi anche Armstrong e Aldrin erano soli, e se si viaggia alla velocità di una pallottola di fucile in 2,6 secondi possono succedere tante cose. In effetti successero. Il modulo lunare (Lem) aveva già superato di sei chilometri i piccoli crateri che dovevano servire da riferimento quando la scritta «Prog» lampeggiò in giallo sullo schermo del computer di bordo. «Allarme di programma» disse Armstrong da vero ingegnere.

NEIL ARMSTRONGNEIL ARMSTRONG

Aldrin premette un tasto e il computer fornì il codice dell'allarme: numero 1202. Significava sovraccarico del calcolatore ma lì per lì non lo capirono. Potevano chiedere disposizioni a Houston, ma c'erano di mezzo i 2,6 secondi. Troppi. Fu così che Armstrong prese direttamente i comandi del modulo lunare, scartò un cratere dall'aspetto ostile, evitò dei massi interessanti per un geologo ma duri per il gracile Lem e infine decise di posarsi su un pezzetto di Luna grande come un campo da tennis ma pianeggiante e ragionevolmente sgombro. Il dialogo di quegli istanti: Houston: «Trenta secondi» (sottinteso «di carburante»).

BUZZ ALDRIN FOTOGRAFATO DA NEIL ARMSTRONG NEL LUGLIO DI 40 ANNI FABUZZ ALDRIN FOTOGRAFATO DA NEIL ARMSTRONG NEL LUGLIO DI 40 ANNI FA

Silenzio con qualche tramestio.

La voce di Aldrin: «Luce di contatto» Armstrong: «Arresto». Breve pausa: «Sicurezza al motore di discesa inserita».

Michael Collins PILOTA DEL MODULOMichael Collins PILOTA DEL MODULO

Altra pausa, quasi interminabile.

«Houston, qui base della Tranquillità. L'Eagle è atterrato» scandisce la voce di Armstrong.

Mentre lassù si sfiorava il dramma, in Italia andava in scena uno sketch tra Ruggero Orlando, che era a Houston, e Tito Stagno, che conduceva la diretta tv dagli studi di Roma. Stagno aveva captato la parola contatto. «Hanno toccato!» esclama. «Non ancora» sillaba Orlando. Imbarazzo generale, poi, disturbate da scariche, si sentono le parole «Engine stop», motore spento, come ha ricostruito Silvia Rosa-Brusin in un suo servizio a quarant'anni dall'evento.

Questo è l'atterraggio vero, le luci di contatto, accese da sensori di prossimità simili a quelli che ci aiutano a parcheggiare, non significavano ancora la conquista della Luna. Conclusione: il pubblico nello studio di Roma applaudì il primo sbarco su un altro mondo con 40 secondi di anticipo sul pubblico americano.

Aldrin posa di fianco alla bandieraAldrin posa di fianco alla bandiera

«Niente ha funzionato alla perfezione - dirà poi Armstrong in una delle sue rare interviste - ma tutto è andato abbastanza bene da permetterci di atterrare». Le sue impronte sono ancora là. Invece la bandiera americana che piantò è caduta, spazzata via dai gas di scarico del Lem al momento del decollo. La sonda Lro attualmente in orbita attorno alla Luna ha fotografato ad altissima risoluzione i sei siti di sbarco delle missioni Apollo. Si vedono le rampe dei Lem, i pacchi di esperimenti, il calpestio degli astronauti, l'ombra delle bandiere. Ma non quella dell'Apollo 11.

buzz aldrinbuzz aldrin

Tra il 21 luglio 1969 e il 19 dicembre 1972 dodici uomini hanno camminato sulla Luna e altri sei li hanno aspettati in orbita. Dei 12 moonwalker quattro non ci sono più, e tra questi il più importante è quello che se n'è andato sabato a 82 anni, 18 giorni dopo un intervento di triplo bypass. Ironia della sorte, riprendendo la vita normale, Armstrong si era dedicato alla progettazione di una macchina cuore-polmone.

TRE UOMINI SULLA LUNATRE UOMINI SULLA LUNA

Docente di ingegneria aerospaziale all'Università di Cincinnati, capo di una piccola azienda informatica e infine agricoltore in pensione nella provincia contadina che l'aveva visto nascere, Armstrong ha sempre cercato di defilarsi. Nella foto ricordo che la Nasa scattò al termine del Programma Apollo, lui non c'è: disertò l'incontro, i moonwalker della foto rimasero in 11, manca il più importante.

Aldrin cammina sulla superficie lunareAldrin cammina sulla superficie lunare

Non poté però soffocare del tutto i pettegolezzi sul suo divorzio, avvenuto nel 1994 dopo 38 anni di matrimonio con Janet, che gli aveva dato tre figli, e sul secondo matrimonio con Carol Held Cavaliere, conosciuta giocando a golf. Eppure con Janet aveva diviso il dolore di perdere una figlioletta per un tumore al cervello e il trionfo della Luna. A lungo era stato un buon marito. Nel 1979 si amputò la falange di un dito pur di afferrare l'anello di nozze che stava finendo in una trebbiatrice.

C'è un gran commercio di autografi dei moowalker, con prezzi che vanno da migliaia di dollari a poche decine. Ma non c'è cifra per un autografo di Armstrong perché da decenni non ne rilasciava più. Odiava questo commercio di feticci. Nel 2005 fece causa al suo barbiere: rivendeva i capelli che gli tagliava per tremila dollari. Quando se ne accorse, si fece restituire i capelli e i tremila dollari andarono in beneficenza.

 

 

 

Condividi questo articolo

FOTOGALLERY

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…