Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. LA GRECIA NON È UNA COLONIA TEDESCA
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Un bel calcio alla paura, all’Europa come minaccia, all’austerità come unica soluzione per uscire dalla crisi. La vittoria di Syriza alle elezioni greche dice che contano anche le persone, gli ospedali chiusi, le famiglie senza riscaldamento, il lavoro sottopagato. Contano e in qualche modo si vendicano delle troppe umiliazioni, se trovano un leader coraggioso come Alexis Tsipras, che per candidarsi alla guida della Grecia non ha chiesto il permesso alla Bundesbank.
Ieri sera dalle istituzioni europee non sono arrivati commenti al risultato del voto greco. In compenso ha subito parlato, non si sa a quale titolo, Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, per avvertire che “è nell’interesse dei greci effettuare le riforme necessarie per risolvere i problemi strutturali” e che per questo “devono aderire alle condizioni del salvataggio”.
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Il fatto è che si è creata la falsa rappresentazione per la quale la Germania avrebbe diritto a decidere che cosa deve fare la Grecia (anche nell’urna) per via degli ingenti crediti. In realtà la Grecia ha 322 miliardi di prestiti da rimborsare: ne deve 60 alla Germania, 46 alla Francia e 40 all’Italia. Insomma, la Germania non ha la Grecia tra le mani.
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Oltre a notare che il governatore Ignazio Visco non si permette di commentare i risultati del voto greco, va detto che Italia e Francia vantano insieme molti più crediti con la Grecia della Germania, eppure non fanno la voce grossa. Anzi. I tedeschi non vogliono che sia abbassata la guardia con Atene perché temono che ne risentano gli impegni di Francia, Italia, Spagna e Portogallo sulla strada delle riforme. Poi succede che, appunto, Francia e Italia vantino ampi crediti con la Grecia. Chi sono i “buoni” e chi sono i “cattivi”?
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Prima ancora che un problema finanziario, la Grecia è una questione politica che interessa tutti. Il punto è se un paese con un quadro economico delicato ha il diritto di scegliersi i governanti e di dispiacere al signor Weidmann. Il quale oggi si mostra arrogante con la Grecia, ma domani farà lo stesso con Parigi o Roma. La speranza è che Italia e Francia non lascino Tsipras da solo a lottare contro le ingerenze della Bundesbank.
2. TRAGEDIA O SPERANZA GRECA?
La paura è la categoria che domina quando tra gli eurocrati si parla di Grecia. Il Corriere titola in prima: “Trionfo di Tsipras, Atene agita l’Europa. Sinistra radicale a un passo dalla maggioranza assoluta, sconfitto il fronte dell’austerity. Esplosione di gioia nella Capitale. Il vincitore: basta con la paura, basta con la troika”. Dentro, l’annuncio-chiave: “Siamo pronti a negoziare una soluzione onesta” (p. 2).
Repubblica invece non è così preoccupata: “Grecia, il trionfo di Tsipras: ‘E’ un nuovo inizio per l’Europa’. Syriza sfiora la maggioranza assoluta. ‘La Troika è finita, cancellata la parola austerity. Facciamo sorgere il sole” (pp. 2-3). Il Giornale avverte a tutta prima: “La Grecia a Tsipras. Comunisti al governo, occhio. L’Europa trema per la tenuta dell’euro, ma è solo colpa sua. In Italia la sinistra anti-Renzi gode”.
Il regista Costa Gravas appoggia in pieno Tsipras: “Ha a cuore le persone e non i banchieri, sa cosa fare. L’Europa ha le sue responsabilità, ma la prima colpa è dei politici greci: hanno fatto solo guai” (Repubblica, p. 4). Invece il responsabile della politica estera del partito della Merkel, Philipp Missfelder mette le mani avanti e dice parole illuminanti anche sull’Italia: “La Germania non farà sconti. Tsipras mi sembra un populista che ha usato gli umori contro le riforme, non un pragmatico. Farà pressing sulla Ue, ma senza successo: non può ignorare la realtà economica del suo paese. C’è pochissimo margine di manovra, non deve aspettarsi da noi grandi concessioni. Se cediamo a lui come convinciamo Spagna, Portogallo, Italia e Francia a riforme come quelle che ad esempio Renzi vuole?” (Repubblica p. 7).
In festa l’economista Jean Paul Fitoussi: “Si chiude l’epoca del rigore, ad Atene ha vinto tutta la Ue. Italia e Francia saranno al fianco dei greci. Ma credo che anche nei paesi del Nord comincino a cambiare idea” (Messaggero, p. 3).
3. TOGHE ROTTE
Tanto per non smentire di essere il “royal baby” di Berlusconi (copyright Giuliano Ferrara), Renzie si scontra ancora con le toghe: “Renzi gela i magistrati: ‘Critiche ridicole’. Il premier: basta con lo strapotere delle correnti. Le toghe: il problema non siamo noi, ma le promesse mancate” (Corriere, p. 10). Luigi Ferrarella ricorda sul Corriere che uno dei capicorrente dei magistrati, Cosimo Ferri, è sottosegretario del governo Renzie per volontà di Renzie stesso (p. 11).
GIANCARLO CASELLI E PIERO GRASSO
Repubblica intervista Giancarlo Caselli, magistrato in pensione, che accusa: “Il governo fa propaganda e nasconde il pasticcio prescrizione. Nessuno aveva mai messo in dubbio la legittimità di parlare dei problemi della giustizia nell’apertura dell’anno giudiziario” (p. 14). Il Messaggero invece sente Cuno Tarfusser, della corte penale dell’Aia e per anni capo della procura di Bolzano, per il quale “le vacanze dei magistrati sono troppo lunghe” e la polemica è sbagliata (p. 7).
4. ROMANZO QUIRINALE, I DILEMMI DI RENZIE
Si entra nella settimana del voto per il Colle e tutte le attenzioni sono concentrate su colui che deve fare il primo nome, ovvero il premier. Corriere: “Il segretario farà il nome giovedì. Le ipotesi di Fassino e Mattarella. Il possibile ritorno in campo degli ex leader” (p. 13). Il Messaggero punta secco sul ministro dell’economia: “Padoan carta segreta del premier con l’ipotesi rimpasto di governo. Renzi cerca l’unità del partito sul nome del ministro dell’Economia, forte all’estero. Palazzo Chigi: se fosse un ex segretario sarebbe Fassino, uno che non divide e ha l’ok di Berlusconi” (p. 9).
MATTEO RENZI A BERSAGLIO MOBILE
Per la Stampa, “Renzi-Bersani, parte oggi l’ultimo braccio di ferro. Gli uomini del premier: tra gli ex segretari avrebbe più carte Fassino. Nel toto-nomi restano Padoan e Mattarella, ma sale Chiamparino” (p. 8). Il Giornale a tinte fosche: “Renzi trama per imporre un suo nome. Tattica del ‘prendere o lasciare’ sia con la minoranza Pd che con Berlusconi. Ma il leader azzurro resta decisivo. Il premier punta su un nome di seconda fascia per non venire oscurato” (p. 4).
5. ROMANZO QUIRINALE, ULTIME DA FARSA ITALIA
Berlusconi è ansioso di vedere il patto del Nazareno alla prova dei fatti. “Berlusconi vuole subito il candidato. Fitto: ci coinvolga o in Fi sarà guerra. Il leader: una notte per riflettere. L’ex governatore: comitato di presidenza illegittimo. Il Cavaliere vuole poter dimostrare ai suoi di essere protagonista della partita” (Corriere, p. 14).
raffaele fitto consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Per Repubblica, Berlusconi “prova a stoppare Mattarella” e non si sa se è una vendetta, a 25 anni di distanza, per quelle sue dimissioni da ministro contro la legge Mammì sulle tv (p. 10). Ma i problemi maggiori sono sempre sul fronte interno: “La nuova trincea di Fitto. ‘Niente obbedienza cieca a un patto Berlusconi-Pd’. Il leader di Fi: traditore. Il capo corrente pugliese ha con sé 40 grandi elettori. Domani 17 ‘suoi’ senatori voteranno no all’Italicum” (p. 12).
6. ATTIVITÀ RISERVATE
anna bulgari e giorgio calissoni
Il ministro Paolo Gentiloni risponde sul Corriere ad Anna Bulgari e rivendica, giustamente, il carattere riservato delle trattative sui sequestri: “Queste attività non possono che essere riservate. Lo sono state in tutti questi anni per lavoratori di aziende italiane, giornalisti, cooperanti. Devono restare tali, con il sostegno di tutte le forze politiche” (p. 21).
7. GLI AMICI DEL GOVERNO
Anche il CorrierEconomia punta il dito sui favori alle assicurazioni da parte del governo di Pittibimbo: “Scontro tra compagnie e carrozzieri. E l’assicurato paga (tanto). Un provvedimento allo studio del governo punta a riparazioni solo nei centri convenzionati. Ma le polizze restano le più care d’Europa” (p. 1). Nessun governo va mai contro le assicurazioni o i gestori delle autostrade. Neppure quelli guidati da coraggiosi “rottamatori”.
8. LO SCHERZETTO DI RENZIE ALLE POPOLARI
Gianni Zonin, viticoltore e presidente della Popolare di Vicenza, si fa intervistare dal Giornale per protestare contro il blitz sulle banche popolari: “ Sulle Popolari il premier ci ascolti. Stimo Renzi, ma qui ha deciso senza consultare la categoria. Deve ripensarci: questa riforma danneggia l’Italia. Il decreto svende e uccide le cooperative. E’ un rischio per l’intera economia del Paese. I fondi e gli speculatori avranno mano libera. La governance? Basta modificare gli statuti” (p. 21).
9. CANE A QUATTRO ZAMPE
Affari&Finanza analizza la posizione di Eni con il petrolio sui minimi e scrive: “L’Eni soffre e rivede i piani. Pesano Saipem e Mozambico, incognite per utile e dividendo. Ogni dollaro in meno per barile toglie al cane a sei zampe utili netti per 100 milioni di euro. Per Saipem si profila il rischio di una ricapitalizzazione. Va meglio per la Snam, che però risente della concorrenza delle energie rinnovabili al gas” (p. 3). Gli italiani non piangono, visti i cali del prezzo della benzina, ma il Tesoro rischia di vedere molti meno dividendi.