UNA CRISI SENZA FINE – TORNA IL PESSIMISMO: IL 58% DEI RISPARMIATORI PREVEDE UN PEGGIORAMENTO DELL’ECONOMIA, RISPETTO AL 39% DI MAGGIO E AL 49% DELL’OTTOBRE 2013 – CROLLA LA FIDUCIA NEL MATTONE

Il sondaggio Gfk Eurisko tra i proprietari di conto corrente registra un 36% che fa previsioni funeste per l’economia. A coloro che hanno soldi da investire è stato chiesto che cosa ne farebbero: il 14% si orienterebbe sulla casa e il 27% su prodotti finanziari. A maggio 2012 la casa stava al 25 e il risparmio al 19%...

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Giuditta Marvelli per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"

 

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Più pessimisti di un anno fa. E quindi più propensi, sempre che ce ne sia la possibilità concreta, ad accantonare in vista di un futuro nebbioso. A scapito anche di spese necessarie, come l’istruzione dei figli e il saldo di vecchi debiti. Il desiderio di risparmiare, quindi, è ancora troppo in bilico sulla paura. E cambia verso rispetto al passato: sempre meno mattone, sempre più investimenti finanziari.

 

Statistiche

L’umore degli italiani con conto corrente è abbastanza grigio: se Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, ha parlato nei giorno scorsi di timori per una nuova recessione, le famiglie, a leggere questi dati, se la sentono già addosso. Il campione di mille «bancarizzati», rappresentativo di 39 milioni di connazionali maggiorenni, interpellato nel mese di ottobre da Gfk Eurisko per l’Osservatorio Anima, non lascia spazio ad altre interpretazioni.

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Nell’ottobre 2013 il 49% riteneva che la situazione potesse peggiorare ancora. In maggio gli animi erano più sollevati e i pessimisti erano scesi al 39%. Oggi siamo risaliti al 58%, con un 22% che prevede un peggioramento contenuto dell’economia e un 36% che invece teme scenari decisamente funesti.

 

«L’impasse raffredda i progetti, soprattutto quelli di consumo — dice Pierluigi Giverso, direttore marketing di Anima —. Si riscalda un poco il concetto di risparmio, più che altro in ottica di protezione o rassicurazione del futuro incerto».

 

Piani difficili

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Accade così che solo il 53% (66% nel maggio 2013) dichiari di avere dei piani per il futuro. Nella scorsa primavera il 43% del campione dichiarava di avere progetti di spesa (vacanze, scuola, casa, aiuti a familiari, spese importanti, debiti), oggi più di qualcuno ci ha ripensato e il totale di chi risponde affermativamente a questa domanda è sceso al 39%. Sul fronte dei risparmi, invece, si è saliti dal 26% di maggio al 29% di oggi. Chi ha fatto retromarcia sul fronte delle spese, quindi, oggi pensa che sia meglio accumulare una riserva per il futuro e mettere soldi da parte per emergenze o imprevisti.

 

Anche se poi nella pratica spesso le intenzioni di risparmio rimangono tali. Come è accaduto per il bonus fiscale, i famosi 80 euro, che sono finiti nella busta paga di circa dieci milioni di italiani proprio a partire da maggio. Secondo il campione il bonus è stato speso tutto o in larga parte da due terzi dei beneficiari. Anche se molti, prima di averlo, pensavano di non spenderlo e di metterlo via.

 

Ma se aveste soldi da investire dove li impieghereste? Il 41% che si dichiara desideroso di far fruttare i propri soldi (un altro 41% non ne ha, un ulteriore 18% non risponde) in questo momento è sempre più propenso a scegliere un prodotto finanziario (27%) mentre il sogno del mattone, per ora, è piuttosto fuori moda.

 

Nel maggio 2012 il 25% avrebbe scelto la casa e solo il 19% un investimento finanziario. Oggi le proporzioni sono invertite: il 14% preferirebbe la casa, il 27% metterebbe i soldi in un impiego finanziario, il 6% li terrebbe sul conto corrente.

 

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Al risparmio, gestito o no, gli italiani chiedono poi la stessa cosa che volevano dal mattone o dai Bot negli anni dei tassi d’oro: la protezione del capitale. La indica come primo desiderio il 45%. Nutrito anche il drappello di chi vorrebbe il rendimento garantito. Mentre meno attenzione viene riservata ai costi (solo il 22% presterebbe particolare attenzione a questa voce) e alla semplicità con cui fare l’investimento scelto (15%).

 

La crisi sta mettendo a dura prova anche gli investitori di più lunga esperienza. Quei nove milioni di italiani che, oltre al conto corrente, hanno anche un piccolo o grande gruzzolo da parte già investito in prodotti finanziari. Nel loro caso il minor interesse per il mattone è una costante che dura fin dal maggio 2012: a quell’epoca il 29% di questo sottogruppo (pari al 23% circa dei mille intervistati) si dichiarava interessato alla casa per eventuali investimenti da fare, mentre il 53% preferiva appunto fondi.

 

Oggi il mattone piacerebbe solo al 17% mentre il gradimento per un investimento finanziario è espresso dal 63%. Difficile dire ora se questi nuovi orientamenti resteranno tali anche se la congiuntura economica dovesse migliorare. O se la crisi ha in qualche modo cambiato per sempre il modo di ragionare delle famiglie italiane.

 

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