bini adamczak

SENZA SE E SENZA MARX - DIVENTA UN CASO EDITORIALE IL LIBRO “IL COMUNISMO SPIEGATO AI BAMBINI” - L’AUTRICE BINI ADAMCZAK: “LA SINISTRA NON HA IDEE POTENTI PER IL CAMBIAMENTO PERCHE’ E’ ANCORATA ALLA NEGAZIONE: ELIMINAZIONE DELLA PROPRIETÀ PRIVATA, DISTRUZIONE DELLO STATO. MANCA LA PARTE COSTRUTTIVA. NON DOBBIAMO TEMERE LA ROBOTIZZAZIONE FINCHE’…”

Tonia Mastrobuoni per “Robinson - la Repubblica”

 

Bini Adamczak parla a voce bassissima ma bisogna ascoltarla attentamente. La incontriamo in un bar di Kreuzberg e dopo tre minuti non crediamo alle nostre orecchie. È giovanissima, ha trentasette anni, ma usa termini che il mondo ha frettolosamente sepolto dopo la caduta del Muro.

 

Bini Adamczak

Ha introiettato Marx e ha letto i grandi filosofi francesi e tedeschi della seconda metà del Novecento che il terzo millennio ha dimenticato. Per lei il comunismo non è una posa, è la sua vita. E in Italia ora esce il suo straordinario libro, acclamatissimo negli Usa, quando il prestigioso Mit decise già di intitolarlo Il comunismo spiegato ai bambini. Ovviamente è un libro che si divora anche a novant'anni.

 

Adamczak, perché è diventata comunista, perché legge autori che nessuno legge più?

«Sono cresciuta a Rüsselsheim, la città della Opel. Dopo il Sessantotto molti studenti e attivisti arrivarono lì per politicizzare gli operai. Marxisti-leninisti che distribuivano volantini maoisti. O persone orientate all'operaismo italiano. Queste persone hanno creato delle infrastrutture che sono sopravvissute anche a loro. Centri autonomi e associazioni culturali, punti informativi.

 

IL COMUNISMO SPIEGATO AI BAMBINI - BINI ADAMCZAK

Così è nata un'offerta di sinistra relativamente importante al di là dei socialdemocratici. Era una situazione particolare: in molte città non esiste una cosa del genere. Ma spesso può essere decisiva. Esistono studi che hanno dimostrato come molti posti nella Germania est siano diventati dopo il 1990 di destra o di sinistra a seconda di dove ha aperto il primo centro per i giovani. Se era la sinistra, la gente è diventata di sinistra e viceversa».

 

Ma il comunismo non è morto con la caduta del Muro?

«Allora Francis Fukuyama ha dichiarato che era arrivata la fine della storia. È diventata più che un'ideologia. Descrive un' atmosfera che, con la grande eccezione del Sudamerica, ha contagiato il mondo intero. La sensazione è che non si possa più influenzare il mondo, che la democrazia rappresentativa dell'economia di mercato abbia conquistato l'ultima parola nella Storia. Molti si sono arresi a quest' idea del mondo e si sentono oppressi. Solo alcuni momenti hanno significato uno squarcio in questa cappa di piombo: Seattle, gli zapatisti, il G8 di Genova. È questa l'atmosfera in cui ho scritto il libro, prima della Grande crisi, prima della Primavera araba che ha fatto ritornare la Storia al tavolo della Storia».

Bini Adamczak

 

Perché tradurre il comunismo nel linguaggio per bambini?

«Per differenziarmi rispetto agli intellettuali tedeschi che pensano che più parli in modo complesso, meglio è. E poi quello dei bambini è il linguaggio del sogno, del desiderio. Il libro si rivolge a tutti coloro che vogliono sognare».

 

Quindi basta quel "tendere a", quel topos della letteratura tedesca, quello che assolse Faust dal suo patto con Mefistofele?

«Per me il comunismo non è un "tendere a", non è fine a sé stesso. Nel mio nuovo libro affronto le idee poststrutturaliste e postmarxiste, che descrivono la società perennemente in movimento, sempre contesa, verso qualsiasi futuro. E per me è questa la sconfitta del Sessantotto. Nel momento in cui la sinistra capisce che non può realizzare le sue idee sulla rivoluzione, sposta l'obiettivo per i cambiamenti locali sulla sovversione. Perché l'ambizione di cambiare la società è sospettata di mire totalitaristiche. Ma noi non ci battiamo per un mondo migliore per batterci per un mondo migliore, ma per vivere in un mondo migliore».

karl marx

 

Perché la sinistra non riesce più a formulare un' idea potente per il cambiamento? Per esempio: come si affronta il problema della robotizzazione che cancellerà milioni di posti di lavoro?

« Perché è spesso ancorata alla negazione: eliminazione e cancellazione della proprietà privata, distruzione dello Stato. Spesso le manca la parte costruttiva. Durante la crisi immobiliare americana la gente perse le case. Erano ancora lì, ma di proprietà di un titolo finanziario, mentre le persone si erano trasferite in una tenda. Anche la robotizzazione corre lo stesso rischio. Finché non organizziamo la società in base al valore di scambio, non dobbiamo temere la robotizzazione.

 

marx engels e le figlie di marx

Dal punto di vista del valore d' uso, la robotizzazione potrebbe significare un aumento della ricchezza, per la società. Bisogna solo riappropriarsi di questa ricchezza in modo democratico, è proprio questa l' idea del libro. Dobbiamo chiederci, tutti insieme: che bisogni abbiamo, come li vogliamo soddisfare? Come giudichiamo il bisogno di più tempo libero o di un lavoro più soddisfacente? E come organizziamo insieme il lavoro necessario per soddisfare i nostri bisogni? Non dobbiamo avere paura di queste domande».

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