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1. IL NOSTRO ORGANO SESSUALE PIÙ SENSIBILE NON STA TRA LE GAMBE, STA NELLE ORECCHIE 2. ‘’HO INIZIATO A PENSARE AL POTENZIALE EROTICO DELL’AUDIO LA SCORSA ESTATE. I VIDEO HARDCORE SEMBRAVANO UN ASSALTO ALLA VAGINA, QUELLI PER LE DONNE ERANO TRANQUILLI E NOIOSI. ALLORA HO DIGITATO “AUDIO PORN” E HO SCOPERTO UNO STERMINATO ARCHIVIO: DAI GEMITI INCISI DA CHI USA IL VIBRATORE AGLI ORGASMI REGISTRATI NEI BAGNI DELL’UFFICIO''

Nona Willis Aronowitz per “Playboy”

 

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“Baby” mi sussurra Johnny “C’è qualcuno fuori la porta”. Sento un colpo di tosse a distanza, poi un altro. “Non mi importa” continua “Voglio solo scoparti”. Sussulta e geme nel mio orecchio “Sei una così brava ragazza e avrai quello che le brave ragazze meritano: un sacco del mio sperma”.

 

Non ho mai incontrato Johnny, non ho idea di come sia fisicamente, non conosco nemmeno il suo vero nome. Un cavo separa la sua voce dal mio cervello, ma sembra che stiamo nella stessa stanza. L’assenza dello schermo costringe la mia immaginazione a riempire i vuoti della vista. La cosa è molto “hot”.

erotismo per audiofilierotismo per audiofili

 

Ho iniziato a pensare al potenziale erotico dell’audio la scorsa estate. I video hardcore sembravano un assalto alla vagina, quelli per le donne erano tranquilli e noiosi, con pochi primi piani. La mia amica Emilie si era imbattuta in un audio porno risalente agli anni “60 intitolato “Lustful Sexlife of a Perverted Nympho Housewife”, dove gli attori riuscivano ad eccitare l’ascoltatore semplicemente parlando e gemendo. Non una “sex line” ma fantasie pre-registrate.

 

Allora ho digitato “Audio Porn” su internet e ho scoperto uno sterminato archivio: dai gemiti incisi da chi usa il vibratore e orgasmi registrati nei bagni dell’ufficio a interi libri erotici. L’audio in cuffia forniva la possibilità di una incredibile intimità.

 

audio porn ovvero orgasmi senza maniaudio porn ovvero orgasmi senza mani

“Per favore, ti prego, fammi venire” mi implora Johnny nella sua traccia “Morning Lust”. Mentre lui raggiunge il climax, io lo immagino mordere il cuscino per soffocare i suoni del suo orgasmo e non farsi sentire dai genitori, che, secondo la sua fantasia, stanno oltre la porta. “E’ stato grandioso” mi dice “Spero lo sia stato anche per te”.

 

Lo è stato molto più di quanto mi aspettassi. A differenza di quando guardo i film porno, non stavo fissando, stavo partecipando. L’ “audio porn” preservava l’anonimato di Johnny

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molto più di quanto faccia il “texting” o il “camming”, e l’esperienza è intima in modo disarmante, una forma d porno-monogamia che non credevo possibile.

 

Ho continuato l’esplorazione di questa segreta comunità. Ho trovato sempre materiale nuovo, in genere gratuito. Mi sono chiesta cos’è che tiene l’”audio porn” così underground

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quando sembra l’antidoto perfetto al porno moderno non realistico, privo di immaginazione, un porno che desensibilizza e disumanizza. L’audio esalta i singulti, umanizza il performer e crea una esperienza tangibile con cui i video e la fotografia non possono competere.

 

Dice Jane Shattuck, la cui azienda “PantyMistress” fu apripista delle cassette porno negli anni ’90. E’ una specie di pornostar della voce. Iniziò rispondendo al telefono per aiutare le donne che volevano abortire, e scoprì che la sua voce suadente riusciva a placare le ansie di chi aveva paura. Il suo fidanzato le chiese di essere dominato e lei andò a studiare le cose da dire sui libri di BDSM. Cominciò a sussurrare cose sporche agli uomini

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e ne fece un business.

 

Nel 1993 prese mezza pagina di una rivista fetish per pubblicizzare le sue cassette intitolate “Stiletto nelle palle” e “Indossa le mie mutandine”, e fu subito boom. Da allora lei stessa scrisse i copioni, prendendo spunto dalle fantasie dei clienti, per lo più professionisti sposati incapaci di raccontarle alle loro mogli. Nel 2000 la Shattuck vendeva Cd e guadagnava 550.000 dollari l’anno.

 

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Aveva allargato il potenziale erotico dell’audio già intuito nel 1880, quando i clienti dei bar americani pagavano un nichelino per ascoltare voci di donna da alcuni cilindri del fonografo e sembrava più un “peep show” che un jukebox.

 

Anche successivamente l’audio mantenne i suoi privilegi: i censori aprivano la posta alla ricerca di foto indecenti ma non controllavano i fonografi. In realtà questi privilegi li ha anche oggi, perché le scene descritte all’orecchio non potrebbero essere rappresentate legalmente sui social network.

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I membri di “Gone Wild Audio” oggi si eccitano con il suono, performer come “Raven Fox Audio” guadagnano creando tracce vocali su misura dei clienti. Si trova di tutto, dagli scambi teneri allo stupro, fino agli argomento tabù, tipo madri attratte dai membri dei figli.

 

 

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Gli utenti sono audiofili che riescono ad avere orgasmi senza usare le mani. Il nostro organo sessuale più sensibile sta nelle orecchie, non in mezzo alle gambe. L’”audio porn” non è falso, è estremamente realistico, si basa su un crescendo di emozioni, non solo sul finale orgasmico, e permette di vivere ogni fantasia, senza ripercussioni. E’ un mezzo che romanticizza l’era pre-video. Forse il mio  Johnny è un trentenne vergine, ma non ha importanza.

 

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