isis foreign fighters

DOVE SONO FINITI FOREIGN FIGHTERS DELL’ISIS? - NEL LUGLIO 2017 SI STIMAVA CHE CIRCA IL 30 PER CENTO DEI 5000 MILIZIANI PROVENIENTI DALL’UNIONE EUROPEA E PARTITO PER LA SIRIA E L’IRAQ AVESSE FATTO RITORNO - IL NUMERO DI ATTACCHI ISPIRATI O DIRETTI DALLO STATO ISLAMICO CONTINUA AD AUMENTARE, COME ACCADUTO A STRASBURGO A NATALE O A MANCHESTER A CAPODANNO…

Milena Gabanelli e Marta Serafini per www.corriere.it

 

Il serpente cambia pelle, non natura. (Proverbio arabo)

 

ISIS - FOREIGN FIGHTERS

Nel 2017 la moschea di Al Nuri, diventata simbolo dello Stato Islamico, è stata rasa al suolo e liberata Raqqa, la «capitale» del Califfato, diventata famigerata per gli orrori e le esecuzioni degli oppositori. A dicembre dello stesso anno l’Isis aveva perso il 60 per cento del territorio e l’80 per cento delle entrate, scese da 81 a 12 milioni di dollari al mese.

 

E in Europa il Global Terrorist Index 2018 spiega come i colpi subiti in Siria e Iraq si siano tradotti in un calo del 75 per cento delle vittime, a seguito del fallimento del 20 per cento degli attentati pianificati dall’Isis. Gli stessi Stati Uniti – come Trump aveva promesso in campagna elettorale – hanno annunciato il ritiro dei propri uomini (circa 2.000 unità, per lo più corpi speciali) dalla regione considerando di fatto la guerra all’Isis conclusa. Ma lo Stato islamico è davvero sconfitto?

 

DOVE SONO FINITI I FOREIGN FIGHTERS?

ISIS - FOREIGN FIGHTERS

Secondo gli analisti e le fonti di intelligence, questo gruppo terroristico rappresenta ancora una minaccia per la sicurezza globale. Dei suoi 40 mila foreign fighters provenienti da 110 Paesi, una parte è tornata a casa. Per il Soufan Center, think tank statunitense fondato da Ali Soufan, ex agente dell’FBI coinvolto nelle indagini precedenti gli attentati dell’11 settembre, il numero di attacchi ispirati o diretti dallo Stato islamico continua ad aumentare, come abbiamo visto anche nel caso di Strasburgo a Natale o di Manchester a Capodanno.

 

foreign fighters

«Ecco perché i rimpatriati, qualunque sia la ragione per cui tornano a casa, continueranno a rappresentare un rischio» spiega Soufan. Nel luglio 2017 la Radicalization Awareness Network (RAN) stimava che circa il 30 per cento dei 5000 miliziani provenienti dall’Unione Europea e partito per la Siria e l’Iraq avesse fatto ritorno. In alcuni Paesi, come Danimarca, Svezia e Regno Unito, il numero dei returnees (così vengono chiamati i jihadisti che rientrano) si avvicina al 50 per cento di quelli partiti. A febbraio 2018 il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che il 10 per cento dei 9.000 foreign fighters russi e delle ex repubbliche sovietiche fosse rientrato.

 

A BAGDAD PROCESSI «RAPIDI»

ISIS - FOREIGN FIGHTERS

Qualche centinaio di sostenitori dell’Isis sono morti nei raid, altri sono stati catturati. Alcuni sono finiti nelle mani delle forze irachene. Da considerare quanto Isis abbia attecchito in Iraq, riuscendo perfino a mettere a libro paga e corrompere molti giudici. Lo scorso anno a Bagdad si sono tenuti qualche centinaio di processi, spesso durati pochi minuti, con 300 sentenze di condanne a morte e 185 ergastoli, anche in assenza di prove certe.

 

Tra questi ultimi ci sono un centinaio donne, sia irachene che straniere, accusate – senza prove – di sostenere lo Stato Islamico. Poi c’è il dramma dei bambini, molti dei quali esposti al lavaggio del cervello e ai traumi della lotta armata. Alcuni di loro sono detenuti con le madri in Iraq e in Siria. Poche settimane fa solo Belgio e Germania hanno fatto qualche passo per i rimpatri.

foreign fighters 2

 

MONETA DI SCAMBIO

400 jihadisti sono invece rinchiusi nelle carceri curde delle SDF, le forze che hanno combattuto Isis nel nord della Siria e che hanno contribuito alla sua sconfitta sul campo. Non avendo però a disposizione un apparato statale e giuridico, i curdi, nel tentativo di usare i prigionieri come moneta di scambio, hanno più volte fatto pressione sui governi europei affinché si prendessero i loro cittadini per processarli in patria.

 

È il caso degli inglesi Alexanda Kotey ed El Shafee Elshik, membri della cellula dell’Isis detta «Jihadi Beatles», ritenuti colpevoli di aver detenuto e decapitato, tra gli altri, i due volontari britannici David Haines e Alan Henning, e di aver rapito il cooperante italo svizzero Federico Motka. Kotey ed Elshik si trovano ancora nel nord della Siria senza che Londra, né altri Paesi, abbiano chiesto l’estradizione. In un vertice a Roma a febbraio 2018, il capo del Pentagono James Mattis (fresco di dimissioni perché in contrasto con la decisione di Trump di ritirarsi dalla Siria) ha chiesto ai governi europei di processare i foreign fighters. Nulla si è mosso: nei tribunali europei occorre produrre prove imbastire processi, e vanno recuperate in scenari come quello iracheno e siriano.

foreign fighters 1

 

Troppo complesso e costoso. E ora – tanto più dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato il loro disimpegno – il rischio che i curdi liberino questi miliziani anche a fronte del pagamento di un riscatto è alto. Altrettanto elevata la possibilità che le intelligence europee ne perdano le tracce. Per quanto i 125 foreign fighters italiani, 40 sono considerati deceduti, altri sono stati catturati in Siria. Tra loro la 22enne padovana Meriem Rehaily, partita nel 2016 e ancora detenuta dai curdi. Molti anche i «dispersi». Tra loro Maria Giulia Sergio, condannata in contumacia a nove anni, che al Corriere della Sera nel luglio 2015 dichiarava di voler decapitare gli infedeli in nome di Allah.

 

PERICOLO DI FUGA E PROPAGANDA

foreign fighters

I problemi dunque sono due. Il primo è il rischio di fuga di soggetti pericolosi e di un loro possibile ritorno in Europa. Il secondo riguarda l’influenza della narrativa jihadista sui giovani. Dopo l’11 settembre, 650 sospettati jihadisti vennero rinchiusi nella prigione statunitense di Guantanámo. Le immagini degli abusi fecero il giro del mondo diventando una potente arma di reclutamento per le nuove leve del jihadismo, tanto da portare Obama a promettere nel 2009 la chiusura della prigione in tempi brevi. Poi è arrivato Trump e ne ha prolungato le attività di altri 25 anni.

 

foreign fighters contro isis

Lo stesso Al Baghdadi ha deciso di creare Isis proprio mentre si trovava in una prigione statunitense in Iraq, a Camp Buqqa, nel 2004. «Non a caso le prigioni statunitensi sono state definite “le Harvard del terrorismo”, perché è nelle celle che gli estremisti si radicalizzano e incontrano altri estremisti» sottolinea Lorenzo Vidino, direttore del Program on Extremism della George Washington University. Tutte le Ong per i diritti umani del pianeta, a partire dalla più autorevole Human Rights Watch, avvertono: «assicurare ai jihadisti un giusto processo e uno stato di detenzione rispettoso dei diritti umani non è solo una questione giuridica. Ma anche di sicurezza e tenuta per le democrazie di tutto il mondo».

Ultimi Dagoreport

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...