AVETE UCCISO LA GENERAZIONE DEL POSTO FISSO - COL PACCHETTO TREU, LA LEGGE BIAGI (2003) E IL JOBS ACT (2015), I 30-40ENNI SONO STATI CONDANNTI AL PRECARIATO A VITA - LE ASSUNZIONI SONO CRESCIUTE NEL 2017 DEL 18,8% SOLO GRAZIE A CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO (+27,3%) E DI APPRENDISTATO (+21,7%) - IN CALO LE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO (-7,8%)

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1 - DAI MESTIERI 4.0 AI CONCORSI DI STATO: ECCO CHI ASSUME IN ITALIA E ALL'ESTERO

Camilla Conti per “il Giornale”

 

DISOCCUPATO DISOCCUPATO

Se ci si limitassimo a leggere il numero complessivo degli occupati potremmo dire che il mercato del lavoro in Italia è rimasto immobile: erano 23 milioni nel 2008, sono 23 milioni nel 2018. Ma dietro ai numeri, il mercato è stato completamente stravolto. La crisi ha portato all' estinzione di alcune professioni, ha fatto schizzare la disoccupazione degli under 25 dal 21% al 35%, quella dei 25-30enni dall' 11% al 21,4 per cento. E ha cambiato radicalmente anche le esigenze delle aziende. Il web, ad esempio, cerca nuove figure professionali che permettono di capitalizzare le informazioni online.

 

La Rete non è più un mercato di nicchia, se si considera che già oggi in Italia, secondo numeri Censis, la «macchina» di Internet dà lavoro a 755mila persone, con un balzo di oltre il 12% negli ultimi sei anni. Nel frattempo, sono cambiati anche i contratti: aumentano i lavoratori a termine, che oggi sono il 15% dei dipendenti.

 

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Il posto fisso non esiste più ed è stato sostituito da apprendistati e contratti a progetto. Sta crescendo anche qui quella che gli americani chiamano «gig economy», l'«economia dei lavoretti»: i lavoratori svolgono prestazioni occasionali per conto di piattaforme online, specializzate nel mediare domanda e offerta di servizi. È il caso delle europee Foodora e Deliveroo nella consegne di cibo.

 

E aumenta considerevolmente il numero dei giovani che, per scelta o per necessità, decidono di volare via per costruirsi un futuro oltreconfine. Ma non bastano passaporto e biglietto aereo. Ecco, dunque, anche una guida utile ai visti e permessi richiesti per lavorare all' estero, dalla Cina all'Australia. E chi non vuole lasciare il Paese, può sempre partecipare ai concorsi statali: entro il 2019 saranno messi in palio 8 mila posti di lavoro.

 

2 - IN ITALIA IL LAVORO SI TROVA

Cinzia Meoni per “il Giornale”

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Nonostante i proclami delle istituzioni, trovare un lavoro a tempo indeterminato in Italia equivale quasi a vincere al lotto. Il popolo dei millenial è ormai abituato a muoversi tra stage, apprendistati, contratti a progetto, collaborazioni a vario titolo e, quando si è fortunati, contratti a tempo determinato.

 

A doversi districare in questo dedalo di precarietà c'è poi anche un numero crescente di quarantenni, cinquantenni e ultracinquantenni. Il posto fisso, fino a 20 anni fa traguardo quasi scontato di un percorso di studi tradizionale o coronamento di un inserimento in azienda chiuso con successo, appare infatti ormai come un obbiettivo difficile da realizzabile.

 

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Gli ultimi dati Istat mostrano un tasso di occupazione a gennaio al 58,1% in miglioramento dello 0,1% rispetto a dicembre e lontano dai minimi del terzo trimestre del 2013 quando il tasso si fermava a un ancora più scarno 55,4 percento. I massimi a livello occupazionale erano stati registrati nel secondo trimestre del 2008 a quota 58,8 per cento. In aumento tuttavia la disoccupazione: il tasso mensile è cresciuto a gennaio all' 11,1% dal 10,9% di dicembre.

 

A favorire in effetti il miglioramento del livello complessivo occupazionale è stato, a gennaio, il calo del tasso di inattività sceso dello 0,2% (al 34,5%) rispetto a dicembre. La percentuale di chi non lavora, né studia o cerca lavoro rimane tuttavia a livelli record in Europa. A gennaio infine, dopo cinque mesi consecutivi in calo, le persone in cerca di un'occupazione sono aumentate del 2,3%, un tasso percentuale che in numeri si traduce in 64mila persone in più a caccia di un lavoro.

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In teoria la disoccupazione giovanile (che l'Istat calcola tra i 15 e i 24 anni), è scesa in tre anni di dodici punti percentuali passando dal 44% del 2014 al 32% del 2017, tuttavia è anche vero che il tasso di inattività è alle stelle e in sette anni gli «under» 40 che cercano fortuna all' estero sono più che raddoppiati, passando da 21mila nel 2008 ai 51mila del 2015.

 

D' altro canto, lo scenario italiano non è particolarmente confortante. Ad aumentare, infatti, sono solo i lavoratori a tempo, una precarizzazione figlia soprattutto di tre riforme: Pacchetto Treu legge 196/97; Legge Biagi (2003) e Jobs Act (2015). Secondo i dati Inps pubblicati nell'Osservatorio sul precariato, le assunzioni sono cresciute nel 2017 del 18,8% ma solo grazie a contratti a tempo determinato (+27,3%) e di apprendistato (+21,7%). Sono invece diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-7,8%), un dato in decisa controtendenza rispetto all' Unione Europea, dove il numero dei contratti di lavoro a tempo indeterminato è tre volte tanto quello dei contratti a tempo determinato.

 

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Tra le assunzioni a tempo determinato appare significativo l' incremento dei contratti di somministrazione, ovvero tramite le agenzie per il lavoro (+21,5%), e ancora di più dei cosiddetti contratti «a chiamata», passati i 199mila del 2016 ai 438mila del 2017 (+120%) anche a causa dell' abolizione, nel marzo del 2017, delle collaborazioni a voucher.

 

In questo contesto, nell' anno appena chiuso, i contratti a tempo indeterminato hanno rappresentato solo il 23,2% delle assunzioni rispetto al 42% registrato nel 2015 quando era in vigore l'esonero contributivo triennale per i neo assunti a tempo indeterminato.

 

Secondo l'ultimo rapporto sul lavoro curato dall' Inps tra il 2012 e il 2016 il miglioramento in termini occupazionali si concentra su 125 professioni a fronte della diminuzione o stabilità in altre 385. Tra i settori vincenti ci sono l' Ict, la ristorazione, l' assistenza personale ma anche trasporto, pulizie e agricoltura. L' espansione occupazionale, infine, è dettata dalle imprese di piccole dimensioni (+10% tra il 2016 e il 2017) attive da almeno sei anni nell' ambito dei servizi.

 

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