PAOLO POLI, ULTIMO ATTO: "BASTA TEATRO, NON CI SONO PIU’ SOLDI. IL BELLO DELLA VECCHIAIA È RITIRARSI" - "IO E PASOLINI SI ANDAVA DA SOLI SUL ROGO MENTRE OGGI I GAY LI VEDI IN BRANCO ANCHE A TEATRO" - "LE SUORE COME LE PUTTANE SONO LE SOLE DONNE CHE SANNO STARE AL MONDO"

L’addio alle scene di Poli: “Recitare è diventato costoso, sono felice di non far nulla. Un libro? No, odio la scrittura, a me piace il contatto con il pubblico. Per questo il cinema non mi è mai piaciuto, è il regista che fa il film, e infatti in Torna a casa Lessie, Lessie era bravo come Liz Taylor”...

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Anna Bandettini per “la Repubblica”

 

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«Sono felice di non fare nulla. La vecchiaia è bella per questo, ci si raccoglie, ci si chiude nella tana, nelle proprie letture...». E questi sono affari suoi. Se non fosse che Paolo Poli ci manca. Perché l’attore che ha riletto con verve comica le storie più lacrimose e stantie da Fogazzaro a Nicodemi, che è stato l’irriverente Rita da Cascia e una stupenda malvagia come Caterina de’ Medici, continua a guardare il mondo con sorriso crudele, dall’alto in basso, ma non recita più.

 

Questa che sta per terminare è stata la prima stagione, dopo quasi sessant’anni, in cui Paolo Poli non ha fatto spettacoli. L’ultimo, Aquiloni, s’è visto fino al giugno 2014. Poi ha registrato per la emons l’audiolibro sulle ricette dell’Artusi, e altri ne farà nella stessa collana. Ma niente teatro.

 

«Costa troppo », dice nella bella casa romana di via del Governo Vecchio, tempestata di disegni di Luzzati, unico tesoro che si può permettere uno come lui, che molto ha lavorato, molto ha vissuto e molto ha lasciato andare con allegra leggerezza. «C’erano le femministe un tempo. Mi salvarono dai fascisti che volevano picchiarmi. E così dal ’70 sono rimasto qui».

 

Sì, ma cos’è questa storia: niente più spettacoli?

«Non ci sono soldi. Aspetto ancora di essere pagato da due anni. Ho messo gli avvocati di mezzo, ma si sa, quando arriveranno i soldi, li prenderanno loro ».

 

Chi è che non la paga?

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«Tanti teatri. I giri che ho fatto nel meridione, per esempio, e anche dall’Eliseo di Roma aspetto, ma ha chiuso. Così non ce la faccio più a metter su una compagnia».

Potrebbe recitare solo, magari le poesie come sa dirle lei...

«Ma non ho più fiato. Ho 86 anni. Qui c’è solo da morire, ma non ho paura della morte: quando arriva non ci sono più io, dicevano i greci».

 

Ma a vederla è bello, senza un filo di pancia...

«Non ho la decadenza dolorosa di Gassman, l’uomo più bello del mondo che ha avuto le donne più belle e brillanti del mondo... Sì, sto bene, felice di non far nulla. Rileggo la Divina Commedia. Il Purgatorio che è meglio dell’Inferno ».

 

Mai pensato di scrivere della sua vita?

«Se avessi scritto avrei voluto essere Flaubert e avrei scritto la signora Bovary. No, odio la scrittura, a me piace il contatto con il pubblico. Per questo il cinema non mi è mai piaciuto, è il regista che fa il film, e infatti in Torna a casa Lessie , Lessie era bravo come Liz Taylor».

Crudele. Un lupo in pelle d’agnello diceva di lei Natalia Ginzubrg.

«Le buone sono noiose, sono le furbe che mandano avanti gli intrighi, gli intrecci... La vita. Senza Eva non ci sarebbe stata la storia. Sì, preferisco il peccato ».

 

Lei ha mostrato la sua omosessualità in anni in cui non lo faceva nessuno. Coraggioso?

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«Aristocratico. Come Pasolini. Noi si andava da soli sul rogo, mentre i compagni di scuola, tutti sposati, li scoprivi alla stazione coi giovanotti... Oggi è diverso. Oggi li vedi in branco. Anche a teatro. Schierati come le ninja, con il capo ninja e gli altri dietro».

 

Non ha mai vissuto con un compagno?

«Scelsi la solitudine da giovane, quando avevo due fidanzate. Donne di virile ingegno. Una la vedo ancora ogni tanto a Firenze».

 

Le sarebbe piaciuto avere una famiglia?

«La famiglia va frequentata a piccole dosi. Da ragazzo non ero popolare nella mia, per via dell’omosessualità. Ma più coi parenti, che con i miei genitori i quali, babbo carabiniere mamma maestra, erano della fine dell’800, dunque di larghe vedute, come Garibaldi e Anita. Sono molto attaccato a mia sorella Lucia, eravamo uguali, ci scambiavamo i maglioni. Suo figlio è il mio bambino. Scrive le musiche per i film, si chiama Andrea, Andrea Farri».

 

E figli suoi ne avrebbe voluti?

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«Successe tanti anni fa. Ero a un’opera maternità che stava chiudendo, in una stanza vidi due bambine pisciose che dicevano solo mamma e cioccolato. Le suore, che come le puttane sono le sole donne che sanno come stare al mondo, mi dissero subito le prenda e vada, vada.

 

Ma al cancello mi fermò la psicologa, cominciò ad accennarmi a un calendario su cui c’erano Giuseppe, la Madonna e il bambino e un uccello che volava sopra. Le dissi “famiglia più terremotata di quella non ce n’è: la mamma è vergine, il babbo è putativo e il figliolo è il figliolo di un piccione”. Mi cacciò via urlando al vilipendio. E niente bambine. Sì, mi sarebbe piaciuto».

 

Le mancherà stare in scena?

«Non me ne frega nulla. E poi sa perché mi vogliono tutti bene? Perché mi faccio veder poco».

pier paolo pasolini durante le riprese per comizio damore sulla spiaggia di viareggio, 1965 mario dondero pier paolo pasolini durante le riprese per comizio damore sulla spiaggia di viareggio, 1965 mario dondero paolo poli paolo poli paolo poli paolo poli Paolo Poli buoi Paolo Poli buoi PAOLO POLI GIOVANE PAOLO POLI GIOVANE PAOLO POLI AQUILONI PAOLO POLI AQUILONI paolo poli paolo poli

 

 

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