the witcher 3

SE IL PIL ITALIANO CRESCESSE COME IL NOSTRO MERCATO DEI VIDEOGIOCHI, SAREMMO LA LOCOMOTIVA D’EUROPA: OGGI VALE UN MILIARDO DI EURO E NEL 2015 I RICAVI SONO IN CRESCITA DEL 3,8% - A LIVELLO GLOBALE, I GAMES PESANO PER QUASI 100 MILIARDI (PIÙ DEL CINEMA)

Giuseppe Bottero per “la Stampa”

 

graffito videogame di repletegraffito videogame di replete

Se il nostro prodotto interno lordo crescesse allo stesso ritmo, saremmo la locomotiva d' Europa. Dopo qualche stagione di segni meno, il mercato italiano dei videogiochi ha rialzato la testa: il 2015 è partito col turbo (+3,8% sul 2014) e, secondo le previsioni, a fine anno il fatturato sfonderà il miliardo di euro.

 

Non c' è da stupirsi. Quello dei videogame, per citare Paolo Conte, «è un mondo adulto», e si rivolge a un pubblico che può spendere: la fascia d' età in cui si trovano più giocatori è quella che va dai trentacinque ai quarantaquattro anni, seguita dalla generazione dei cinquantenni. Sono i ragazzi degli Anni Ottanta, che si sono innamorati di Pac-Man e Super Mario e non li hanno più mollati.

versione porno di trono di spadeversione porno di trono di spade

 

Gli stessi che, assieme ai figli, stanno affollando le sale cinematografiche per Pixels: la commedia di Chris Columbus con l' America costretta a difendersi dai videogiochi d' epoca è da settimane ai primi posti nel box office. «E' il segnale dell' accettazione definitiva del videogioco come medium a tutto tondo, non più qualcosa di confinato alle camere dei ragazzini, ma un elemento importante della vita quotidiana», ragionava qualche tempo fa il presidente dell' Aesvi (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani) Andrea Persegati. I videogame sono diventati un elemento importante pure nella vita dei potenti, se Renzi e Orfini, nella notte del voto regionale, hanno aspettato i risultati davanti alla Playstation.

studio fowstudio fow

 

E mentre le Film Commission fanno a gara perché le avventure virtuali siano ambientati nelle loro città di riferimento (il successo di «Assassin' s Creed Unity» ha regalato a Parigi un nuovo esercito di turisti-giocatori) le sfide, da un po', sono uscite dalla camerette e si sono prese le arene: all' ultima Electronic Sports League, in Germania, almeno 10 mila spettatori hanno riempito lo stadio dell' Eintracht Francoforte.

 

Sul palco, a darsi battaglia, la crème delle «fatiche digitali»: un' industria che, racconta il Financial Times, a livello globale vale quasi 100 miliardi. L' Economist ha calcolato che a fine anno, per la prima volta, il settore dei videogame varrà più della somma di cinema (68 miliardi di ricavi) e industria (18 miliardi). A trainare le vendite, almeno in Italia, sono i segmenti dell' hardware (+1,2%) e gli accessori (+6,8%). Il vero boom (+20%), però, è dei software digitali che, da soli, fatturano 180 milioni. Sono loro a spalancare nuove occasioni per le aziende, in un panorama dominato dai colossi.

scene da film studio fowscene da film studio fow

 

Però non bisogna perdere il treno, ed è un rischio che il nostro Paese sta correndo. «Rispetto al resto del mondo il mercato italiano è ancora molto basato sulla distribuzione fisica», dice Fabio Viola, saggista e fondatore di Game-Venture, considerato tra i «guru» del settore. Certo, qualche campione internazionale c' è pure da noi: lo storico sviluppatore Milestone, milanese, che ha i giochi di moto come fiore all' occhiello.

 

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Oppure Digital Bros, distributore quotato a Piazza Affari: nell' ultimo anno il valore delle sue azioni è più che triplicato e il gruppo ha appena aperto una sede a Shenzhen, la Silicon Valley cinese. E poi, a scalpitare, c' è l' ondata degli indipendenti: piccoli team (una azienda su tre è formata solo da due persone) che si fanno largo a colpi di innovazione. Sfornano giochi autofinanziati, dribblano la distribuzione tradizionale e vanno dritti sul mercato. Senza paura dei colossi.

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