PORNOSPOT - I RICHIAMI SESSUALI NELLA PUBBLICITÀ SI SONO MOLTIPLICATI DATO CHE UNA CHIAPPA, UNA TETTA E UN ADDOMINALE SCOLPITO TIRANO PIÙ DEL PRODOTTO CHE PROMUOVONO (ED E’ IL CORPO FEMMINILE A ESSERE PIÙ ABUSATO)

Nelle pubblicità prese in considerazione le donne “sessualmente disponibili” sono il 12,9%, gli uomini l’1,7% - Per donna “sessualmente disponibile” si intendono quelle che con espressioni del volto e linguaggio del corpo esprimono disponibilità a un rapporto sessuale - In alcuni casi la disponibilità è suggerita anche dalle ambiguità tra testo e immagine...

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Flavia Amabile per “la Stampa

foto di ico gasparri il sesso e la pubblicita' 9 foto di ico gasparri il sesso e la pubblicita' 9

 

Due corpi avvinghiati. La donna abbraccia l’uomo, lui ha la schiena e la testa rivolti verso il basso, lei ha una mano sul suo collo, l’altra non si sa bene dove. Entrambi hanno poco o nulla addosso. Siamo a via del Corso a Roma, pubblicità di gioielli. 
Due donne con il corpo teso e seminudo. Una ha le mani molto vicine alle zone intime, l’altra le appoggia ai lati della testa come potrebbe accadere in alcuni momenti di particolare intensità. Siamo a pochi passi da piazza di Spagna a Roma. Pubblicità di una marca di costumi anche se è fine novembre. 

 

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Ci sono corpi da shopping ad ogni angolo di strada in tutt’Italia. Inizia la stagione natalizia e che cosa c’è di meglio di un corpo di donna per attirare verso le vetrine dei negozi? E quindi ecco un’orgia di fianchi, seni, glutei, scollature profondissime persino a Roma dove da agosto il sindaco Ignazio Marino avrebbe bandito dai muri della città le pubblicità che usano il corpo delle donne. Forse sui muri se ne vedono di meno ma vetrine, cartelloni e poster ne sono pieni per attirare acquirenti verso oggetti che spesso non hanno alcun bisogno di un corpo nudo o seminudo per essere pubblicizzati.

 

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Scarpe, occhiali, profumi, gioielli, vestiti, prodotti farmaceutici e persino cibo o telefoni usano corpi che diventano modelli di bellezza, il mito a cui ispirarsi come era accaduto per le statue greche duemila e oltre anni fa. Con una differenza profonda: il mito di oggi vuole soprattutto provocare, eccitare, suscitare istinti sessuali. 

 

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Lo conferma un’indagine realizzata da Art Directors Club Italiano con la collaborazione di Università Alma Mater di Bologna e della Nielsen. Nelle pubblicità prese in considerazione le donne sessualmente disponibili sono il 12,9%, gli uomini l’1,7%, 22 volte meno frequenti. E per donna «sessualmente disponibile» in pubblicità gli autori della ricerca intendono quelle che attraverso le espressioni del volto e il linguaggio del corpo esprimono la disponibilità a un rapporto sessuale. In alcuni casi la disponibilità è suggerita anche dalle ambiguità tra testo e immagine.

 

E non è tutto. Sui muri e nelle vetrine d’Italia è più facile imbattersi in una donna sul ciglio dell’orgasmo che coinvolta da uno sport (le sportive sono l’1,40%, le preorgasmiche l’1,94%, 42 volte più frequenti, spiega Massimo Guastini, presidente dell’Art Directors Club. Per individuare la donna «preorgasmica» si è fatto riferimento ad uno studio pubblicato sul Journal of Nonverbal Behavior e si è usato un Sistema di Codifica delle Espressioni Facciali. Ico Gasparri, fotografo, è stato il primo a denunciare quello che stava accadendo, ha iniziato nel 1990 a documentare l’uso dei corpi di donna nelle pubblicità stradali.

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Il suo archivio comprende oltre 3500 scatti e circa 500 campagne pubblicitarie. Continua a scattare con uno sguardo sempre più sconfortato: «Le immagini si sono fatte sempre più esplicite, volgari, sfacciate». Ico Gasparri continua a fotografare le pubblicità. L’ultima immagine scattata ieri sera è una campagna della Regione Lombardia per informare dell’apertura serale dei laboratori di analisi. «Persino in una campagna istituzionale come questa si è scelto di tagliare il volto, eliminando gli occhi, una tecnica usata dalla pubblicità sessista, profondamente degradante per le donne».

 

 

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