UNA NOTA È PER SEMPRE - TRAVAGLIO DIFENDE STEFANO FOLLI, “IL RIPORTINO PIÙ ELABORATO DEL NOTISMO POLITICO”, DA NAPOLETANO E FERRARA: “DAJE STEFANO, NOI A QUEL RETROGUSTO DI MADELEINE PROUSTIANA NON RINUNCEREMMO MAI”

Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano

 

stefano follistefano folli

S’è accesa una folle polemica su Stefano Folli, il riportino più elaborato del notismo politico, che i birdwatcher paragonano al nido di cinciallegra, e sul suo trasloco dal Sole-24 Ore a Repubblica. E non per le malelingue che parlano di un atto di gratitudine di Ezio Mauro all’uomo che portò il Corriere, da direttore, al minimo storico (altrimenti Riotta, dopo la catastrofica direzione del Sole-24 Ore, ora dovrebbe dirigere Italia Oggi).

 

Stefano Folli Stefano Folli

Ma per il velenoso saluto che gli ha dedicato il direttore del Sole, Roberto Napoletano: “La nota politica con quell’atmosfera delle recite in famiglia e la sua lingua da iniziati, il salotto quotidiano dello scambio, appariva già vecchia a Enzo Forcella nel ‘59. Il principe moderno di questo salotto, Stefano Folli, ha scelto di prendere un’altra strada (auguri di cuore) e, per rispetto a lui e a noi, abbiamo deciso di cogliere l’occasione per chiudere il salotto e il suo racconto quotidiano di una politica che appartiene al passato”. Una prece, ti sia lieve la terra.

 

Marco Travaglio Marco Travaglio

Il De Profundis l’ha poi intonato Giuliano Ferrara, uno che riempie il Foglio di encicliche e bolle papali ma soprattutto antipapali: “La nota politica è una boiata pazzesca... pensosa e pomposa. Era utile quando i giornali servivano a forgiare l’opinione del notaio dell’Aquila, dell’avvocato di Verona...

 

Oggi quel pubblico è scomparso o non conta. Il notista serve una specialità fuori menu. Cerca di fermare ciò che è mobile, di ancorarlo a vociferazioni prese con pinze rispettose dal Quirinale, potere sommo del vecchio sistema, col contorno di burocrazie giuridiche e parlamentari varie. Un documento del palazzo”. Noi, per quanto può valere, siamo con Folli. Non ci perdiamo una sua sillaba, un suo sospiro. Già i titoli delle sue note sono croccanti, avvincenti, frizzanti: “La legge elettorale e l’incognita del Quirinale”, “Matteo e il paradosso della corsa continua”, “Il pericolo della palude”. Slurp.

   

giuliano ferraragiuliano ferrara

La sbarazzina testata della rubrica poi, trapiantata dal Sole a Repubblica, è quanto di più appetitoso si possa sognare: “Il punto”, astuto accorgimento per stimolare acquoline in bocca e succhi gastrici di chi spera di papparsi presto anche il punto e virgola, il punto-punto-e-virgola-due-punti-massì-abbon-diamo!, il punto fermo, il punto nero, il punto a capo, il punto croce.

 

Vero che l’incipit della nota-punto è sempre un po’ diesel, come le vecchie limousine ad accensione lenta che d’inverno richiedono un piccolo tiraggio d’aria, senza esagerare per non ingrippare il motore. Martedì, per esempio, il pezzo d’esordio su Repubblica, che si presume a lungo studiato, limato, levigato, leccato e rileccato per far buona impressione ai nuovi lettori e soprattutto al nuovo direttore, partiva così: “Un passo dopo l’altro, ci si avvicina ai passaggi cruciali...”.

Roberto Napoletano Roberto Napoletano

 

Quel passo-passaggi nella stessa riga si poteva evitare col dizionario dei sinonimi. Idem per le scadenze che “si affollano”, troppo influenzate dal cognome del notista (come se il suo dio-scuro del Pompiere della sera, Massimo Franco, scrivesse “sarò franco”: non sta bene).

 

Ma basta resistere qualche riga, ed ecco subito i fuochi d’artificio folleschi: le prospettive di governo, l’agenda di fine anno, la vera incognita, le carte rimescolate, la migliore delle ipotesi, l’intesa pur solida, il tallone d’Achille, gli ostacoli insidiosi, le misure già in atto, lo stimolo significativo, il blocco sociale da consolidare, il dinamismo innovatore, fra le righe, i tasselli del mosaico, il profilo politico-istituzionale, le carte in mano, la stabilità di governo, l’uscita alla spicciolata, la falsariga, l’appoggio fermo e costante, il percorso delle riforme, il rischio di tensioni e veleni, e naturalmente la capacità di Napolitano di influenzare (quella non manca mai) dopo che è “uscito rinfrancato dalla prova più dura” e ha “rintuzzato la prova di forza” dei pm cattivi “contro gli equilibri costituzionali”.

 

STEFANO FOLLI STEFANO FOLLI

De che? “Del Paese”, ah ecco. Mancano i problemi sul tappeto e le cause a monte, ma Folli ha appena nidificato: c’è tempo. Daje Stefano, noi a quel retrogusto fra la Madeleine proustiana e la Signorina Felicita gozzaniana non rinunceremmo per nulla al mondo. Era dai tempi di Costantino Nigra, di Liala e di Vittorio Orefice che non si godeva tanto.

 

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...