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CARBONI FOSSILI - TRAVAGLIO: “COME FA PAPÀ BOSCHI, DIPINTO DALLA FIGLIA COME UN GENTILUOMO DI CAMPAGNA A CONOSCERE IL RE DEI FACCENDIERI, CARBONI? FOSSE CONFERMATO BOSCHI SCEGLIEVA IL CAPO DI ETRURIA NELLO STUDIO DI CARBONI, SAREBBE UN ALTRO KAPPAÒ PER LO STORYTELLING RENZIANO”

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

FLAVIO CARBONIFLAVIO CARBONI

Oggi parliamo di liste, tema che da sempre affascina la dietrologia e l' avantologia politica. La più celebre è quella della loggia P2 , con 962 affiliati, sequestrata dalla Guardia di Finanza per ordine dei giudici Colombo e Turone negli uffici di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi il 17 marzo 1981.

 

Flavio Carboni in quell' elenco (peraltro incompleto) non c'era, anche se poi risultò pappa e ciccia con Gelli e vari confratelli. Comparve invece nella lista della P3, una sorta di P2 .0 smascherata dalla Procura di Roma nel 2010, accanto a Dell'Utri, Verdini, Cosentino e altre preclare figure. Ora, morto Licio e detenuto Marcello, chi è il personaggio più malfamato fra gli italiani viventi?

 

FLAVIO CARBONIFLAVIO CARBONI

Carboni non teme rivali. Nei dizionari si legge che il termine "faccendiere" fu coniato per lui. E il suo curriculum è da Guinness: sassarese, 84 anni, il capino ornato da un vistoso parrucchino, già in rapporti con galantuomini del calibro di Francesco Pazienza, del boss mafioso Pippo Calò, di Silvio B., di vari esponenti della Banda della Magliana, di Roberto Calvi (fu l' ultimo a vederlo vivo prima che finisse appeso al ponte dei Frati neri di Londra, tant' è che fu imputato per averlo fatto uccidere e poi assolto) e dello stesso Gelli, vanta una sfilza di arresti, una condanna a 8 anni e mezzo per il crac Ambrosiano e un processo in corso sulla P3 per corruzione, associazione a delinquere e associazione segreta.

Flavio Carboni Flavio Carboni

 

Difficile immaginare un tizio meno raccomandabile e più infrequentabile. Eppure, com' era perfettamente incistato nella Prima e nella Seconda Repubblica, lo è anche nella Terza. L' ha rivelato ieri Libero e lo conferma oggi con nuovi particolari il nostro Davide Vecchi: nell'estate 2014 Carboni ospitò nel suo studio di via Ludovisi a Roma alcune riunioni coi vertici di Banca Etruria, dispensando preziosi consigli sulla nomina del nuovo direttore generale all' allora presidente Lorenzo Rosi (ora indagato) e al vicepresidente Pier Luigi Boschi.

 

Come fa papà Boschi, dipinto alla Camera dalla figlia ministra Maria Elena come un gentiluomo di campagna, un galantuomo d' altri tempi, a conoscere il re dei faccendieri?

Gliel'ha presentato un comune amico: Valeriano Mureddu, 46 anni, anche lui sardo e massone, che conosce non solo papà Boschi, ma anche papà Renzi: vive a Rignano sull' Arno a due passi dalla casa dei genitori del premier e ha fatto affarucci con Tiziano Renzi e affaroni con Carboni. È a Mureddu che si rivolgono Rosi & Boschi quando devono scegliere il dg di Etruria, e lui li porta a Roma da Carboni.

maria elena e pier francesco boschimaria elena e pier francesco boschi

 

Carboni a sua volta si fa dare una mano da un altro professionista del grembiule e del compasso, Gianmario Ferramonti, noto alle cronache dagli anni 90 quando finì nell' inchiesta aostana Phoney Money. Ieri, per tutta la giornata, a parte le smentite di rito di Pier Luigi Boschi, dal governo e dai suoi numerosi esternatori da talk non è uscito un monosillabo. Forse stavano tutti rientrando da Quarto.

 

Ma, se fosse confermato che papà Boschi sceglieva il nuovo capo di Etruria nello studio di Carboni, sarebbe un altro kappaò per lo storytelling renziano: non solo quello della trasparenza, a cui non crede più nessuno; ma pure quello della rottamazione. Suvvia, siamo nel 2015 e ancora siete appesi al toupet dell' 84enne Carboni, con tutti i magliari quarantenni che scalpitano ansiosi di ben figurare? Ma aggiornatevi. Un minimo di ricambio, se non della classe dirigente, almeno di quella dei faccendieri, sarebbe auspicabile.

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

 

Molto si parla anche della lista dei 30 piddini refrattari alla legge sulle unioni civili. L' ha pubblicata il sito Gay.it e subito dal Pd, ma anche dal centro e dalla destra, s' è levato un coro unanime d' indignazione: "squadrismo", "lista di proscrizione", vergogna. Quindi informare i cittadini di quel che fanno i loro sedicenti rappresentanti in Parlamento sarebbe una sconcezza. Non contenti di trovarsi lì a spese nostre senza che nessuno li abbia votati, a decidere del nostro futuro con una maggioranza truccata dal Porcellum incostituzionale, questi furbastri pretendono pure il segreto di Stato su quel che fanno.

 

Forse perché si son fatti eleggere (si fa per dire) nel 2013 sulla base di un programma, quello del Pd, che alla voce "Diritti" recitava: "Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico". Ora fanno il contrario, ma non vogliono che si sappia in giro. Tranquilli, ragazzi: anche Renzi sta attuando il programma di Forza Italia, quindi non rischiate nulla. È se applicaste quello del Pd che non verreste ricandidati.

PIER LUIGI BOSCHIPIER LUIGI BOSCHI

 

La terza lista è quella stilata dai 5Stelle con i personaggi a loro sgraditi nei talk in tv: professionisti della rissa, come Barani e Santanchè; voltagabbana macchiettistici da non toccare neppure con una canna da pesca, tipo Razzi e Scilipoti; superinquisiti alla Azzollini e alla Verdini; e l' avvenente Andrea Romano, zelante convertito last minute. Ora, è vero che nessun essere umano è obbligato a incontrare certa gente.

 

Ma i politici non possono scegliersi gli avversari: devono prendere ciò che passa il convento. Quindi, per favore, i 5Stelle ritirino la black list. O, almeno, depénnino il nome del piacente Romano. Se muore dalla voglia di farsi del male più di quello che già si fa quotidianamente, bivaccando di talk in talk da mane a sera, va assolutamente accontentato.

 

Ps. Corre voce che Renzi (da un po' di tempo) e la Boschi (da quando è nata) non vogliano confrontarsi con giornalisti del Fatto Quotidiano. Ma deve trattarsi di un' infame calunnia, altrimenti l' Unità li avrebbe già conciati per le feste.

 

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