1. SOCIO MA NON SERVO! TRAVAGLIO SFANCULA IL BOSS SANTORO: ”MI SCUSO, CON CHICCHE E SSIA, PER NON ESSER NATO FOCA AMMAESTRATA CHE CANTA O TACE AL FISCHIO DEL DOMATORE” 2. DA “LIBERO” (FACCI) A “REPUBBLICA” (MERLO) SCATENATI NEL LAPIDARE “MARCO MANETTA” 3. MERLO: “TRAVAGLIO È IL CAPOLAVORO DI SANTORO, TELEVISIVAMENTE INVENTATO DA LUI COME SGARBI FU INVENTATO DA MAURIZIO COSTANZO. E HA FUNZIONATO BENISSIMO FINCHÉ SANTORO LO HA DIRETTO NEL RUOLO DI ATTOR GIOVANE, GLI HA PERMESSO DI LEGGERE LA SUA PUNGENTE LETTERINA SENZA CONTRADDITTORIO, SENZA RISPOSTE DA DARE E SENZA DOMANDE DA FARE, E INFATTI NON NE FECE A BERLUSCONI QUANDO FINALMENTE SE LO TROVÒ DAVANTI'' 4. ''CHIUSO E PROTETTO NEL RECINTO DEL MONOLOGO SPREZZANTE, TRAVAGLIO ERA IL MOMENTO MILITARE, L’ESIBIZIONE PER SADICI IN PANCIOLLE DEL CAMPIONE DI BATTERIA, UN GRANDE SPETTACOLO DI FEROCIA “IL CUI CORE BUSINESS”, GLI DISSE BERLUSCONI, "SONO IO", NON CORRIDA MA RODEO, IL COMBATTIMENTO DEL SELVAGGIO WEST MA SOTTO IL TENDONE DA CIRCO''

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1. IO CONFESSO

Marco Travaglio per Il Fatto quotidiano

  

floris conduce tutto e prende il posto di travaglio con santoro floris conduce tutto e prende il posto di travaglio con santoro

Mi scuso. Mi scuso anzitutto con il supremo governatore Claudio Burlando per aver proditoriamente insinuato che il politico più potente di Genova e della Liguria da 30 anni sia lui, mentre tutti sanno che sono io.

 

Mi scuso per aver affermato che è stato, nell’ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io.

 

innocenzi travaglio vauro santoro innocenzi travaglio vauro santoro

Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l’imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l’alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore “a rischio di alluvioni” dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell’ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io.

travaglio come tina cipollari a uomini e donne travaglio come tina cipollari a uomini e donne

 

Mi scuso per non aver saputo rispondere in merito all’eventuale deviazione del Fereggiano, come sarebbe stato mio dovere in qualità di ex assessore, ex sindaco, ex ministro,ora governatore. Mi scuso per aver difeso il buon governo del territorio dell’ex sindaco Adriano Sansa, che anzi deve vergognarsi per aver investito decine di miliardi di lire nel piano di bacino per fiumi e torrenti, per aver risparmiato alla sua città alluvioni per ben 17 anni e soprattutto per non aver ricevuto avvisi di garanzia né mandati di cattura per sé e per la sua giunta.

3 berluscomiche travaglio cover 3 berluscomiche travaglio cover

 

   Mi scuso per aver detto che i due vicepresidenti e l’assessore all’Urbanistica della giunta Burlando, tutti arrestati, li ha scelti Burlando, mentre è arcinoto che li ho nominati io.

 

marco travaglio carlo verdone marco travaglio carlo verdone

   Mi scuso per aver rifiutato di prendere lezioni da un così insigne statista: soprattutto di scuola guida (chi mi conosce sa che ne avrei bisogno, essendo io solito imboccare autostrade e superstrade in contromano e poi esibire alla polizia il tesserino parlamentare, peraltro scaduto).

 

   Mi scuso con uno degli angeli del fango in studio per aver io tentato di negare l’evidenza: cioè che a governare Genova e la Liguria sono io, talvolta spalleggiato occultamente dall’altro colpevole: Grillo. Ma mi han subito sgamato, così non mi voteranno più e potranno alfine riporre le pale. Mi scuso, sempre con il nostro caro angelo, per aver negato di aver detto ciò che non avevo detto: e cioè che per evitare le alluvioni basti ripulire un torrente dai rami e dai detriti.

 

berlusconi, santoro travaglio berlusconi, santoro travaglio

   Mi scuso, ancora con i nostri cari angeli, per aver interrotto il loro idillio con l’incolpevole Burlando che annuiva ed elogiava il loro buonsenso, ampiamente ricambiato, in un commovente minuetto contro il responsabile di tutte le cementificazioni e le alluvioni dagli anni 30 a oggi: il sottoscritto, con la partecipazione straordinaria di Mussolini e dell’architetto Piacentini.

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   Mi scuso, con un altro angelo del fango, per non aver capito in che senso chi fa opposizione in Comune, in Regione e in Parlamento e non ha mai governato né a Genova, né in Liguria, né in Italia, avrebbe le stesse responsabilità di chi governa da sempre a Genova, in Liguria e in Italia.

 

   Mi scuso, stavolta con la Nazione intera, per non aver colto il nesso inscindibile fra lo spalare fango e lo sparare nel mucchio.

travaglio mascera berlusconi travaglio mascera berlusconi

 

   Mi scuso, con la Democrazia tutta, per aver colto la differenza tra l’insulto e la critica, tra il lasciar parlare e il lasciar mentire.

 

   Mi scuso, con chicche e ssia, per non esser nato foca ammaestrata che canta o tace al fischio del domatore.

 

   Mi scuso, con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi, e avrei confessato che l’alluvione l’ho fatta io. Il fango c’est moi.

santoro travaglio vauro santoro travaglio vauro

Santoro ha caricato sulle spalle di Travaglio l’intera storia della tv dell’insulto e si è tirato fuori con una lezioncina crociana, da maestro di verità, sintesi dei padri del giornalismo, da Montanelli a Scalfari: «Ora basta. Non si insultano le persone

 

2. TRAVAGLIO IN FUGA DALLA PIAZZA TV

Francesco Merlo per La Repubblica

 

Mancava solo lo scooter per illuminare la fuga di Marco Travaglio dallo studio di “Servizio Pubblico” con il lampo del déjà vu. È infatti scappato dalla trasmissione di Michele Santoro non uno dei tanti giornalisti che perdono lettori e spettatori.

santoro berlusconi santoro berlusconi

 

Ma quel genere, quel mondo e quella lingua che erano già stati smascherati e cacciati a Genova. E davvero si sovrappongono immagini e suoni. Dunque il nerboruto Grillo che in strada urla «in Parlamento c’è la merda» ora si confonde con l’esile Travaglio che in tv urla «Burlando fa porcate». E il Grillo che impreca «andate tutti affanculo» si affievolisce nel Travaglio che, agitando la mano sul viso, a sua volta impreca «siete tutti matti».

MARCO TRAVAGLIO MICHELE SANTORO MARCO TRAVAGLIO MICHELE SANTORO

 

Anche quel «non capisco la contrapposizione con me» che Travaglio ha gridato al suo angelo del fango — Stefano si chiama — era solo l’eco impoverita del «ma perché ce l’avete con me? noi siamo dalla stessa parte» che Grillo aveva già gridato ai suoi angeli del fango. E giovedì sera persino i ragazzi di studio sembravano uguali ai ragazzi di strada, al punto che, chissà, forse l’angelo qui è uno solo, quello che appunto «trova il senso alle cose».

 

Di sicuro Travaglio, che ai ragazzi aveva vociato «prendetevela con chi governa», se l’è filata in preda allo stesso malore dell’anima che avevamo visto sul viso di Grillo il quale, a sua volta svignandosela, aveva allo stesso modo replicato: «Mandate a spalare Renzi».

SANTORO E BERLU To Pol x SANTORO E BERLU To Pol x

 

E che si tratti di un altro piccolo segno dello stesso passaggio d’epoca lo si capisce dal fallimento di share del “mi alzo e me ne vado” che una volta in tv drogava gli ascolti, era il coniglio dal cappello di Sgarbi, della Santanché, di Berlusconi, di La Russa, un trucco di spettacolo come un altro, un “a me gli occhi, please”.

 

berlusca travagliolibro berlusca travagliolibro

Giovedì invece non ha evitato l’ennesimo flop di un programma ormai ridotto al 5 per cento, e forse ha spostato solo lo zero virgola proprio perché è stato un momento di verità, non una furbata, non un comparaggio come nella pantomima della sedia spolverata quando, scritturati dallo stesso impresario, Santoro e Berlusconi arrivarono a nove milioni di spettatori, come per la partita Germania-Italia.

 

E difatti l’uscita di scena non è stata né sgargiante né pittoresca. Travaglio era visibilmente sconfitto e mortificato, aveva subito per tutta la sera le sapienti esortazioni del padrone di casa: «Marco, ascolta, tutti abbiamo qualcosa da imparare». Ma l’altro si illividiva, da maramaldo, in cattiverie biografiche contro Burlando: «Non ho nulla da imparare da uno che prende l’autostrada contro mano».

 

berlusconi, santoro berlusconi, santoro

Nella squillante storia del pulp giornalismo, ridotto ormai a una vita sempre più oscura e umiliata nella Gabbia di Paragone, nella Quinta colonna di Del Debbio, nel Virus di Porro, nell’Aria che tira di Myrta Merlino, solo gli eccessi di Travaglio hanno permesso al tribuno della plebe, all’inventore della tv come patacca populista di vestirsi, nientemeno, da giornalista liberale: «Marco, fallo rispondere. Non è giusto. Marco, non è giusto. Ha appena ricevuto delle critiche ed è giusto che possa replicare».

 

berlusconi, santoro berlusconi, santoro

Ma nel lungo elenco delle coppie che si sono divise, Santoro e Travaglio non sono Mogol e Battisti e neppure D’Alema e Veltroni. Il loro rapporto non è mai stato alla pari, non cadrà Bibò dove è caduto Bibì, non sono due protagonisti inseparabili. E infatti Santoro ha caricato sulle spalle di Travaglio l’intera storia della tv dell’insulto e si è tirato fuori con una lezioncina crociana, da maestro di verità, sintesi dei padri del giornalismo, da Montanelli a Scalfari: «Ora basta. Non si insultano le persone. Sono trent’anni che faccio questo mestiere e finché vivrò ci sarà la possibilità per tutti di parlare… questo è un luogo di discussione».

 

berlusconi, santoro berlusconi, santoro

E ad ogni capitolo della lezione Travaglio diventava sempre più intollerante, sempre più vociante, contro il povero Burlando «cementificatore », «la faccia di tutte le porcate», mentre Santoro si ingrandiva, lui sempre più Norberto Bobbio e Travaglio sempre più «Caio Gregorio, er fusto der pretorio «.

 

Ma Travaglio è il capolavoro di Santoro, televisivamente inventato da lui come Sgarbi fu inventato da Maurizio Costanzo, come Lorella Cuccarini da Pippo Baudo. E ha funzionato benissimo finché Santoro lo ha diretto nel ruolo di attor giovane, gli ha permesso di leggere la sua pungente letterina senza contraddittorio, senza esporlo mai, senza risposte da dare e senza domande da fare, e infatti non ne fece neppure a Berlusconi quando finalmente se lo trovò davanti.

berlusconi, santoro berlusconi, santoro

 

Chiuso e dunque protetto nel recinto del monologo sprezzante, Travaglio era il momento militare, l’esibizione per sadici in panciolle del campione di batteria, un grande spettacolo di ferocia «il cui core business», gli disse Berlusconi, «sono io», non corrida ma rodeo, il combattimento del Selvaggio West ma sotto il tendone da circo. Ogni tanto il padre padrone Santoro gli muoveva qualche dolce rimprovero paterno, «buono, stai buono», che era anche il segnale del viatico dal padrino al figlioccio, dal professore all’allievo, dal vecchio al giovane, dall’uomo al cucciolo.

berlusconi, santoro travaglio berlusconi, santoro travaglio

 

Come sappiamo, quella narrazione e quell’epica sono finite. E senza più il nemico — dicono gli esperti — sta morendo il talk show come spettacolo. Santoro ha già annunziato che questa sarà l’ultima stagione di Servizio pubblico, ma intanto ha “liberato” Travaglio, lo ha spostato d’orario e lui l’ha presa come un castigo. Ma il vero salto nel cerchio di fuoco è stato per lui il contraddittorio, il confronto, la dialettica.

SANTORO MATTATORE E BERLUSCONI LEONE SANTORO MATTATORE E BERLUSCONI LEONE

 

Travaglio infatti non controlla i suoi nervi e lo si era già visto con Alessandro Sallusti e con Clemente Mastella. Più volte Santoro era riuscito a calmarlo: «Buono, stai buono ». Finché, giovedì sera, Travaglio ha deciso di andarsene. È vero che la sua crisi è quella del populismo grillino di cui è un surrogato culturale. Ma c’è anche la crisi dell’attor giovane che più si arrabbia e più diventa simile al personaggio inventato da Santoro, più se ne allontana e più gli si avvicina. Scappando si è consegnato al suo autore.

VIGNETTA BENNY DA LIBERO TRAVAGLIO PIANGE SENZA BERLLUSCONI VIGNETTA BENNY DA LIBERO TRAVAGLIO PIANGE SENZA BERLLUSCONI

 

 

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