‘’TECHETECHETÈ’’, TELECIMITERO - ECCO NOSCHESE, AVANTI STEFANIA ROTOLO, VAI CON UGO TOGNAZZI: L’INFINITO GIOIOSO FUNERALE DELLA TV - L’EX DIRIGENTE RAI PAOLO DE ANDREIS: E’ IL MIO “SUPERVARIETÀ”

Fulvio Abbate: “Techetechetè” assomiglia a un infinito cimitero. Seguendolo, sembra infatti, talvolta, di fare un po’ come accade durante la stazione dei Sepolcri pasquali”. De Andreis: ‘’Questo programma e' erede illegittimo del mio Supervarieta'’’…

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Vianello e Mondaini fotogramma Vianello e Mondaini fotogramma

Fulvio Abbate per Il Fatto

  

‘’Techetechetè”, ormai celeberrimo format-patchwork di Rai Uno, è un po’ di diventato la “scatola nera” della nostra memoria televisiva. All’inizio, quando ci accorgiamo che sta lì a scorrere sullo schermo, ci sembra che si tratti di un’eterna, invariabile replica, un modo per risparmiare sui costi del palinsesto, di più, ci appare come l’eterno sacello del catasto spettacolare televisivo, roba tirata fuori dalla morgue delle sue Teche, appunto, la Gazzetta Ufficiale del Servizio pubblico, sempre nella sua forma spettacolare, uno show scaduto.

 

Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi

“Techetechetè” assomiglia a un infinito cimitero. Seguendolo, sembra infatti, talvolta, di fare un po’ come accade durante la stazione dei Sepolcri pasquali. Ecco, il povero Noschese, ecco la sfortunata Stefania Rotolo, ecco il povero Ugo Tognazzi al tempo degli sketch con Vianello, ecco i poveri Mondaini con l’appena citato marito. Ciononostante, “Techetechetè” riesce sempre, perfino sotto Natale, a stregarti, a trattenerti, a prenderti in ostaggio.

 

Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi

Sia chiaro, il dubbio e la sensazione che si tratti di un riempitivo è sempre lì intatta, ciononostante, a di là d’ogni tentazione, alla fine il telecomando resta lì sulla poltrona, visto che a nessuno della famiglia, perfino alla figlia dodicenne, verrà mai in mente di impugnarlo per cambiare canale, anche perché, trattandosi del Natale, perfino altrove si tratterebbe di un prevedibile film americano con Santa Klaus portato alla sbarra per la disperazione dei piccoli di Queens e di Brooklyn, solite immagini, fotogrammi che sembrano venire giù come palle di cristallo dall’albero del Rockefeller Center.

 

LELIO LUTTAZZI E WALTER CHIARI LELIO LUTTAZZI E WALTER CHIARI

   Oh, non ci crederete, ma perfino l’altra sera, per l’ennesima volta, il miracolo si è ripetuto, non c’è stato modo di sollevare lo sguardo dalla sequenza di vecchie glorie e perfino scarponi dell’archivio Rai. Se adesso gli dovesse risponderti in ordine più o meno sparso quali fossero i protagonisti del rullo, beh, sarebbe alquanto problematico perché alla fine ciò che lì si crea è un enorme pastone, il pastone della memoria, il pastone della morte, un immenso necrologio che tuttavia ha la forma di uno Smile.

Walter Chiari © Archivio Cicconi Walter Chiari © Archivio Cicconi

 

Di sicuro, c’era il povero Walter Chiari, povero perché, pur essendo uno dei più grandi geni televisivi e spettacolari italiani, se n’è andato come un martire, e ancora c’era, già nel colore degli anni 70, il compianto Corrado con la sua “Domenica In” in grisaglia, e poi Heather Parisi, sembrerà bizzarro, eppure perfino Heather, vista lì, sembra appartenere a un tempo ormai remoto, il tempo che “Techetechetè” ha il potere di rappresentare come un eterno gioioso funerale.

 

RAFFAELLA CARRA' E PAOLO DE ANDREIS RAFFAELLA CARRA' E PAOLO DE ANDREIS

E qui viene in mente il frammento di un film di quegli stessi anni, dove proprio Walter Chiari, seguendo un carro funebre improvvisamente viene raggiunto dal risultato della Juventus vittoriosa grazie all’auricolare della radiolina, e così, un attimo dopo, come in “Entr’acte” di René Clair, eccoli tutti a correre esultanti, inseguiti dai dolenti. Ecco il Natale televisivo, l’unico possibile. Perfino a dispetto della morte.

 

2. MAIL A DAGOSPIA DELL’EX DIRIGENTE PAOLO DE ANDREIS: IL MIO “SUPERVARIETÀ”

 

Il Fatto del 27/12/2014 a pag. 17 titola: techetechete', l'eterno gioioso funerale della TV . Questo programma, come e' noto a tutti gli addetti ai lavori, e' erede illegittimo del mio Supervarieta' andato in onda nell'acces prime time di Raiuno, per oltre dieci anni con successo di Auditel e soprattutto di critica. Dal 2010 il Dott. Michele Bovi ne cambiò titolo e ritmo. Marco Molendini sul Messaggero scrisse: con De Andreis in pensione anche il titolo.

 

Gubitosi Andreatta foto Olycom Gubitosi Andreatta foto Olycom

Da quanto mi risulta il Capo Struttura dott. Bovi ha il solo incarico della gestione del "gioioso funerale" (il Fatto) per cui ha tutto il tempo di confezionare durante tutto un anno, una puntata strepitosa che il giorno di Natale deve essere un grande successo di pubblico e di critica, se realizzata con il prezioso materiale delle Teche Rai, scelto adeguatamente per la giornata natalizia e con il giusto ritmo.

 

Nel modo come e' stata realizzata la puntata e' risultata gravemente offesa la memoria di SUPERVARIETA' e del suo storico autore Paolo De Andreis. Non è il 12 di share che offende, ma la giusta critica che ha fatto seguito alla messa in onda. Per realizzare questo tipo di programmi e' necessario essere del mestiere.

paolo de andreis comanducci paolo de andreis comanducci

 

Bisogna però riconoscere che il manufatto ha battuto in Auditel la fiction Ulisse e si è avvicinato a Francesco. Io che collaborando con Zeffirelli ho realizzato il Suo Francesco, con Rosi Uomini Contro, con Bertolucci Novecento, con Montaldo il Marco Polo, con Brusati Pane e Ciccolata ed altri Capolavori con Bolognini, ho pieno titolo per felicitarmi con Tinni Andreatta alla quale proposi il Matteo Ricci e lei mi rispose: non ci interessa. Amo Raiuno e mi fermo qui. I critici siete Voi.

Paolo De Andreis.

 

 

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