LE RISATE IN BORSA – COLORADO FILM PRODUCTION PENSA ALLA QUOTAZIONE IN PIAZZA AFFARI – LA SOCIETÀ DEL TRIO TOTTI-ABATANTUONO-SALVATORES TENTATA DAGLI ADVISOR

Claudio Plazzotta per “Italia Oggi

 

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La Colorado film production di Maurizio Totti, Diego Abatantuono e Gabriele Salvatores sta accettando il corteggiamento di un paio di advisor che vorrebbero portare la società in Borsa in tempi piuttosto rapidi. Ad attirare l'attenzione di Piazza Affari non è tanto il fatturato della Colorado, a 9,5 milioni di euro nel 2013 dopo i quasi 15 mln del 2012 e i quasi 12 del 2011, quanto la buona redditività (utili costanti oltre il milione di euro) e l'indebitamento praticamente nullo (7 mila euro) verso il sistema bancario.

 

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Il business della Colorado, al momento, si concentra sostanzialmente sulla produzione di due-tre titoli cinematografici all'anno, di genere comico, e delle puntate dello show Colorado, in onda su Italia Uno. ««Ho fatto mio sin da subito l'insegnamento di Rodolfo Sonego, grande sceneggiatore del cinema italiano. Mi disse: tieni sempre sotto controllo le spese generali», racconta Totti, presidente di Colorado film production, «e questa regola ci è servita per portare a casa sempre buoni margini, a prescindere dal fatturato. Per esempio, le televisioni tagliano i loro budget, pure Mediaset lo ha fatto, ma noi, con il programma Colorado, facciamo più o meno gli stessi margini di dieci anni fa».

 

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L'attenzione ai costi è una costante nella storia imprenditoriale di Totti: «Ma sì, perché sprecare i soldi è molto facile. Ricordo quando facemmo Nirvana di Salvatores. L'entourage di Christopher Lambert ci chiese una limousine per trasportare l'attore. Ma io risposi che per le vie di Roma una limousine non ci passava, e quindi non serviva. In passato la Colorado si è anche occupata di produzioni pubblicitarie. Qualcuno insisteva nell'esagerare col lusso per stupire le agenzie di pubblicità. Ma io pensavo ai clienti finali, che avrebbero trovato quel lusso inutile uno spreco. E tagliavo. Non ho manie di grandezza, viaggio in treno, è così comodo. Altri usano l'elicottero, e tappezzano l'ufficio con arazzi antichi».

 

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La Colorado film, oltre alle 16 puntate di Colorado per Italia Uno, ha in uscita al cinema il 9 ottobre il nuovo titolo di Paolo Ruffini, Tutto molto bello, che arriva dopo il bel successo 2013 al botteghino di Fuga di cervelli, costato 1,5 milioni e che ha incassato 5,5 milioni di euro. «Questo nuovo film», dice Totti, «ci è costato un po' di più, circa 2,5 milioni, ma ha un business plan ben fatto e un break even accettabile, grazie anche ai passaggi tv. Con Paolo abbiamo fatto una scommessa. Lui crede che incasserà 6,7 milioni. Beh, se la vince, io mi farò un tatuaggio sul braccio. E io odio i tatuaggi».

 

Negli anni scorsi Colorado film aveva puntato anche su altri generi cinematografici, come il film d'autore con Salvatores e il genere noir, con la serie tv Quo vadis baby. «Ma ora quei generi», ammette Totti, «fanno tanta fatica. Non abbiamo però abbandonato la serialità. E stiamo pensando a una espansione in quel segmento».

 

Per espandersi, ovviamente, servono fondi. Il comparto cinematografico viene da tre quotazioni in Borsa nel giro di pochi mesi: Leone Group nel dicembre 2013 (azioni collocate a 4,80 euro che ora viaggiano a 3,20 euro), Notorius pictures il 23 giugno 2014 (collocamento a 3 euro, corso attuale a 2,50) e Lucisano media group il 16 luglio (azioni collocate a 3,50 euro, ora trattate a 3 euro).

CHRISTOPHER LAMBERT
CHRISTOPHER LAMBERT

 

 «I progetti che ci hanno prospettato gli advisor sono interessanti, inutile negarlo», sottolinea Alessandro Usai, amministratore delegato di Colorado film production, «e con la quotazione i soci vedrebbero valorizzato il loro impegno e ci sarebbero ulteriori risorse per progetti più ambiziosi. Comunque non c'è fretta, siamo prudenti e ci pensiamo. Anche se saremmo già pronti perché i bilanci della società sono certificati da almeno dieci anni e abbiamo un collegio sindacale».

 

Certo, la società è costretta a puntare quasi solo sul genere comico: «D'altronde è l'unico genere che funziona al cinema. Se guarda il box office dei film d'autore in settembre», prosegue Usai, «c'è da mettersi le mani nei capelli: incassi da 2-300 mila euro. Il genere comico italiano, poi, si difende bene dalla concorrenza straniera. Cosa che non potrebbe accadere se puntassimo sull'action o sul fantasy, dove non possiamo competere per budget. Le critiche ai film sono negative? Mah, a dire il vero credo che il pubblico non ascolti più la critica. Quando guidavo Mikado Film un articolo del Corriere della Sera era in grado di spostare centinaia di migliaia di euro al botteghino. Ora, sia che scriva bene, sia che scriva male, non se ne accorge nessuno».

 

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