DAI MARÒ AI TIFÒ - 22 LAZIALI ANCORA BLOCCATI IN POLONIA, DOVE IL MINISTRO LI HA DEFINITI “BANDITI” - BONINO: “PAROLE SCONVENIENTI” - SFREGIO ANTISEMITA: ANNA FRANK CON LA MAGLIETTA DELLA ROMA

1. CALCIO: BONINO, PAROLE SCONVENIENTI MINISTRO POLACCO
(ANSA) - "Sono parole sconvenienti, in particolare per un ministro". Così il responsabile degli Esteri, Emma Bonino, rispondendo ai cronisti, commenta le dichiarazioni di ieri del ministro dell'Interno polacco sui tifosi laziali, definiti 'banditi'. "La responsabilità è individuale, non si generalizza" aggiunge Bonino.

2. ULTRAS LAZIALI ANCORA IN CARCERE "SONO BANDITI E DELINQUENTI" - DEI 22 TIFOSI FERMATI IN POLONIA 9 HANNO IL DASPO. LETTA: "PRESTO LIBERI"
Guglielmo Buccheri per "La Stampa"

Bialoleka è il carcere alla periferia di Varsavia. Ed è là che 22 tifosi della Lazio sono ancora in attesa di conoscere il proprio destino, ad una settimana dalla notte del caos per le vie del centro della città prima della sfida fra la squadra romana e i polacchi del Legia.
Ventidue ragazzi arrestati e, ieri, definiti dal ministro degli Interni Barlomiej Sinkiewicz «banditi e delinquenti, il cui posto è stare in custodia...».

Parole forti e che fanno rumore nelle ore in cui il presidente del Consiglio Enrico Letta, in visita in Polonia, ha chiesto al premier polacco Donald Tusk «una attenzione particolare e la massima accelerazione possibile nella applicazione delle regole...». Cosa sia accaduto una settimana fa è chiaro alle autorità locali, meno, molto meno ai genitori degli ultras in galera.

La ricostruzione della polizia racconta di un raduno spontaneo dei laziali davanti all'Hard Rock Cafè di Varsavia: da qui il corteo verso lo stadio e l'improvvisa guerriglia scatenata contro le forze dell'ordine con lancio di bottiglie, sassi e segnali stradali divelti. Darsi appuntamento in un luogo ben preciso, per l'ordinamento polacco, può costituire il reato di adunata sediziosa e, di questo, sono stati accusati la gran parte dei 147 tifosi laziali immediatamente fermati e rilasciati nel fine settimana scorso.

In carcere sono rimasti in ventidue, nove conosciuti in Italia perché sottoposti al provvedimento di Daspo (divieto di accesso alle manifestazioni sportive che non ha valore fuori confine): di questi, dieci sono stati già condannati ed in attesa del riesame per ottenere il via libera dopo il pagamento di una cauzione, gli altri dodici ancora senza giudizio.

La politica italiana guarda con la massima sensibilità ai fatti di Varsavia. Prima delle parole del presidente del Consiglio Letta, era stato il ministro degli Esteri Emma Bonino a chiedere chiarimenti. Il premier polacco Tusk, ieri, ha sottolineato che farà «il possibile perché le procedure legali in corso siano il meno lunghe possibili rivolgendomi al procuratore generale e al ministro della Giustizia», ricordando, però, come «le procedure previste dalla legge polacca devono essere rispettate. L'intenzione - spiega Tusk - è solo di punire i reati e non di maltrattare questo gruppo con il prolungarsi delle formalità...».

Il carcere di Bialoleka è fuori Varsavia. Davanti ai cancelli, i genitori dei ragazzi arrestati cercano un colloquio con i propri figli. «Il premier Letta ci ha rassicurato», così Alessandro Coresi, papà di Lorenzo, 18 anni, detenuto. «Mio figlio non ha fatto niente, come gli altri ragazzi: hanno soltanto avuto l'idea di unirsi tutti insieme per andare allo stadio. Nelle ore immediatamente dopo il fermo, gli hanno fatto firmare un foglio senza che nessuno gli spiegasse cosa ci fosse scritto. Noi, quelle carte, non le abbiamo ancora viste...».

Coresi si è fatto portavoce del gruppo di mamme e padri che, da una settimana, passano la giornata fra la nostra ambasciata e i cancelli del carcere. «Qua ti permettono di avere un colloquio per tre ore al mese: a noi ne resta soltanto una per parlare con Lorenzo...», sussurra.

Già, il tempo. La visita e le attenzioni chieste da Letta avranno l'effetto di una vera e propria accelerazione: entro la fine della prossima settimana, salvo contrattempi, i ventidue ragazzi ancora detenuti a Bialoleka dovrebbero rientrare in Italia. «Lorenzo - continua il signor Coresi - è un semplice tifoso della Lazio, niente più. In passato non è mai stato coinvolto in incidenti o cose simili: qua chiamano perfetto il loro sistema, ma questi ragazzi non hanno fatto altro che decidere di andare allo stadio insieme...».

Per il ministro degli Interni polacco si tratta di «banditi e delinquenti». Letta, a Varsavia, parla della necessità di «accelerare sui tempi...». Sono passati otto giorni dalle notizie del caos prima della partita valida per l'Europa League fra il Legia e il club romano: 147 furono i laziali fatti sdraiare per terra con le mani legate. Oggi, le autorità polacche devono ancora decidere il destino di 22 ragazzi.


3. SFREGIO ANTISEMITA: ANNA FRANK CON LA MAGLIETTA DELLA ROMA
Da "La Stampa"

Sui muri, sui semafori e sui cartelli stradali. Il nuovo episodio antisemita nella Capitale è fra quelli più ignobili perchè colpiscono al cuore il ricordo della ragazzina ebrea che morì in un campo di sterminio nazista: in alcune zone di Roma, da qualche giorni sono comparsi adesivi che ritraggono Anna Frank con la maglia della squadra di calcio giallorossa. Lo sdegno si è trasformato nell'immediata rimozione e, sullo sfondo, rimane l'assurdo legame fra sport e razzismo che, a Roma, trova terreno fertile come dimostrano le numerose manifestazioni del passato, anche più recente. «Turisti e passanti sono rimasti impietriti davanti a questo tipo di immagini», raccontano i commercianti di Rione Monti, quartiere storico della città.

 

 

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