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Tracy Clark-Flory per “Salon”
Joshua Weed, 34 anni, è sessualmente attratto dagli uomini ma è sposato con una donna. La ama e hanno rapporti, hanno tre figlie, ma lui è gay, e lei lo sa. Secondo il credo mormone l’attrazione omosessuale in sé non è un peccato. Il peccato è passare dai desideri ai fatti. Joshua non ha mai toccato un uomo in vita sua e piuttosto ha sposato la sua migliore amica.
Esiste un termine preciso per questo tipo di unioni: matrimonio a orientamento misto. Si tratta di omosessuali che sposano eterosessuali. Non sono gli ex-gay che si ritengono “guariti” dall’omosessualità dopo la terapia di conversione, ma di gay che accettano la propria sessualità e non la consumano.
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La cosa è complicata. Si definiscono SSA (same-sex attracted, attratti dallo stesso sesso). Il gruppo, sempre in crescita, si divide in bisessuali, attratti da donne e uomini, ed esclusivamente omosessuali, cioè non attratti dalle donne. Un terzo gruppo vede uomini attratti da uomini ma in grado di provare pulsione sessuale verso una donna, una sola, la moglie. Tutti i gruppi scelgono il matrimonio eterosessuale (e monogamo), spesso per motivi religiosi, che si tratti di mormoni, cristiani evangelici o di qualsiasi fedele la cui omosessualità sia in conflitto con il credo. Scelgono di far prevalere i valori religiosi sull’identità sessuale.
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Gli SSA non sono necessariamente anti-gay, anzi alcuni di loro condividono la battaglia per ottenere diritti uguali agli eterosessuali. E’ un fenomeno spiegato nel documentario mormone “My Husband’s Not Gay” e in quello cattolico “The Third Way”. Le motivazioni non sono unicamente religiose. C’è chi semplicemente preferisce uno stile di vita tradizionale, sogna di avere figli e di integrarsi nella società.
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