L'OSCAR DEI GIUSTI - COSA VUOI DIRE DELLA STATUETTA A DI CAPRIO? ERA PIÙ BRAVO IN “THE WOLF OF WALL STREET”, LO SAPPIAMO TUTTI, MA IL CINEMA HA BISOGNO DI EROI, DI MARTIRI, DI ATTORI CHE LOTTANO CON LA NATURA CRUDELE NON PER I SOLDI, LA FIGA E LA COCA - LA SORPRESA DI "SPOTLIGHT"

“E Inarritu, con tutta la sua voglia di stupirci per farci vedere quanto è bravo, lo sappiamo tutti che non è né George Miller né Quentin Tarantino, che rischia i troppi alberi di Terrence Malick, ma è un regista che sfida sempre se stesso e il suo pubblico. Eccessivo, magari, ma di grande talento visivo. Magari ora si darà una calmata”… -

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Marco Giusti per Dagospia

 

leonardo di caprio alla notte degli oscar leonardo di caprio alla notte degli oscar

Allora chi ha vinto? Spotlight di Tom McCarthy, a sorpresa, come miglior film e miglior sceneggiatura. Leonardo Di Caprio, finalmente!, come miglior attore protagonista e Alejandro G. Inarritu, per la seconda volta di seguito, come miglior regista per The Revenant. E mettiamoci anche il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, per la terza volta, sempre The Revenant. Certo, con quel titolo.

 

morricone 1 morricone 1

Il nostro Ennio Morricone, era giusto, per la colonna sonora con The Hateful Eight. Non possiamo che esserne contenti sia per lui sia per il il capolavoro di Tarantino, che meritava ovviamente molto di più. E, ancora, Brie Larson, alla prima nomination, ma non a sorpresa, come migliore attrice per Room.

 

leonardo dicaprio con alejandro gonzalez inarritu leonardo dicaprio con alejandro gonzalez inarritu

La svedese Alicia Vikander, anche lei alla prima nomination, come miglior attrice non protagonista, per The Danish Girl. L’inglese Mark Rylance, a sorpresa, battendo Sylvester Stallone, come miglior attore non protagonista per Il ponte delle spie. Ben sei premi tecnici sei a Mad Max: Fury Road, scenografia, costumi, make-up, montaggio, montaggio sonoro, sonoro. Inside Out di Pete Docter per il miglior lungometraggio d’animazione. The Big Short per la migliore sceneggiatura non originale.

 

Son of Saul di Laszlo Nemes, per la gioia di Gad Lerner, come miglior film straniero. Amy di Asif Kapadia come miglior documentario. Sam Smith per la migliore canzone originale, “Writing’s on the Wall”, in Spectre. Cosa dire… Più o meno le cose sono andate come erano state previste un po’ da tutti.

il caso spotlight 7 il caso spotlight 7

 

Le uniche sorprese sono state l’Oscar al miglior film, Spotlight, che batte The Revenant, che riceve però tre Oscar importantissimi, il premio a Alicia Vikander, che batte Kate Winslet e Jennifer Jason Leigh, quello a Mark Rylance, che batte il favorito Stallone. Il resto è da manuale e la divisione dei premi piuttosto ecumenica. Ora. Spotlight di Tom McCarthy un ottimo film, magari io avrei preferito Mad Max: Fury Road di George Miller.

 

mark rylance mark rylance

Ma è anche il giusto riconoscimento a un mondo, e a un lavoro, quello del giornalismo su carta, che si fa sempre di meno. Saranno contenti quelli del Boston Globe e sarà contento Alberto Barbera che vede anche quest’anno uno dei suoi film veneziani premiato con l’Oscar (dopo Gravity e Birdman). Inoltre chiude il cerchio su una serata di premi interamente dedicata a temi importanti.

 

IL FIGLIO DI SAUL IL FIGLIO DI SAUL

Non c’è stato vincitore o quasi che non abbia ricordato temi caldi come #OscarSoWhite, la guerra a ogni tipo di diversità (Sam Smith), i cambiamenti del clima (Di Caprio), perfino Mark Rylance ha parlato dei pochi ruoli femminili nel mondo dello spettacolo. E ben venga quindi il premio ai giornalisti in lotta contro i preti pedofili di Boston. L’Oscar a Alicia Vikander, come quello alla miglior protagonista, Brie Larson, premia due ragazze sotto i 30, che arrivano alla nomination per la prima volta e segna quindi una bella svolta e una bel rinnovamento per l’Academy.

 

Il premio a Mark Rylance non premia solo un grande attore inglese di teatro, che avevamo amato da protagonista nel non scordato Intimacy di Patrice Cherau nel 2001, dove aveva pure delle scene di sesso hard, ma il grande film di Spielberg, Il ponte delle spie, che altrimenti sarebbe stato totalmente snobbato. E Rylance, non scordiamocelo, è il protagonista del nuovissimo Spielberg, Il GGG, nel ruolo, appunto, del Grande Gigante Gentile. Ovvio il premio a Son of Saul di Laszlo Nemes come miglior film straniero.

jenkins rudloff osmo mad max jenkins rudloff osmo mad max

 

Ovvio sì, però, è anche una bellissima opera prima che aveva dominato anche a Cannes proprio per la sua messa in scena e ha già vinto ogni genere di premio. Amy di Asif Kapadia è magari un premio più facile per uno dei pochi documentari popolari, ma è il primo film costruito quasi interamente con i filmini privati degli amici. E quel che vediamo è un ritratto dal di dentro piuttosto incredibile di Amy Winehouse.

mad max fury road 8 mad max fury road 8

 

Alla fine, insomma, il povero Stallone non ha vinto niente e può dispiacere, ma le cose sono andate più o meno come dovevano andare seguendo un po’ di cinema artistico, un po’ di nomi nuovi (Adam McKay, Tom McCarthy), ma anche e soprattutto gli interessi della grande industria di Hollywood.

 

Due attrici giovani e inedite che vincono significano due star in più. Inarritu che vince il suo secondo premio per la miglior regia e Lubezki il terzo per la fotografia premiano anche ciò che Hollywood e tutto il mondo del cinema vedono come un film importante proprio per chi ci lavora. Premiano la grandiosità della produzione e del gigantismo del progetto. Non siamo in un appartamento ai Parioli.

 

E lo stesso vale per i sei premi tecnici a quel capolavoro di artigianato cinematografico che è Mad Max di George Miller. A Di Caprio che gli devi dire? Era più bravo in The Wolf of Wall Street, lo sappiamo tutti, ma il cinema ha bisogno di eroi, di martiri, di attori che pensano bigger than life e lottano con la natura non per i soldi e la coca. Inoltre quello non era un ruolo da impiegato da film comico all’italiana, da attore in cachemire di Roma Nord.

george miller e tom hard george miller e tom hard

 

E Inarritu, con tutta la sua voglia di stupirci per farci vedere quanto è bravo, lo sappiamo tutti che non è né George Miller né Quentin Tarantino, che rischia i troppi alberi di Terrence Malick, ma è un regista comunque che sfida sempre se stesso e il suo pubblico. Eccessivo, magari, ma di grande talento visivo. Magari ora, al secondo Oscar, si darà una calmata. 

inarritu inarritu

 

 

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