anni 80

LA SOLITA PIPPA SUGLI ANNI '80, “SPENSIERATI E DESOLATI” - COLORO CHE SPACCANO LE PALLE SULLA "BARBARIE" DEI PANINARI SI DIVERTIVANO DI PIU' CON GLI ANNI '70, TRA BRIGATE ROSSE E MORTI AMMAZZATI? - E' IL DECENNIO DEL COMPUTER, DI INTERNET, DELLA MODERNIZZAZIONE E ROMPONO I COJONI CON IL "DRIVE IN" E L'EDONISMO

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”

 

DRIVE INDRIVE IN

Già nella prima metà degli anni ’70 Pier Paolo Pasolini pensava di vivere in «un paese orribilmente sporco»; era una definizione senza speranze, per certi versi aggravata dal fatto che quello stesso paese gli sembrava anche «privo di mobilità, stagnante ». Ora, degli anni ’80 tutto si può pensare, ma non che siano stati all’insegna dell’inerzia o dell’immobilità. È un decennio, anzi è il decennio della grande modernizzazione.

 

Dal bianco e nero, come in tv, l’Italia passa al colore; si attenua il peso delle ideologie, ci si libera del piombo e di parecchi sensi di colpa, si affermano leggerezza e disincanto, arrivano i soldi, e la tecnologia asseconda il passaggio. Tutto bene, dunque. O no?

carol alt anni 80 carol alt anni 80

 

No, veramente. Senza troppo forzare la suggestiva anticipazione pasoliniana, più si allontana quel tempo, più se ne ricordano le pietre miliari, più si osservano con gli occhi di oggi gli eventi simbolici e le figure rappresentative, e meglio — purtroppo — si comprende il titolo che campeggia sulla copertina della meticolosa ricostruzione di Paolo Morando: ‘80. L’inizio della barbarie (Laterza, 231 pagine, 16 euro).

 

E non è per partito preso, né per attitudine gufesca, malumore, snobismo o autolesionismo. Ma perché, come succede nella storia, solo oggi si capisce con nitore che quell’ormai lontana stagione è stata l’incubatrice di quasi tutte le attuali magagne.

 

Il razzismo, per dire, che non si nasconde più, ma s’è fatto programma politico in jeans e felpa. Ma anche l’esasperato individualismo che ha oscurato la dimensione collettiva e spento ogni partecipazione, con aumento di solitudini e disagio.

Mike Bongiorno e SIlvio Berlusconi negli anni 80Mike Bongiorno e SIlvio Berlusconi negli anni 80

 

Oppure l’idolatria del denaro, premessa di ingiustizie, ruberie, corruzione. Per non dire il chiassoso vuoto culturale che a sua volta ha generato conformismo, volgarità e scemenze. Di tutto questo gli anni 80 furono l’aperitivo, o addirittura l’”apericena”, come si legge su qualche insegna al neon.

 

E forse era inevitabile, o forse è consolatorio. Forse occorre un sovrappiù di memoria e di conoscenza di fronte ai tifosi che mettono a ferro e fuoco le città, alle macchiette che strepitano nei talk show o ai potenti che parlano come i paninari.

 

Comunque è arrivato il momento di rivedere quando vennero fuori le prime crepe dell’unità nazionale, le prime fratture della coesione sociale, le prime scritte “Forza Etna” sui muri e sui viadotti (1983). Di esaminare col senno di poi la tele-novità costituita da un personaggio come Funari. O collegare certe tendenze giovanili al potere che da allora hanno cominciato ad assumere le merci, i marchi, i consumi.

 

COVER LIBRO 80COVER LIBRO 80

Così come, dinanzi all’anonima aggressività dei social, può essere utile riscoprire i messaggi che trent’anni orsono intasarono i centralini di Radio radicale; umori e furori che scaricati senza filtri nell’etere rivelarono un’Italia che non solo covava i peggiori sentimenti, ma li esprimeva nel modo più triviale.

 

Perché tutto cambia, ma pure si ripete; e anche solo il saperlo ricollegandone i fili aiuta più di quanto s’immagini. Anche se l’impressione resta quella — anch’essa pasoliniana — di uno “sviluppo senza progresso” o peggio di una autentica regressione.

 

È un lavoro denso, questo di Morando, una ricerca instancabile di particolari, uno studio tanto più serio quanto più la materia appare frivola, volatile, a prima vista irrilevante. La documentazione è tratta quasi interamente dai giornali, che assurgono così — era ora! — al rango di compiute fonti storiografiche. Di alcune vicende l’autore segnala, oltre all’impatto di allora, il valore simbolico di oggi; va a cercare i personaggi, li rifà parlare e in tal modo documenta lo scivolamento civile, il senso di una mutazione che ha reso l’Italia irriconoscibile.

drive in drive in

 

Così non si possono ridurre gli anni 80 all’Irpiniagate, al rampantismo craxiano o agli stranguglioni di un Pci allo stremo; come pure pare eccessivo limitarli ai successi di quell’imprenditore milanese che sazio di di fondare città satelliti innovative, si mise in testa di fare i dané con gli spot e si inventò una nuova televisione, non solo a base di culi e tette.

 

Vero è che le culture politiche erano ormai sul punto di inaridirsi definitivamente, e se pure la Borsa cominciava a distribuire quattrini facili, per giunta a chi neanche se li aspettava, è tutto più complicato: nel decennio saltano distinzioni e generazioni e ogni cosa si mischia e si rivolta.

 

drive in drive in

I testi degli Squallor, il telecomando, l’aumento del debito pubblico, il fumetto Lando (pudicamente l’autore omette il grazioso patronimico: Lo Scassabernarde); e poi ancora la “Milano da bere” del Ramazzotti, gli intrecci di Dallas, l’elezione di Cicciolina, il caso della prima baby pensionata, le copertine di Capital e di Class, lo «schifo» del ministro Visentini per le denunce dei redditi.

 

E ancora, i “ vu cumprà”, Il Giudizio Universale di Cuore, le hot-line e il sesso telefonico. Fino all’uccisione di un ragazzo venuto dal Sudafrica, Jerry Masslo, che prima di incontrare la morte a Villa Literno farà in tempo a essere intervistato per ben due volte, ed è lui, proprio lui che intuisce: «C’è proprio che sta accadendo qui in Italia».

 

berlusconi anni 80berlusconi anni 80

“Barbarie” è una parola antica e impegnativa, buttata lì rischia pure l’effettaccio, ma alla fine non è sprecata; e la riprova di questa apocalittica espressione sta nella circostanza che su molte delle storie di quel decennio rivisitate da Morando è calato l’oblio. Nessuno le ricordava più, la mente le aveva oscurate, cancellate; e l’impressione, il dubbio, il sospetto è che dentro lo smottamento che a quel tempo confusamente si percepiva era compresa la fine della memoria, l’impossibilità di saper cogliere la lezione del passato, la speranza stessa di cogliere nella storia anche dei bagliori di futuro.

ZUZZURRO E GASPARE AL DRIVE IN ZUZZURRO E GASPARE AL DRIVE IN

 

È strano quanto poco sia rimasto, almeno in superficie, di quell’epoca insieme spensierata e desolata. E quel poco sembra prenderselo tutto la nostalgia, il vintage, un tempo insieme idealizzato e conservato sotto vetro. Canzonette, gelati, merendine, la vittoria della Nazionale ai mondiali, i primi videogiochi, la cinta del Charro, gli spogliarelli in tv, a tarda notte...

 

In realtà è proprio negli anni ’80 che si andavano allestendo il palcoscenico, le luci, il fondale e la platea per le prove generali di una nuova società senza più ferrigni ideali né orizzonti nazionali, pronta a essere dominata dalla rivoluzione tecnologica.

 

IL CAST DI DRIVE IN IL CAST DI DRIVE IN

Dal saggio di Morando si capisce che in pochi lì per lì se ne rendono conto; ma salvo rarissime eccezioni — d’obbligo citare qui un brano di Enzo Forcella sull’immigrazione — quei pochi che comprendono lo spirito del tempo sono anche gli stessi destinati a ottenere successo, ad accumulare miliardi, a conquistare il potere e a tenerselo quel tanto che basta a dannarsi l’anima.

con16 funaricon16 funari

 

Si dirà: è sempre andata così, e in parte è anche vero. Ma questo non toglie che riandare a quel periodo, osservarlo con la consapevolezza che in quegli anni si formarono i giovani governanti che oggi guidano l’Italia, fa un curioso effetto, mette un filo di ansia o di spaesamento.

 

E anche qui viene da pensare che sarebbe giusto che proprio loro, per la responsabilità che ora gli compete, leggessero, rileggessero o almeno dessero un’occhiata a quelle storie che sono accadute trent’anni fa, quando ogni certezza cominciava a ballare al ritmo della discomusic.

 

ANNI 80ANNI 80

Meglio sapere, peggio ignorare. Che furono d’altra parte anche anni di estrema vitalità, di sacrifici individuali, di scoperte perfino rassicuranti. L’archeologia del passato prossimo è sempre relativa, così come i laboratori del presente serbano spesso le migliori sorprese al futuro, e il pessimismo è quasi sempre giustificato, ma da solo non basta mai e avvizzisce i sentimenti.

 

«Questo paese non si salverà» si legge in uno degli ultimi discorsi di Aldo Moro. Chissà cosa avrebbe pensato, povero Moro, insieme con Pasolini, di questo periodo così vicino e così lontano. Intanto il tempo scorre e comincia a diventare difficile trovare qualcuno o qualcosa che ricordi cosa accadeva veramente prima di questi benedetti e maledetti, infelici e lietissimi anni ’80.

DALLASDALLAS

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO PER I DANNI FATTI DA WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HA COSTRETTO TRUMP A METTERE IN CAMPO MARCO RUBIO – DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....