51, MORTO CHE PARLA - RAFFAELE CUTOLO È IN PRIGIONE DA MEZZO SECOLO, IN ISOLAMENTO DA 36: "SE ESCO E PARLO, CROLLA IL PARLAMENTO. NON CE L'HANNO FATTA A TRASFORMARMI IN UN JUKEBOX COME GLI ALTRI PENTITI, CHE RACCONTANO E GUADAGNANO"

Paolo Berizzi per “la Repubblica

 

RAFFAELE CUTOLO NEGLI ANNI OTTANTA RAFFAELE CUTOLO NEGLI ANNI OTTANTA

«Se parlo ballano le scrivanie di mezzo Parlamento». Dopo trent’anni? «Molti di quelli che stanno adesso ce li hanno messi quelli di allora venivano a pregarmi». Non indossa più pantofole con le iniziali ricamate. «Per dignità non mi sono mai venduto ai magistrati. Se la sono legata al dito e hanno buttato la chiave». Essendo sepolto vivo, Cutolo non ha un volto né un corpo. Puoi solo immaginarlo per come lo descrivono.

 

La moglie, Immacolata Iacone, tecnicamente «vedova», e l’avvocato avellinese Gaetano Aufiero. Sono gli unici, oltre alla figlia Denise, che vedono «don Raffaè». Gli unici autorizzati, degli altri parenti non si vede più nessuno. «Al mio difensore ho chiesto di non venire più. Non ho più carichi pendenti, il mio saldo con la giustizia è in pari. E il 41 bis ho smesso di impugnarlo, tanto è inutile» dice rinserrato nella sua dimensione post-crepuscolare Raffaele Cutolo detto ‘ o professore.

 

Parla con Repubblica attraverso la moglie e il legale. Adesso è a Parma. Tredicesimo carcere della sua vita. Tredici come gli ergastoli. «Non vedo nessuno e nessuno mi vede. Soltanto mia moglie e mia figlia, un’ora ogni due mesi perché non hanno soldi per salire una volta al mese». Denise che è nata con l’inseminazione artificiale, «l’unica concessione che ho avuto dallo Stato».

 

Raffaele CutoloRaffaele Cutolo

Ha lo stesso sguardo mobile e scaltro del padre, a Carnevale ha pattinato sul ghiaccio a Ottaviano vestita da Principessa delle nevi e adesso che ha 7 anni capisce. «All’ultimo colloquio, dieci giorni fa, mi chiede “papà ma tu stai in una gabbia?”. Mia moglie la prende in braccio: «Papà è qui perché deve insegnare agli altri a non fare gli sbagli che ha fatto lui». Ma è sveglia. «Papà, non eri qui perché avevi fatto male a una persona? Non le puoi chiedere scusa e venire a casa? » Le dico, forse sbagliando, “questa persona è morta”».

 

Fosse soltanto una. E vai a spiegarle che nessuna se ne è andata inciampando, cadendo e battendo la testa. Mezzo secolo e tre anni di «gabbia», 74 all’anagrafe, record italiano di lungodegenza carceraria. Il “Professore di Ottaviano” che comandava e distribuiva croci e terrore, e lo Stato lo combatteva e intanto lo accreditava.

 

Ciro CirilloCiro Cirillo

«Mi hanno usato e gonfiato il petto, da Cirillo a Moro che, a differenza del primo, hanno voluto morto e infatti mi ordinano di non intervenire: leva ‘ e mani ( togliti di mezzo, ndr) mi disse Vincenzo Casillo (il suo braccio destro, detto ‘o Nirone, ucciso a Roma il 29 gennaio 1983, ndr). Poi mi hanno tumulato vivo. Sanno che se parlo cade lo Stato». Misteri italiani. Segreti italiani. A Parma ci sono anche Riina, Bagarella, il «Nero» Massimo Carminati. E Dell’Utri. Cutolo è invisibile. Da primo rigo sull’indice della letteratura camorristica a caso da antropologia di laboratorio.

 

andreotti gava lapandreotti gava lap

 «Anche un albero che non dà più frutti serve sempre — lascia galleggiare le parole Cutolo, figlio di contadini e poi Criminale d’Italia a cui Fabrizio De André dedicò versi da epica brigantesca in Don Raffaè — Lo lasci lì l’albero secco, può fare legna». Più della botanica la condizione unica di Cutolo — 51 anni in cella a parte un anno di latitanza tra ‘77 e ‘78 dopo la fuga dal manicomio giudiziario di Sant’Eframo, 36 anni in isolamento totale (dall’82 e quindi dieci anni prima del 41 bis), un numero imprecisato di omicidi commissionati e nove assoluzioni negli ultimi nove anni — , fa venire in mente la gabbia di Ivan Pavlov.

 

arnaldo forlani antonio gava laparnaldo forlani antonio gava lap

Il Nobel russo per la medicina, quello degli esperimenti sul cane: stimolo neurologico, riflesso condizionato. «Mi è talmente entrata sotto pelle questa condizione di defunto in vita che ormai non mi va nemmeno più che la gente mi veda. Ai processi rinuncio alla videoconferenza». Autoisolamento indotto.

 

«Salto anche l’ora d’aria. Se per respirare un’ora devo farmi perquisire e sottopormi a controlli umilianti, preferisco stare in cella. Allo Stato servo così. Pensano sia ancora legato alla camorra. Ma quale camorra?». La Nco di Cutolo era diventata pre-Sistema, anti Stato. «Pagina chiusa dal 1983, quando ho sposato Tina nel carcere dell’Asinara (presente un giovane Luigi Pagano, oggi vice capo del Dap). Pago e pagherò fino alla fine. Ma non sono un pericolo. Sarei pericoloso se parlassi, ma non ce l’hanno fatta a farmi diventare un jukebox a gettone: il pentito va a gettone. Parla e guadagna. Un ulteriore oltraggio alla memoria delle vittime».

 

PASQUALE BARRA  PASQUALE BARRA

Se lo contendevano negli anni d’oro Cutolo, quando sempre dal carcere, a cavallo tra 70 e 80 guidava il suo esercito di 7 mila affiliati nella guerra sanguinaria (persa) contro la Nuova Famiglia. E anche dopo, nell’81. Mezza Dc gli chiede di far liberare l’assessore regionale napoletano all’edilizia Ciro Cirillo, uomo di Antonio Gava sequestrato dalle Br. Sulla trattativa tra servizi segreti, Cutolo e brigatisti — accertata nel ‘93 da un’ordinanza del giudice istruttore Carlo Alemi — l’ex boss ha detto e non detto.

 

PASQUALE BARRA PASQUALE BARRA

«È stata la prima trattativa Stato-mafia. Forse anche la mia vera condanna». In cella ha quattro fotografie: due papi — Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II — quella della madre, e una della moglie Immacolata con la figlia. «Ho una telecamera puntata sul gabinetto. Non posso avere in cella più di tre paia di calzini e mutande. Vorrei mi spiegassero il senso. Ho sempre tenuto a essere in ordine. Sono figlio di contadini ma la cura di sé è importante. La insegnavo ai miei uomini».

 

Casillo, Alfonso Rosanova il «santista », Pasquale Barra ‘ o animal, il boia delle celle morto due giorni fa. «È una forma di rispetto essere sempre impeccabili: ho ammirato Andreotti. Testimoniai per lui al processo Pecorelli. Nemmeno un grazie, ci sono rimasto male. Alcuni suoi colleghi mi mandavano gli auguri a Natale. Tutti parolai i politici. L’ultimo che ho stimato è stato Berlusconi». Più magro, capelli bianchi, stessi occhiali, un disturbo alle mani che ha fiaccato l’indole grafomane: basta poesie. La retorica del boss istruito e ispirato.

 

L'ARRESTO DI ENZO TORTORAL'ARRESTO DI ENZO TORTORA

«Pazzo intelligente», si descrisse con ghigno sardonico al microfono di Enzo Biagi. Il primo raptus criminale: «24 settembre ‘63, otto colpi di revolver contro Mario Viscito, giovane ottavianese come me. Una rissa, mi parte la testa. Ventiquattro anni. Ne avevo 22». Autonoleggiatore abusivo, soprannome Rafele ‘e Monaco in quanto figlio di Giuseppe Cutolo, detto ‘o Monaco per la sua religiosità.

 

 ENZO TORTORA ENZO TORTORA

«Volevo rifondare il Regno di Napoli. Uno Stato sociale indipendente dove chiunque potesse avere da mangiare». In una lettera recente l’ha chiamata in un modo ancora più paradossale: «La mia rivoluzione». «Ho smesso di essere personaggio. L’idea della dimenticanza non mi dispiace, vorrei solo che questo avvenisse nel rispetto della dignità di un uomo». Ragiona l’avvocato Aufiero: «Il 41 bis è una misura che si applica a chi è pericoloso e ancora collegato alla criminalità organizzata. Come si può ritenere ancora pericoloso un uomo che è dentro da mezzo secolo, in isolamento da 36 e che ha commesso l’ultimo reato 34 anni fa?».

 

Curiosità nella monotonia sepolcrale della vita ergastolana: la staffetta con Bernardo Provenzano. «Ci scambiano le celle. Va via lui arrivo io. Vado via io arriva lui». Ha una frase mantra, Cutolo. «Mi sono pentito davanti a Dio ma non davanti agli uomini ». Aggiunge. «Non ho imperi, non esistono più i cutoliani. Cutolo è morto. Resuscita per un’ora solo quando viene sua figlia e gli da una carezza».

 

Bernardo provenzano arrestatoBernardo provenzano arrestato

Se n’è appena andato Pasquale Barra, il suo boia di fiducia. Anche il primo a tradirlo: «Ognuno fa le sue scelte. Barra ha avuto un’infanzia difficile. Ma ha rovinato il povero Tortora. Che Enzo Tortora era innocente lo dissi da subito. Chiesi ai magistrati di essere interrogato. Non mi vollero nemmeno sentire».

 

 

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