CORNA E RICATTI A PALAZZO CHIGI - UN CENTRALINISTA HA REGISTRATO GLI INCONTRI HOT DI DUE COLLEGHI PER POI RICATTARLI: “IO VI GARANTISCO IL SILENZIO E VOI LASCIATE IL LAVORO…” - L’UOMO E’ STATO RINVIATO A GIUDIZIO PER TENTATA ESTORSIONE E INSTALLAZIONE DI APPARECCHIATURE ATTE A INTERCETTARE CONVERSAZIONI TELEGRAFICHE O TELEFONICHE…

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Giulio De Santis per www.corriere.it

 

palazzo chigi visto da casa pazzaglia palazzo chigi visto da casa pazzaglia

Nelle stanze riservate del centralino della presidenza del Consiglio dei ministri ha registrato gli incontri hot di due colleghi per ricattarli. Obiettivo (fallito): obbligare gli amanti a lasciare il lavoro in cambio del silenzio sulla loro relazione clandestina. Questa è l’accusa per cui il centralinista Gilberto Rizzo, 51 anni, è stato rinviato a giudizio dal gip Bernadette Nicotra. I reati contestati all’addetto al ricevimento delle telefonate dal pm Eugenio Albamonte sono tentata estorsione e installazione di apparecchiature atte a intercettare conversazioni telegrafiche o telefoniche.

 

A scatenare la rabbia del dipendente, per ora allontanato dall’incarico a Palazzo Chigi, sarebbero stati alcuni dissapori con la coppia legati al lavoro. Problemi che gli avrebbero fatto perdere per un periodo benefit economici dovuti alla ripartizione dei turni a causa del mancato accordo sulla divisione compiti con uno dei due amanti.

 

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Il piano ordito dal centralinista - secondo la ricostruzione della procura - prende forma nel gennaio del 2017, quando un dipendente del centralino riservato del Consiglio dei ministri riceve una busta anonima con scritto: «Ascolti bene il contenuto audio». Scartato il pacco, e inserito il cd nel computer, l’addetto rimane di sasso. La registrazione sonora immortala un suo momento d’intimità con un’impiegata. Anche quest’ultima viene a sapere dell’esistenza del file.

 

A velare di ulteriore mistero la vicenda è la stessa registrazione dell’incontro, avvenuto nella sala riservata del centralino di Palazzo Chigi. Spazio dove esiste il divieto tassativo di installare qualunque tipo di dispositivo per il timore che siano registrate conversazioni private tra alte cariche dello Stato. Dopo pochi giorni, l’oscuro mittente invia un nuovo messaggio per spiegare la ragione che l’ha spinto a confezionare il dischetto. Scrive a ognuno dei due colleghi: «Produca anche lei domanda di trasferimento, sapete le conseguenze».

 

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La coppia però – assistita dall’avvocato Alessandra Spina, legale di parte civile – non ha alcuna intenzione di farsi ricattare e segnala la questione al superiore, il consigliere Paola Bassi, coordinatrice dell’ufficio Informatica e telematica. Scatta a quel punto non solo l’inchiesta della procura, ma anche dell’ispettorato di pubblica sicurezza di Palazzo Chigi per la paura che qualcuno abbia carpito segreti di Stato.

 

L’indagine esclude una falla su quest’ultimo versante. Ma si risale a chi potrebbe essere l’autore del cd: Rizzo, che tra l’altro avrebbe ammesso il confezionamento con il suo ex capo, Ernesto Pignalberi. La coppia (due normali impiegati) nel frattempo ha continuato a lavorare a Palazzo Chigi. Il processo davanti al giudice monocratico avrà inizio a maggio.

 

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