RIN TIN ‘TINNY’ - LA DONNA PIÙ POTENTE IN RAI È ‘TINNY’ ANDREATTA, LADY FICTION: DECIDE LEI CHI LE FA E CON QUANTI SOLDI – AL SUO COSPETTO ANCHE GUBITOSI BATTE I TACCHI – SARÀ IL PROSSIMO DG IN QUOTA RENZI?

Malcom Pagani per ‘Il Fatto Quotidiano'

"Nel mare della vita i fortunati vanno in crociera, gli altri nuotano, qualcuno annega". Della filosofia ritmata da Domenico Modugno, il direttore di Rai Fiction Eleonora "Tinny" Andreatta condivide l'ispirazione. La torta è solo per chi è a bordo e lei ha il coltello dalla parte del manico. 220 milioni di euro l'anno. Per una fetta di paradiso, resse, risse, bassezze e ovvie pressioni di derivazione "extraparlamentare". Sopra a tutto e a tutti, Tinny. La figlia prediletta di Beniamino. La fulva ragazza dal trattenuto umorismo e dai dolori profondi che descrivono ascetica, cinefila, riservata e poco incline ai sentimentalismi. La donna più potente della Rai. Il prossimo possibile direttore generale. Quella che oggi decide i finanziamenti per intrattenere il pubblico di Rai.

Prossima tappa in Rai un direttore generale renziano
Uno con un film e domani, forse, dominerà su tutto il resto. A marzo-aprile, quando cambierà il timone di Viale Mazzini, a decidere il Dg sarà chiamato Matteo Renzi. Corrono Campo Dall'Orto, la stimata risorsa interna Del Brocco di Rai Cinema (molti premi in bacheca e un'assoluta estraneità al Good Bye mama della Bonev) e naturalmente Tinny. Il funzionario trattato con ogni riguardo da giornali e megafoni ufficiali. La nubile del cui privato si sa meno di poco. Il sergente bolognese con tre lustri di esperienza di fronte al quale batte i tacchi e calmiera la "strizza" anche il gelido comandante Gubitosi.

Nel giorno della battaglia, in buon ordine, le affamate schiere di produttori bussano alla sua porta e Tinny consola appetiti più vasti delle derrate disponibili. Quando la dispensa si svuota, chiude la porta sulla speranza. Senza rimpianti né perché, appigli per discutere, seconde occasioni. Avrebbe dovuto comodamente ottenere la sua chance anche la seconda parte della fiction su Domenico Modugno, ma dopo i mostruosi ascolti del primo Volare (39% di share) e qualche bizzarra giravolta contrattuale del protagonista Beppe Fiorello, Volare 2, precedentemente attivata con un budget di 4.200.000 euro per Cosmo produzioni, ha già un grande futuro dietro le spalle.

Fiorello aveva chiesto per sé 500.000 euro a puntata più 50.000 euro per ogni replica. Cifre altissime davanti alle quali, pur con qualche irritato stupore c'era stato il sì di Rai Fiction. All'improvviso, dopo aver visto esaudite le sue condizioni, Fiorello si è diretto altrove. A teatro, sempre con Modugno sullo sfondo. Penso che un sogno così, titolo della sua infinita tournée, lascerà sul terreno incubi, salate parcelle legali e cause milionarie in via di esecuzione.

I diritti teatrali di Modugno appartengono a Elide Melli di Cosmo (Vallanzasca al cinema nel curriculum) cornuta, mazziata e furibonda. Davanti alla rabbia e all'ipotesi sfumata, Eleonora Andreatta e la truppa dei suoi 40 collaboratori hanno gestito l'imbarazzo con piglio fieramente democristiano. Da un lato, assordante silenzio mediatico sulle ragioni dello stop e indisponibilità a valutare un attore alternativo a Fiorello proposto dalla produzione. Dall'altro un comunicato sovietico, una sorta di bando di concorso aggiuntivo al piano di produzione del 2014 già approvato dal Cda, in cui con italiano incerto si dava notizia di un prossimo progetto di miniserie in due puntate "che possa ricordare il centenario dell'entrata in Italia nella Prima guerra Mondiale" (Sic).

Il resto del piano di produzione, con progetti che per rubare le parole di Gubitosi chiamato in causa da un'interrogazione parlamentare pochi mesi fa: "Devono essere qualitativamente idonei al mandato del servizio pubblico" scontenta i tanti che esclusi, srotolano cahiers de doléances a largo spettro. Sperequazioni e favoritismi a vantaggio dei soliti noti: produttori graditi al sistema, pletore di attori e sceneggiatori (sempre gli stessi, da ruotare di fiction in fiction) e una certa generale fissità di orizzonte narrativo a dispetto dell'annunciata rivoluzione che avrebbe dovuto cancellare l'epoca di Del Noce di cui Andreatta, per inciso, era stata fedele delfina. Reinterpretando la parabola di Crono, Tinny ha divorato il mentore senza però differenziare in maniera sensibile il prodotto dal predecessore.

La compagnia dell'usato sicuro
Chi la difende parla di "percorso lento". Chi vede Tinny come il diavolo si sofferma sull'apertura di credito ai produttori cinematografici (vibranti proteste dei produttori televisivi dell'Atp per i molti milioni concessi alle pur valide Cattleya e Rodeo Drive). Scorrendo la lista dei finanziamenti, comunque, si scopre un'inventiva che preferisce l'usato sicuro al rischio, i pur vistissimi Don Matteo agli House of Cards. Tra i beneficiati di Tinny svetta chi a Terence Hill ha assicurato un degno finale di partita. La Lux Vide di Matilde e Luca Bernabei, figli del mitologico patriarca Ettore, 90 anni, già Dg Rai nei '70, ancora ascoltatissimo.

La Lux, patria delle produzioni ecumeniche dagli ascolti trionfali, riceve da Rai Fiction per tre distinte produzioni la cifra di 31 milioni di euro. Che dio ci aiuti e Un passo dal cielo sono alla terza serie, la novità è I medici. A chi arriccia il naso si risponde che i risultati del prime time sono sovrani e finanziando la prima messa in onda, Rai ottiene (gratuitamente) anche l'ossessivo ricorso alle repliche dei prodotti Lux nella confusa galassia dei canali digitali.

Una specie di "3 per 2" permanente che vale anche per altre produzioni considerate "sicure" come Endemol (che per la sesta avventura di Provaci ancora prof vede assegnarsi quasi 10 milioni), Palomar che con il Giovane Montalbano 2 ne incassa 8 da aggiungere ai due per il pedagogico tv Movie I ragazzi di Ventotene, la Cross che fu di Magnolia (quasi 18), la Publispei 12 e via via tutti gli altri con menzione speciale per il mai tramontato "fascino" della Casanova di Luca Barbareschi. Meritevole del generoso supporto di Rai Cinema ieri, ai recenti tempi del disertato polpettone sulla sofisticazione alimentare d'oriente e di 4 milioncini oggi con La freccia del Sud per la tv di Stato.

Due avvocati romani, Tortora e Lo Foco, stanno predisponendo un ricorso al Tar per obbligare la Rai ad adottare nei confronti della fiction strumenti di democrazia e par condicio che osservando l'articolo 27 del codice dei contratti pubblici, a dir loro, sembrano quotidianamente disattesi. Impermeabile alle critiche, Tinny osserva con un certo distacco. Ha il paracadute aperto e l'ombrello nell'angolo. Il piano è stato approvato. I posti a tavola assegnati. Il temporale passerà senza farle del male.

 

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