NON TUTTI I CARATI, LUCCICANO – BUTTAFUOCO: “NON ERA UNA TROIA, LA FACEVA NELLE PELLICOLE ED È UN TRATTO DI GRAZIA TUTTO QUEL FARLO, TUTTO QUEL FARSI FARE PER TRAMITE DI PORNO”

‘’E’ stata la femmina più desiderata, Lilli Carati, perché bella, bellissima e devastata dai sogni e dall’immaginario tutto di tanfo e buio afoso di chi poteva farsela, solo pensandola. Il fissarla, lei, nelle sue estasi in reggicalze e schizzi, era imprinting e viatico di eros’’...

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Gianluca Nicoletti per "La Stampa"

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È impossibile sentire così profonda la tristezza per l’avventura terrena di Lilli Carati per chi non abbia almeno cinquant’anni. Il suo è uno di quei nomi di donna che fanno sussultare di nostalgia i maschi d’antàn, per la percentuale d’innocenza che sacrificarono immaginando lei, diva sfortunata del cinema pensato per essere fonte d’ispirazione amorosa.

 

All’anagrafe Ileana Caravati, era nata a Varese 58 anni fa da genitori commercianti, ultimamente era scomparsa dalle cronache; la notizia della sua fine l’ha data su Facebook Luigi Pastore, appassionato autore di horror all’italiana: «Oggi è un giorno triste. Lilli non c’è più! È andata via in silenzio, ieri notte, dopo una lunga malattia che ha combattuto fino alla fine. Ciao Lilli, prego per te».

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C’è chi prega e chi ricorda, è difficile farlo senza scorrere in rassegna le sue commedie scollacciate, sufficienti a ricostruire in un fotogramma illusioni e contraddizioni di quegli anni, che si ricordano per essere stati di piombo.

 

Invece c’era anche Lilli. Iniziò a muoversi nel mondo della moda frequentando una scuola per indossatrici. Arriva seconda a Miss Italia del 1974 guadagnandosi il titolo di Miss Eleganza. Franco Cristaldi, che sedeva in giuria, la nota e la scrittura per la Vides Cinematografica. Entra nel mondo del B-movie spaziando in ruoli di vario genere, dal sexy al drammatico. Inizia qui anche il suo primo appoggiarsi alla droga, l’ostacolo più nefasto per una sua felice carriera.

 

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Nel 1979 lavora sotto la direzione di Pasquale Festa Campanile, con cui avrà anche una storia, interpreta il suo film di maggior spessore a fianco di Enrico Maria Salerno: Il corpo della ragassa, dal romanzo di Gianni Brera. Un incidente d’auto nell’81 però la costringe a restare inattiva per tre anni.

 

Quando riprende a lavorare deve accontentarsi di quello che passa il convento, vale a dire il soft core, ma è anche il periodo più nero della sua vita in cui la dipendenza da eroina e cocaina la costringono a fare definitivamente a pezzi la sua immagine. Percorre quindi l’ultimo scalino della sua vita artistica: nell’ 88 passa all’hard con partner come Rocco Siffredi.

 

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In tutto per lei sono cinque film, girati per il bisogno di denaro che le imponeva la droga. Erano gli anni di fuoco del porno italiano, ed era frequente che ex starlet colte si dedicassero all’hard giocando sulla morbosa attrattiva della loro precedente celebrità. È il destino anche di Paola Senatore e Karin Schubert.

 

Lilli comunque esce dal tunnel, passa per una comunità di recupero e si disintossica. Così qualcuno ancora la chiama in tv per raccontare la sua storia di bellezza svenduta e dissoluzione. Nel 2011 le si ripresenterà di nuovo la grande occasione di tornare, dopo più di vent’ anni, davanti alla macchina da presa. Proprio Luigi Pastore le offre il ruolo di protagonista nel suo thriller La fiaba di Dorian. Il tumore al cervello però l’aggredisce quasi subito e deve lasciare il set, ancora una volta la cattiva sorte non le ha dato tregua.

 

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2. OH, LILLI

Pietrangelo Buttafuoco per “Il Foglio”

 

Entra nello studio del medico e dice a Rocco Siffredi una cosa tipo: “Sono pronta per l’iniezione”. E’ ancora vestita. Ha una tempesta di sottotesti in faccia e già solo guardarla, sullo schermo, scatena un assalto in gola e fa sangue. E fa tutto, Lilli.

 

E’ stata la femmina più desiderata, Lilli Carati, perché bella, bellissima e devastata dai sogni e dall’immaginario tutto di tanfo e buio afoso di chi poteva farsela, solo pensandola. Il fissarla, lei, nelle sue estasi in reggicalze e schizzi, era imprinting e viatico di eros.

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Non era una troia, la faceva nelle pellicole ed è un tratto di grazia – tutto quel farlo, tutto

quel farsi fare per tramite di porno – proprio delle anime votate alla ripugnanza di sé al punto che quel dissimulare il piacere, ovvero l’estremo atto di amore verso il prossimo, nel ritrarsi in sé, stornando la mente, fu sempre carisma.

 

Come i comici, nello spegnersi della ribalta, tornano alle tristezze così lei, fuori dal set –

e così la racconta chi la ebbe vicina – fu sempre tutto un dolore e non un godere.

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Entra nel mistero della tomba e dice una cosa tipo: “Sono pronta per il sorriso”. E’ nuda alla meta, è morta. E sorride.

 

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