CONVERTIRE GLI INFEDELI – NEGLI STATI UNITI UNA CATECHISTA DI 23 ANNI SI È CONVERTITA ALL’ISLAM RADICALE – AVVICINATA SU INTERNET DA GRUPPI CHE INNEGGIANO ALL’ISIS, LA RAGAZZA È STATA PILOTATA FINO A CONTRATTARE UN MATRIMONIO CON UNO SCONOSCIUTO E UN POSSIBILE TRASFERIMENTO IN SIRIA

La ragazza non ha i genitori, ha pochi amici e vive con la nonna, che a un certo punto è intervenuta e ha chiamato l’Fbi, dandole accesso a tutti gli account sui social. I reclutatori hanno coccolato Alex per mesi, con continue spedizioni di cioccolata, regali, veli, tappetini per pregare e libri sul Corano. E le hanno sconsigliato di andare nella moschea più vicina…

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Rukmini Callimachi per “The NewYork Times” pubblicato da “la Repubblica

 

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Quando ha fatto sapere ai suoi follower su Twitter di essersi convertita all’Islam, Alex, 23 anni, babysitter e insegnante di catechismo, era elettrizzata. Per mesi aveva preso confidenza con un nuovo gruppo di amici online che le avevano insegnato che cosa vuol dire essere musulmani. Le avevano anche raccontato dello Stato Islamico, di come stesse costruendo una patria in Siria e in Iraq dove i devoti possono vivere secondo la legge di Dio.

 

In particolare Faisal, uno di loro, era diventato un compagno pressoché quotidiano, che ogni giorno trascorreva ore intere con lei su Twitter, Skype. Quando però lei gli ha detto di aver trovato una moschea a pochi chilometri dalla casa nella campagna dello Stato di Washington dove abita con i suoi nonni, lui si è irrigidito. Gli unici musulmani che Alex conosceva erano quelli nei quali si era imbattuta online e Faisal l’ha incoraggiata a proseguire così, sostenendo che negli Usa i musulmani sono perseguitati.

zehra duman da melbourne allo stato islamico zehra duman da melbourne allo stato islamico

 

L’ha anche messa in guardia, dicendo che avrebbero potuto etichettarla come terrorista e che era meglio che tenesse segreta la sua conversione. Anche alla sua famiglia.

 

Seguendo i consigli di Faisal, Alex ha iniziato a condurre una doppia vita. Ha continuato a insegnare catechismo nella sua chiesa, ma ha iniziato a sognare come avrebbe potuto essere la sua vita con i militanti. «Mi sentivo come se stessi tradendo Dio e il cristianesimo», ha detto Alex, che per confidarsi utilizza lo stesso pseudonimo che ha usato online. «Ma ero anche elettrizzata perché mi ero fatta molti nuovi amici».

 

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Lo Stato islamico lavora incessantemente per reclutare occidentali e sfruttarne l’enorme valore per la propaganda. Dal gennaio di quest’anno almeno un centinaio di americani sono partiti per la Siria e l’Iraq unendosi ai jihadisti, tra le cui fila combattono 4mila occidentali. Lo sforzo di reclutamento dello Stato Islamico è stato amplificato dall’enorme contingente di operatori sui social media. Secondo gli analisti, il gruppo terroristico è online 24 ore al giorno e la sua efficacia è amplificata da cerchie sempre più vaste di volontari e ammiratori che ne trasmettono i messaggi, trasformandosi a loro volta in potenziali reclutatori.

 

Il gruppo online di Alex per oltre sei mesi ha trascorso migliaia di ore a chattare con lei. Le hanno spedito soldi, l’hanno ricoperta di cioccolato, hanno solleticato la sua curiosità e placato le sue ansie mentre la accompagnavano verso i concetti teologici radicali sui quali si basa l’Is. I colloqui con Alex e la sua famiglia e uno studio di email, tweet, messaggi privati e chat su Skype offrono la rara possibilità di comprendere l’intenso sforzo in atto da parte dell’Is per indottrinare una giovane donna americana, aumentando il suo senso di isolamento dalla famiglia e dalla comunità.

 

ISIS-2 ISIS-2

COME ADESCARE I SOLITARI

Alex ha vissuto con i nonni quasi tutta la sua vita: quando aveva 11 mesi, sua madre, tossicodipendente, ne ha perso la custodia. L’anno scorso Alex lascia il college e inizia a fare la babysitter due giorni a settimana e a insegnare catechismo la domenica in chiesa. A casa trascorre ore intere a guardare film in streaming e ad aggiornare i suoi profili sui social media.

 

Poi, il 19 agosto, il suo telefono vibra per un’allerta della Cnn : James Foley è stato decapitato dall’Is, un gruppo di cui non sa niente. La sconvolgente immagine del giovane inginocchiato mentre il coltello gli recide la gola le si imprime nella mente. Colpita dall’esecuzione e in preda a una curiosità morbosa, si collega a Twitter per saperne di più. «Ho cercato messaggi di persone d’accordo con quello che era stato fatto al giornalista, per capire perché l’avevano fatto. Trovarli, in verità, è stato assai facile». Alex rimane sconcertata di nuovo, questa volta dal fatto che persone affiliate allo Stato Islamico rispondano gentilmente a tutte le sue domande.

James Wright Foley James Wright Foley

 

Uno dei primi contatti avviene con un uomo che dice di essere un combattente dell’Is di nome Monzer Hamad e di vivere vicino a Damasco in Siria. Presto i due iniziano a chattare per parecchie ore al giorno, con interazioni, piene di emoticon e “Lol” (“che ridere!”).

 

Tutto quello che è accaduto poi segue le raccomandazioni contenute in un manuale scritto da Al Qaeda in Iraq, intitolato “Corso nell’arte del reclutamento”, una copia del quale è stata recuperata dai soldati americani in Iraq nel 2009. In ottobre, Alex è in chat con oltre una decina di persone che ammirano apertamente l’Is. Una delle sue nuove “sorelle” musulmane le fa avere un buono regalo di 200 dollari da spendere sul sito Islamic-Bookstore.com, e insieme ad altri sceglie per lei i libri da farle avere a casa. Tra di essi un Corano in inglese e un manuale.

 

isis legge accuse di fornicazione isis legge accuse di fornicazione

Tra le persone che allacciano rapporti online con Alex, c’è un utente di Twitter di nome Voyager. In novembre le chiede il suo indirizzo email e le dice che il suo vero nome è Faisal Mostafa, che vive a Stockport, vicino a Manchester. Faisal le chiede l’indirizzo Skype e presto i due iniziano a chattare tenendo le webcam spente, nel rispetto delle regole musulmane sulla modestia. Alex dice che, pur avendo trascorso anche nottate intere a parlarle, la conversazione è rimasta sempre su toni platonici.

 

Ogni giorno lui le prepara una lezione, iniziando dai principi base della preghiera, tra i quali il wudu , il rituale che prevede di lavarsi prima di ciascuna delle cinque preghiere giornaliere. Faisal le insegna l’importanza per i musulmani di piegare la testa fino a toccare terra quando si prega. E Alex si inginocchia, accanto al suo letto, toccando con la fronte il tappeto.

 

SI OLTREPASSA UNA LINEA

isis in marcia isis in marcia

A Natale, Alex chiede a Faisal che cosa fare per convertirsi e lui le spiega che deve ripetere alla presenza di due musulmani questa frase: «Non c’è Dio al di fuori di Allah, Maometto è il suo profeta». Un ostacolo per Alex, che non conosce nessun musulmano di persona. Faisal le dice che una soluzione c’è: le basta postare la sua dichiarazione di fede, nota come “Shahada”, su Twitter e le prime due persone a leggerla sarebbero stati suoi testimoni.

 

La sera del 28 dicembre, Alex si collega a Twitter. Faisal testimonia di aver letto la sua dichiarazione, e così pure fa un altro amico online, Hallie Sheick. Nel giro di poche ore, il numero di follower di Alex su Twitter raddoppia. Prima di andare a letto scrive: «Ho davvero fratelli e sorelle. Sto piangendo».

 

folla per lapidazione a mosul folla per lapidazione a mosul

Da gennaio, a casa di Alex iniziano ad arrivare vari pacchi, tutti con il logo Royal Mail e l’indirizzo inglese del mittente, Faisal. All’interno Alex trova vari hijab di colore pastello, un tappeto verde per le preghiere, libri che la portano a un’interpretazione sempre più rigida dell’Islam. Alcune lezioni però le paiono sciocche, come il monito a non utilizzare lo smalto perché impedisce all’acqua di pulire a fondo durante il wudu . 

 

Uno degli opuscoli è intitolato “Diritti e doveri delle donne”. In ogni pacco ci sono barrette di cioccolato Lindt. Faisal le spiega perché che è stato all’interno di una cioccolateria Lindt in Australia, il Chocolate Cafe di Sydney, che un uomo che agiva in nome dell’Is ha tenuto in ostaggio per 16 ore in dicembre un gruppo di dipendenti e di clienti.

 

Alla fine di gennaio, Alex ha ormai una doppia vita a tutti gli effetti e segue l’avvertimento di Faisal di tenere un basso profilo. L’unica a conoscenza della sua conversione è sua cugina. Quando la nonna di Alex inizia a insospettirsi per l’arrivo di tutti quei pacchi da oltreoceano, Faisal inizia a spedirli a casa della cugina. Alex, però, inizia a sentirsi sempre più isolata dal mondo.

folla guarda la lapidazione a mosul folla guarda la lapidazione a mosul

 

Hallie Sheick, che ha trascorso anni a reclutare adepti per i gruppi estremisti prima di pentirsi, dice che l’isolamento è voluto: «Cerchiamo persone che si sentono sole. E se non lo sono già, le isoliamo noi».

 

A settimane di distanza dalla sua conversione, Alex non conosce un musulmano nella vita reale. Scopre l’esistenza di una moschea vicino casa sua, ma Faisal riesce a dissuaderla dall’andarci.

 

LE PRESSIONI AUMENTANO

Alla metà di febbraio, la comunità virtuale di Alex inizia a farsi sempre più esigente. Le dice che una brava musulmana deve smettere di seguire sui social media i kuffar , gli infedeli. Faisal la presenta all’amministratore dell’account @InviteToIslam che, secondo il Middle East Media Research Institute, appartiene a un gruppo radicale islamico di Birmingham, in Inghilterra, in stretto contatto con i combattenti dell’Is.

 

bambini e isis 5 bambini e isis 5

L’amministratore ( che è accusato di aver contribuito alla radicalizzazione di una quindicenne inglese che all’inizio di quest’anno è scappata di casa per unirsi all’Is) opera una “verifica su Skype” per Alex. Tre giorni dopo il suo interrogatorio, Faisal le scrive: «Trovarti uno sposo non è un problema». Trascorrono alcuni giorni e Faisal le scrive: «Conosco qualcuno disposto a sposarti. Non è di bell’aspetto, ha 45 anni ed è calvo, ma è un bravo musulmano».

 

Nelle successive chiacchierate su Skype, Faisal sottolinea che per un musulmano è un peccato vivere tra gli infedeli e così poco alla volta i due iniziano a parlare di un suo possibile trasferimento in “terra musulmana”.

 

Anche se non viene mai menzionata la Siria, Alex capisce che quella è la destinazione proposta. Il 19 febbraio Faisal le propone di incontrarsi in Austria, così da poterle presentare il suo futuro marito. È più o meno allora che Alex inizia a sospettare che Faisal parli anche con altre giovani donne. Ed è soltanto allora, che cerca il suo nome su Google e scopre che un uomo di nome Faisal Mostafa dirige la Mezzaluna Verde, un’organizzazione islamica di beneficienza, situata all’indirizzo dal quale le erano stati spediti tutti i pacchi.

 

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E che è originario del Bangladesh, ha più di 50 anni, è sposato e ha figli. Accusato di complottare un attentato terroristico, nel 2009 Mostafa è stato condannato a cinque anni di reclusione per possesso di armi da fuoco. Arrestato il 25 marzo mentre tornava in Bangladesh, nel 2010 Mostafa è stato rimpatriato in Gran Bretagna.

 

L’INTERVENTO DELLA FAMIGLIA

In marzo la famiglia di Alex ha deciso di confiscarle il computer e il cellulare. La nonna ha anche affrontato l’uomo: «Che cosa pensate di fare? Noi l’abbiamo cresciuta per 24 anni nella fede cristiana, non per farsi fare il lavaggio del cervello da voi». Faisal ha risposto dandole la sua parola che non avrebbe più contattato la nipote. Alex ha accettato di consegnare le password dei suoi account Twitter e email e la nonna li ha cambiati. Alcuni agenti dell’Fbi, su richiesta della sua famiglia, hanno scaricato tutte le comunicazioni da lei scambiate con il gruppo.

 

Ma quando ha perso i contatti con Faisal, Alex ha scoperto che, pur consapevole di non potersi fidare, sentiva la mancanza del suo gruppo di amici onlne. Così un pomeriggio si è collegata a Skype, l’unico account che tutti si erano dimenticati di chiudere. Faisal le ha risposto immediatamente. A mesi di distanza i due si scambiano ancora messaggi. Faisal le ha scritto: «Quando ho promesso a tua nonna che non avrei più comunicato con te, ho mentito».

(Traduzione di Anna Bissanti)

 

 

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