LA VENEZIA DEI GIUSTI, ANZI DEI MAMMÌ - LA MOGLIE DI MARCO RECENSISCE ''IL MIO CAPOLAVORO'' DI GASTON DUPRAT: ''NON SARÀ COME DICE IL TITOLO, MA GRAZIE A DUE ATTORI PERFETTI RIESCE A DIPINGERE CON PRECISIONE FIAMMINGA LA VITA E LE NEVROSI DI ARTISTI E GALLERISTI. SOPRATTUTTO QUANDO VIENE CACCIATO IL GIOVANE APPRENDISTA: ''CHI FA ARTE NON PUÒ FARE ALTRO. E’ UNA SORTA DI DISABILITÀ''

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Alessandra Mammì recensisce ''Il mio capolavoro'' al posto di Marco Giusti

 

Caro Marco, dal momento che hai perso il film argentino “Mi obra maestra “ (“il mio capolavoro” da noi) te lo racconto io . Ma non tutto perché lo devi assolutamente vedere anche per capire meglio le nevrosi di amici artisti e galleristi .

 

Ora non so se il regista Gaston Duprat ha avuto un babbo, uno zio, un amico di famigli artista/ gallerista. Di certo però è entrato nell’intimità della giornata quotidiana di un gallerista vecchio stile fatta di pacchi che vanno e vengono, sorrisoni ai collezionisti, il perenne broncio dell’assistente stilosa e acidella e soprattutto la fatica del rapporto con gli artisti che lo brutalizzano pretendendo accudimento, comprensione, denaro, protezione e supporto psicologico.

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Non so se ha conosciuto un artista anzianotto superato dai tempi e divenuto misantropo, ombroso, dotato di talento ma incompreso dal mercato, ossessivo quanto basta e il tutto amplificato da un elevato tasso alcolico.

 

E non so soprattutto quanto sia entrato in intimità con quel meccanismo psicologico che li lega come due vecchi sposi che non si sopportano ma non possono vivere l’uno senza l’altro.

 

So però che Duprat aveva già fatto un film sul tema (L’artista del 2008) curato ma molto meno riuscito, mentre qui grazie anche a due attori perfetti, artista e gallerista son dipinti con precisione fiamminga.

 

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Renzo, pittore, reduce da momenti di gloria negli anni Ottanta ma ormai sul viale del tramonto e Arturo, gallerista tradizionale con un bello spazio in Buenos Aires e gusti un po’ anni Ottanta pure lui ma pochi legami internazionali, niente fiere e niente aste . Insomma un artigiano del mestiere in un mondo di finanzieri.

 

Però da bravo gallerista cerca soprattutto di vendere e far soldi. Mentre Renzo da vero artista dei soldi non si preoccupa anche perché pretende che sia Arturo a risolvere tutti i suoi problemi, dall’affitto ai doveri di rappresentanza. Chiuso nel suo genio (“Sono un mito vivente" dice di sé) e nella sua casa puzzolente, zeppa di vecchia roba e di animali domestici, Renzo è incarognito col mondo contemporaneo che ormai lo ignora rendendolo diffidente, burbero, arrogante ma capace di improvvisa saggezza e di gesti sorprendenti. “ Non parlare se non puoi migliorare il silenzio” dice all’aspirante allievo, un poveretto che tortura con inutili esercizi degni dei workshop di Marina Abramovic.

 

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 “Sposta tutto da destra a sinistra” gli dice indicandogli una stanza stracolma. “E ora riporta tutto esattamente come stava prima” ordina allo stremato giovanotto tre ore dopo.

 

E poiché l’allievo obbedisce, il maestro lo caccia via dicendogli: “Ottimo lavoro, ora te ne puoi andare. Tu non sei un artista, e non lo sarai mai. Sei metodico, umile e costante. Un artista è ambizioso ed egoista. Chi fa arte non può fare altro. E’ una sorta di disabilità”. Sante parole.

 

Perché è un genio, Renzo Nervi. Solo un genio può rifiutarsi di pagare il conto al ristorante dichiarando al basito cameriere con ferma determinazione: “Questo pasto è una minima ricompensa dell’apporto che in quanto artista ho dato alla società di merda in 50 anni elevando il livello morale di questa clientela di disonesti e corrotti. Ora un altro grappino, grazie”.

 

Arturo invece passa dalla esasperazione al perdono, in un’ altalena che è specchio della sua dipendenza. E’ convinto del talento fuori tempo massimo del suo pittore e sa che tra cicli e ricicli sempre più rapidi prima o poi gli verrà riconosciuto.

 

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Arturo è fragile, diplomatico, sentimentale, non abbastanza cinico per il mestiere degli anni Duemila. Ma a incarnare il necessario cinismo arrivano personaggi di contorno come la chicchissima gallerista internazionale dai capelli grigio blu, il collezionista arabo che punta a comprare l’opera omnia, il gioco di speculazione etc.. etc…

 

Nella seconda parte il giallo s’infittisce, la storia inutilmente si complica , la sceneggiatura s’incarta ma lo salvano la verità dei due personaggi e la delicata, perfetta interpretazione che ne danno i due attori Guillermo Francella e Luis Brandoni . Non sarà il capolavoro che annuncia il titolo ma se vuoi capire qualcosa di più su un mondo bizzarro come quello dell’arte, questa divertente e rispettosa commedia ne racconta bene un aspetto nascosto.

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