SALINGER PER FETICISTI - ARRIVANO IN ITALIA TRE RACCONTI DA UNA DOZZINA DI PAGINE L'UNO. NIENTE DI CHE, MA LA LETTURA NON È DELUDENTE. C'È IL SUO RIGORE STILISTICO E LA SUA SCONSOLATA IRONIA AMARA

Furono offerti al "New Yorker" negli anni 40, ma finirono su riviste ben più modeste. I fan di Salinger apprezzeranno di sicuro, perché l’oggetto in sé è gradevole, e la lettura tutt’altro che deludente. Non sarà una rivelazione: se di Salinger non si conoscesse nient’altro, nessuno griderebbe al miracolo. 68 pagine, compresa la postfazione corposa... -

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Masolino D’amico per http://www.lastampa.it/

 

SALINGER Unknown SALINGER Unknown

Premessa. Nell’agosto del 2013, tre anni dopo la morte di J.D. Salinger, fu annunciata poco meno che un’alluvione di libri inediti del più laconico autore del Novecento, e cioè: una raccolta di cinque storie sulla famiglia Glass; una rielaborazione del racconto The Last and Best of the Peter Pans; una serie di storie sulla filosofia Vedanta, grande interesse di una delle ultime fasi della vita dello schivo autore; e ben due romanzi sulla Seconda Guerra Mondiale, alla quale come si sa Salinger aveva partecipato intensamente, dalla quale fu, pare proprio, profondamente segnato, e sulla quale non si era mai espresso nella propria narrativa.

 

Questi romanzi tratterebbero rispettivamente il matrimonio di guerra di Salinger con una tedesca, e le vicende di Salinger combattente in Europa. Si vedrà; nessuna di tali pubblicazioni ha ancora visto la luce. In compenso emersero, sempre nel ’13, tre sconosciuti racconti dei primi anni ’40 per riviste che non li pubblicarono, o alle quali forse non furono nemmeno inviati. Messi in rete da un anonimo, formavano un volumetto di 37 pagine. 

SALINGER NEL QUARANTAQUATTRO SALINGER NEL QUARANTAQUATTRO

 

Oggi, infine, il Saggiatore propone in una confezione elegante e nella squisita traduzione di Delfina Vezzoli altri tre racconti neanche loro compresi nel suesposto inventario delle opere in uscita. Erano stati scritti agli inizi dell’attività del nostro e offerti in origine al prestigioso New Yorker per poi accontentarsi di sedi più modeste, ossia la rivista «Story» (il primo e il terzo), e un giornalino universitario. Per quanto stampati larghi, non riescono a occupare più di una dozzina di pagine ciascuno (rispettivamente, 14, 12 e 13); per arrivare alle 68 complessive del librino odierno ci vuole una postfazione, questa sì abbastanza corposa, di Giorgio Vasta.

 

jd salinger jd salinger

Ma i fan di Salinger apprezzeranno di sicuro, perché l’oggetto in sé è gradevole, e la lettura tutt’altro che deludente. Non sarà una rivelazione - se di Salinger non si conoscesse nient’altro, nessuno griderebbe al miracolo - ma il futuro autore del Giovane Holden, «c’è». Ossia, c’è il suo rigore stilistico - nemmeno una parola di troppo - e c’è, soprattutto, la sconsolata ironia dal caratteristico retrogusto amaro con cui sono guardati esponenti della volgarità e dell’indifferenza di una certa classe media americana.

 

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Di che si tratta dunque? Il primo racconto, I giovani, origlia quasi con un registratore nascosto le conversazioni tra adolescenti durante una festicciola nell’appartamento dei genitori di una di loro, concentrandosi sul breve rapporto tra un ragazzo tutt’altro che attraente e piuttosto impacciato e una ragazza che, evidentemente poco appetitosa anche lei, sta facendo tappezzeria. Gli amici li presentano, ma lui dopo qualche goffo scambio si tira indietro, e lei ha una reazione sussiegosa tipo volpe e uva.

 

Anche il secondo racconto, Va’ da Eddie, è un dialogo, questa volta tra giovani adulti non troppo rispettabili. Lei è una ballerina pigra, disoccupata e promiscua, che insiste a limarsi le unghie mentre il fratello, piombatole in camera da letto senza nemmeno togliersi il cappotto, addirittura la minaccia perché accetti di lavorare con un losco impresario; in realtà costui vuole soprattutto sabotare la relazione della sorella con un tale con la cui moglie è in confidenza.

 

jd salinger con il cane jd salinger con il cane

Se le asciutte battute di questa scena possono far pensare a Hemingway, che fu certo un nume tutelare del giovane Salinger (il quale lo conobbe anche di persona), l’autore dei49 racconti può essere tirato in ballo per la situazione del terzo, Una volta alla settimana, col suo sentore di disagio sotto il non detto. Qui siamo in un appartamento di Manhattan, dove un marito richiamato sotto le armi si prepara alla partenza imminente davanti a una moglie che quasi non lo ascolta e che fa orecchio di mercante quando lui le chiede di essere gentile con la sua zia svanita abitante al piano di sopra.

 

Salinger Salinger

Neanche con questa zia, cui vuole bene (è la sorella di sua madre, morta quando lui era piccolo), il marito riesce peraltro a comunicare. Quando sale da lei a darle la notizia, la vecchia signora barcollante (oddio, Salinger ci dice che ha cinquant’anni; lui ne aveva venticinque) non la prende sul serio e tratta il nipote come se andasse a un weekend in campagna. 

 

 

 

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