DIVORZIO ALL’ITALIANA: TATTICHE, VIOLENZE, RIPICCHE - LE SCENE PIU’ CRUENTE SI VEDONO QUANDO SI PARLA DEL CANE DI FAMIGLIA E DELLE SPESE EXTRA - PER IL MANTENIMENTO, C’E’ CHI USA GLI SCONTRINI DEI REGALI RICEVUTI DALL’EX PER DIMOSTRARE CHE E’ BENESTANTE E FARLO PAGARE

I nuovi protocolli dovrebbero mettere ordine nelle contese all’ultimo euro. Con la regola del silenzio-assenso si hanno dai 10 ai trenta giorni per rispondere all’ex coniuge e se non lo si fa sono guai… - -

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1 - GASSANI: “LE SCENATE PIÙ VIOLENTE? PER IL CANE DI FAMIGLIA”

GASSANI, PRESIDENTE DEI MATRIMONIALISTI: “BASTA CONTESE ALL’ULTIMO EURO”

GUERRA DEI ROSES DIVORZIO GUERRA DEI ROSES DIVORZIO

 

Caterina Pasolini per “la Repubblica”

 

«Altro che guerra dei Roses, i divorziati italiani sono peggio. Continuano a litigare e farsi dispetti anche anni dopo essersi lasciati. Ben vengano quindi i nuovi protocolli per mettere ordine nelle contese all’ultimo euro». Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione matrimonialisti e autore di Vi dichiaro divorziati, ha visto di tutto negli anni.

GIAN ETTORE GASSANI GIAN ETTORE GASSANI

 

Per cosa si dà battaglia?

«Per vendicarsi di essere stati abbandonati, perché si vuole garantire ai figli lo stesso tenore di vita di quando si era sposati. Fatto è che ho visto molte tenersi per anni la ricevuta del viaggio di nozze, delle vacanze per dimostrare che il marito era benestante mentre lui all’improvviso annunciava rovesci finanziari per rispamiare. Tutti pronti a scatenare la finanza pur di vincere. Senza distinzione di sesso. Un giovane sardo ha portato pile di scontrini di regali ricevuti pur ottenere dalla ex 12mila euro di assegno; alla fine ne ha avuti 4mila ».

 

E le spese extra?

«Sono quelle il cuore degli accordi, perché maggior fonte di litigi: ora, ad esempio, per mandare i figli a una scuola privata bisogna essere d’accordo, non si può più scegliere e poi obbligare l’altro a pagare».

 

Con la regola del silenzio- assenso brutte sorprese per i distratti?

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«Si hanno dai 10 ai trenta giorni per rispondere all’ex coniuge e se non lo si fa sono guai. Un marito ha scritto alla moglie che voleva portare il figlio in vacanza in America: 8mila euro da dividere. La donna non ha risposto, il tribunale l’ha condannata a pagare la metà».

 

Il cane va mantenuto?

«Sì, e per gli animali ho visto contese quasi più violente che per i figli: c’è chi ha chiamato come testimoni amici e veterinari per stabilire chi dovesse tenere il cane. Ora c’è persino un disegno di legge che prevede esperti, psicologi per capire a chi l’animale vuole più bene ».

 

 

2 - SEPARATI, MA SENZA LITIGARE LE REGOLE D’ORO DEI TRIBUNALI

DA TORINO A ROMA INTESE GIUDICI-AVVOCATI SULLE SPESE PER I FIGLI “SÌ ALLO SPORT, MA VACANZE E MOTORINO VANNO CONCORDATI PRIMA”

 

Ottavia Giustetti e Sarah Martinenghi per “la Repubblica”

 

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Quando l’amore nella coppia finisce, quel che resta di una famiglia con figli è spesso solo un libro aperto nelle mani di un giudice. È una sentenza a stabilire chi, tra mamma e papà, avrà la custodia dei bambini. In quale casa dovranno stare e per quanto tempo. Ma anche quanto costerà continuare a mantenere i figli, pur vivendo separati.

 

Ed è soprattutto su questo, su chi deve mettere mano al portafogli e perché, che si accendono in aula le liti più violente. Per ridurre scontri e discussioni, giudici e avvocati indicano la strada dell’accordo con un “decalogo” sulle spese che i genitori in fase di separazione e divorzio dovranno affrontare non vivendo più sotto lo stesso tetto.

 

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«È un argomento che crea forti tensioni tra ex coniugi e la speranza è che con queste linee guida, il più analitiche possibile, si possano recuperare uniformità di giudizio, punti fermi e serenità», commenta il presidente del tribunale di Torino, Massimo Terzi.

 

Gli avvocati sorvegliano, e si improvvisano psicologi. Ma quando dal tribunale si torna a casa, il lutto è spesso ancora da elaborare. Ed è in quel momento che le piccole decisioni dei tempi di pace, diventano strumento di ricatto, pregiudicando per mesi o per anni la serenità dei ragazzi.

 

 

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Ma la soluzione adesso arriva da una sede autorevole: nasce nelle aule di tribunale il vademecum da non trasgredire per la serenità di figli e genitori. È la strada intrapresa, da un paio d’anni a questa parte nelle principali città, da Roma a Milano, da Verona a Firenze. L’ultimo esempio è proprio Torino, dove magistrati e legali hanno siglato un accordo che ha visto un lungo lavoro d’intesa tra il presidente della sezione famiglia Cesare Castellani e la coordinatrice per i minori dell’Ordine, l’avvocato Assunta Confente.

 

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Un protocollo che definisce cosa rientri nell’assegno di mantenimento e quali siano invece le spese “extra”. E quali di queste richiedano un preventivo accordo tra i genitori. «Hai deciso di portare il bambino a scuola di calcio? Sai che preferisco che impari a suonare il pianoforte. Io per il calcio non metto un centesimo». E il cane? Quel cucciolo scelto tutti insieme, alla vigilia di un Natale: «Non sta in casa mia, e te ne occupi tu». Anche la gita scolastica può diventare motivo di lite, così come la spesa per la mensa. Il denaro è lo specchietto per le allodole dei genitori in lotta. I figli soffrono, c’è chi assiste sbigottito, qualcuno arriva ad ammalarsi.

 

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Nessun margine di dubbio sussiste su pranzi e cene, bollette, vestiti, medicine e il necessario per la scuola: queste voci rientrano appieno nel cosidetto “assegno di mantenimento”. I protocolli d’intesa siglati a livello locale intervengono, invece, sugli “extra”. Come l’iscrizione scolastica (cui l’ex coniuge è obbligato a contribuire se la scuola è pubblica, mentre la scelta di una privata va concordata in anticipo). Altri esempi sono le spese per la baby sitter o la gita, che a Torino è autorizzata in automatico solo se non prevede il pernottamento. Anche le spese per gli animali domestici sono “extra”, ma contribuirvi è obbligatorio; le lezioni private, invece, devono essere scelte in due.

 

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È in questo elenco che le città si differenziano, rispecchiando le rispettive abitudini. Se a Roma si affronta insieme la scelta della minicar, a Torino non ha bisogno di autorizzazione l’acquisto dell’abbonamento ai mezzi pubblici. Se il figlio deve prendere la patente, entrambi i genitori mettono mano al portafogli senza discutere, ma al momento di comprare il motorino la decisione (e la spesa) vanno condivise.

 

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«Importante è aver stabilito il principio del silenzio assenso — spiega Giulia Facchini, avvocato matrimonialista di Torino — In passato i genitori che non volevano contribuire alle spese si negavano, lasciando semplicemente passare il tempo». Oggi, invece, l’accordo prevede che dopo dieci giorni dalla comunicazione, in assenza di risposta, la spesa extra sia di fatto autorizzata.

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