SCOTT TUROW FRIGNA: L’EBOOK FA MORIRE DI FAME LO SCRITTORE

Scott Turow per "La Repubblica"

Il mese scorso la Corte suprema ha deciso di autorizzare l'importazione e la vendita di edizioni estere di libri di scrittori americani, spesso più economiche delle edizioni nazionali. Fino a oggi, i tribunali avevano vietato queste attività, giudicandole violazioni del copyright.

Questa sentenza apre le porte a un'impennata delle importazioni a basso costo, con l'aggravante che sulle vendite di questi libri gli autori non percepiranno royalties, dato che saranno venduti come libri usati.

Potrà sembrare un problema marginale, date le proporzioni colossali del mercato di libri di seconda mano già esistente negli Usa, ma è solo l'ultimo esempio di come il mercato elettronico globale stia rapidamente prosciugando il flusso di reddito degli autori.

Sembra che quasi tutti - editori, motori di ricerca, biblioteche, pirati e perfino qualche professore universitario - stiano cercando di fare i propri interessi a spese degli autori. Gli scrittori praticano una delle rare professioni la cui tutela è espressamente prevista dalla Costituzione, che prescrive al Congresso di «promuovere il progresso della scienza e di arti utili, garantendo per periodi limitati agli autori e agli inventori il diritto esclusivo sui loro scritti e sulle loro scoperte».

L'idea è che una cultura letteraria variegata, creata da autori di cui devono essere difese le fonti di sostentamento, e di conseguenza l'indipendenza, rappresenta un elemento fondamentale per la democrazia.

Quella cultura ora è a rischio. Il valore del copyright sta subendo un rapido deprezzamento e i più colpiti non sono tanto gli autori di best seller come me, che hanno tratto beneficio da quasi tutti i cambiamenti avvenuti recentemente nel mondo della vendita di libri, quanto gli scrittori esordienti e quelli di media classifica.

Prendete gli e-book. Per gli editori sono molto meno costosi da produrre: niente spese di stampa, niente spese di magazzino o di trasporto; e, a differenza dei libri cartacei, non c'è rischio che il rivenditore rimandi indietro le copie invendute.

Ma invece di usare i soldi risparmiati per essere più generose con gli autori, le sei case editrici più importanti - cinque delle quali l'anno scorso sono state portate in tribunale dalla Divisione antitrust del Dipartimento della giustizia per aver fatto cartello sui prezzi degli e-book - hanno tutte insistito in modo rigido per inserire clausole che limitano i diritti sulle edizioni elettroniche al 25 per cento degli incassi netti, più o meno la metà delle royalty che l'autore percepisce tradizionalmente su una copia cartacea in hardcover.

Gli autori di best seller hanno la forza per negoziare una royalty implicita più alta, anche se gli editori diranno che non è vero. Ma gli scrittori che non vendono così tanto con questa nuova percentuale subiranno una decurtazione dei guadagni, un processo che si accelererà man mano che il mercato virerà verso il digitale.

E ci sono molti e-book su cui autori ed editori, grandi e piccoli, non guadagnano proprio nulla. All'estero sono sorti numerosi siti pirata, sostenuti da pubblicità o abbonamenti, che offrono gratuitamente e-book nuovi e vecchi.

La pirateria sarebbe una minaccia limitata se non fosse per i motori di ricerca, che indirizzano gli utenti a questi siti fuorilegge senza incorrere in conseguenze legali, grazie a una disposizione inserita nelle leggi sul copyright del 1998. Mettendo "e-book gratis" su Yahoo escono fuori nei primi 10 risultati altrettanti siti pirata, su Bing otto su otto e su Google sei su dieci, con pubblicità a pagamento sul margine della pagina in tutti e tre i casi.

Se io mi mettessi all'angolo della strada e dicessi a chi me lo chiede dove può andare per acquistare merce rubata, e in cambio di questa informazione percepissi un piccolo compenso, finirei in galera. Eppure, i motori di ricerca, che viaggiano sotto motti altisonanti come il famoso "Don't be evil" di Google, fanno la stessa cosa.

Google ha in corso un contenzioso con molti scrittori anche perché nel 2004 ha partecipato insieme a cinque grandi biblioteche a un progetto per scansionare e digitalizzare milioni di libri sotto diritti, senza il consenso degli autori. La Authors Guild, l'associazione degli scrittori americani di cui sono il presidente, ha fatto causa al colosso di Cupertino: a distanza di anni, dopo una proposta di accordo stragiudiziale affossata dal giudice, la causa è ancora in corso.

Secondo Google quella digitalizzazione rientra nella casistica del fair use (le utilizzazioni libere a cui non viene applicata la dottrina del copyright), perché ogni ricerca mostra solo frammenti dei testi scansionati. Ma è evidente che nell'arco di migliaia di ricerche Google finisce per utilizzare l'intero libro, e ogni volta vende spazi pubblicitari senza dividere in alcun modo il guadagno con l'autore o con l'editore.

Perfino tra biblioteche e autori, solitamente alleati, i rapporti si sono guastati. Nessuno definisce socialisteggiante il nostro sistema di biblioteche pubbliche, anche se implica una distribuzione gratuita dei beni prodotti dagli autori, e anche se in molte nazioni occidentali gli autori percepiscono un minuscolo compenso ogni volta che le biblioteche prestano un libro scritto da loro. Gli autori accettano di buon grado il sistema perché nelle biblioteche si sono nutriti, come scrittori e come lettori.

Ora molte biblioteche pubbliche vogliono prestare gli e-book, non soltanto a utenti che vengono in biblioteca per scaricarli, ma a chiunque possieda un apparecchio per leggerli, la tessera della biblioteca e una connessione Internet. In questo nuovo contesto, l'unico incentivo a comprare un e-book invece di prenderlo in prestito è il fatto che la copia prestata svanisce dopo un paio di settimane. Il risultato è che in questo momento molti editori si rifiutano di vendere e-book alle biblioteche.

Una versione ancora più inquietante dello stesso problema è venuta fuori il mese scorso con la notizia che Amazon aveva un brevetto per vendere libri usati. Probabilmente un progetto del genere verrà giudicato illegale, ma se così non fosse le vendite di e-book nuovi precipiterebbero perché, a differenza di un libro cartaceo, un libro elettronico non si consuma ogni volta che viene letto. Perché qualcuno dovrebbe voler comprare un e-book nuovo?

I consumatori magari risparmieranno un dollaro o due, ma a guadagnarci sarà soprattutto Amazon, come al solito. La libreria online si impadronirebbe letteralmente del mercato dei libri usati, appropriandosi di profitti enormi a danno degli editori e degli autori, che perderebbero la già magra quota dei proventi che incassano dalla vendita degli e-book nuovi.

Molte persone direbbero che questi cambiamenti sono semplicemente una naturale evoluzione del mercato e non vedrebbero problemi se gli autori fossero ridotti a scrivere solo per il piacere di farlo. Ma che razza di società sarebbe?
(Traduzione di Fabio Galimberti)

 

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