VESTIVAMO ALLA CANONERO - LA COSTUMISTA MILENA CANONERO E' L'ITALIANA VIVENTE CON PIU' OSCAR IN TASCA: QUATTRO (L'ULTIMO PER “GRAND BUDAPEST HOTEL”) - "IL MIO GRANDE RIMPIANTO? RIFIUTAI 'STAR WARS'" -

Il grande rimpianto nella sua carriera è aver rifiutato l’offerta di George Lucas per i costumi di Guerre Stellari - Vinse il primo Oscar nel 1976 per “Barry Lyndon”, il secondo nel 1982 per “Momenti di Gloria” e il terzo nel 2007 per “Marie Antoinette” di Sofia Coppola…

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Silvio Bizio per “la Repubblica”

 

Milena Canonero Milena Canonero

Quattro Oscar e nove candidature: non solo nel mondo dei costumisti è una leggenda vivente, ma con la sua vittoria per i costumi di Grand Budapest Hotel di Wes Anderson Milena Canonero diventa l’italiana vivente con più candidature e più Oscar vinti. La costumista con le sue creazioni ha segnato la storia del cinema fin dalla sua collaborazione con Stanley Kubrick per Arancia Meccanica nel 1971, quando le ciglia lunghe e i vestiti bianchi di Malcolm McDowell segnarono per sempre l’immaginario cinematografico.

 

Oggi i suoi costumi per il film di Sofia Coppola Marie Antoinette (suo terzo Oscar, dopo Momenti di gloria e Barry Lyndon ) sono in mostra al Palazzo Braschi di Roma. Grand Budapest Hotel è la sua terza collaborazione con Wes Anderson dopo Il treno per Darjeeling e La vita acquatica di Steve Zissou .

 

Milena Canonero Milena Canonero

Ammirata e riverita da colleghi, registi e attori, Milena Canonero è stata anche produttrice e ora regista del documentario La silhouette del tempo vista da Piero Tosi . Ha disegnato i costumi di film come La mia Africa e Il Padrino I-II , Shining , Dick Tracy e Titus , lavorando con registi come Coppola, Polanski, Pollack, Julie Taymor. L’unico cruccio la costante mancanza di tempo. «Non mi sembra mai di avere abbastanza tempo per realizzare tutto quello che voglio fare» dice ridendo.

 

Nata a Torino in un anno che non rivela, dopo gli studi la Canonero si trasferì in Inghilterra dove Kubrick le diede il primo lavoro proprio per Arancia Meccanica . Timidissima, riservata sulla vita privata (è sposata con l’attore Marshall Bell) ma non risparmia lodi ai suoi registi. In particolare Wes Anderson, cui è andato il suo ringraziamento dopo la vittoria, anche se non ha voluto affrontare la consueta conferenza stampa, limitandosi a un breve commento. «Wes Anderson ha una visione molto creativa e precisa» dice.

 

«Come me dedica molta attenzione ai dettagli, è deciso eppure ti lascia molto spazio, è aperto a commenti e idee. Quando mi ha parlato di Grand Budapest Hotel mi disse che voleva ambientare il film in un fittizio paese nordeuropeo, Zubrowka, più o meno negli anni 30.

Milena Canonero Milena Canonero

 

Naturalmente, tipico di un film di Wes Anderson, il titolo non aveva nulla a che fare con la città di Budapest. Quindi l’aspetto poteva essere originale, con suggerimenti storici, ma allo stesso tempo accurato. Così lo stile delle uniformi dell’hotel sono anni 30 ma ho cercato una gamma di colori che non fosse troppo prevedibile per le uniformi dello staff di un hotel. Per i costumi di Tilda Swinton invecchiata mi sono ispirata a Klimt».

 

La ricerca storica per ogni personaggio è sempre molto importante per la Canonero, ma le ispirazioni possono venire dalle fonti più inaspettate: «Per Marie Antoinette Sofia Coppola mi diede una scatola di macaroons ( biscotti, ndr ) di Laduree. Quei colori sono diventati una sorta di guida. Una costumista non è come un disegnatore di moda, libero di disegnare la sua collezione. A volte il regista ti dà più spazio. E devi lavorare molto da vicino con truccatori e parrucchieri per mettere insieme un look totale».

Milena Canonero Milena Canonero

 

Definisce Stanley Kubrick il suo mentore: «La cosa bella di Stanley è che aveva totale autonomia, non si faceva dettare i tempi da nessuno. Lavorare con lui è stata una delle più grandi esperienze della mia carriera. Mi portava a vedere le location e mi mandava a fare fotografie. Voleva che io capissi cosa cercava».

 

Il grande rimpianto nella sua carriera è aver rifiutato l’offerta di George Lucas per i costumi di Guerre Stellari: «Avevo appena finito Barry Lyndon ed ero esausta, così ho perso quella meravigliosa opportunità. È l’unica cosa che rimpiango di non aver fatto. Da allora credo di aver preso decisioni abbastanza buone, anche per film che non hanno avuto tanto successo. I disegni di Momenti di gloria per esempio hanno ispirato una moda, con vestiti che facevano eco alla sartoria nostalgica inglese. Per me è stato una gran colpo di fortuna».

 

 

 

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