1. PER DUE GIORNI MARCO PRATO E IL SUO COMPLICE MANUEL FOFFO SI ERANO IMBOTTITI DI COCAINA, ALCOL E PSICOFARMACI PER SCOPRIRE FINO A CHE PUNTO ERANO CAPACI DI ARRIVARE 
2. GLI SERVIVA UNA VITTIMA DA ''SACRIFICARE'' E HANNO SCELTO LUCA VARANI, UNA RAGAZZO FIDANZATO MA SI FACEVA PAGARE ANCHE PER AVERE INCONTRI SESSUALI OMOSESSUALI
3. PER ATTIRARLO NELLA TRAPPOLA E' BASTATO UN SMS: “VIENI CI SONO SOLDI E COCA PER TE”
4. IL RACCONTO HORROR DI MANUEL FOFFO: “HO MESSO UN FARMACO NEL BICCHIERE DI VARANI. LUI SI È SENTITO MALE. MARCO LO HA AGGREDITO, CON MARTELLO E DUE COLTELLI. LO ABBIAMO TORTURATO E HA SOFFERTO MOLTO: NON RICORDO QUANTE COLTELLATE AVEVA ALLA GOLA, È STATO MARCO CHE HA INFERTO LA COLTELLATA AL CUORE LASCIANDO DENTRO IL COLTELLO"
 
 

Condividi questo articolo


1 - LA TRAPPOLA MORTALE CON UN SMS: «VIENI, COCA E 120 EURO PER TE»

Paola Vuolo per “il Messaggero”

 

LA STORIA

LUCA VARANI LUCA VARANI

«Ci sono soldi per te». Sono le 8.30 di venerdì mattina, Marco Prato invia dal suo cellulare questo messaggio a Luca Varani. È la prima esca della trappola di morte che l' organizzatore di eventi gay di 29 anni e l' amico Manuel Foffo di 30, hanno preparato nel delirio dei giorni che avevano trascorso a imbottirsi di droga alcol e psicofarmaci. I due si erano chiusi nell' appartamento di Manuel al Collatino, mercoledì scorso decisi a strafarsi, una sfida con loro stessi.

LUCA VARANI LUCA VARANI

 

Volevano scoprire fino a che punto erano capaci di arrivare una volta liberi da ogni inibizione. Avevano sniffato, bevuto e ingoiato psicofarmaci per due giorni interi, ed erano usciti dalla casa di via Igino Giordani senza più cuore nè cervello, ma con l' ossessione di uccidere qualcuno. Avevano vagato in cerca di una vittima, ma non erano riusciti a trovarne una. Poi Marco Prato dice di sapere dove cercare la persona da sacrificare.

 

LA VITTIMA

La vittima ideale, è Luca Varani, 23 anni, nato a Sarajevo, adottato da un ambulante romano che vende stoffe per tappezzeria. Il giovane lavorava nell' officina di un carrozziere e aveva una fidanzata, ma si faceva anche pagare per avere incontri sessuali. Marco gli invia il primo sms. «Vieni che c' è roba e soldi per te». Luca risponde subito: «Quanti?». Marco: «120 euro». «Luca: «Dove ci vediamo?». Marco: «Ho una casa una casa a disposizione tutta per noi in via Igino Giordani». Luca Varani stava andando incontro alla morte. La trappola era scattata. Con cinque brevi messaggi che promettevano soldi e sesso facile.

LUCA VARANI LUCA VARANI

 

GLI AMICI

Marco non aveva parlato della presenza di Manuel Foffo a Luca. Probabilmente per non insospettirlo, Manuel e Luca non si erano mai visti prima. E lo stesso Marco si era incontrato con Manuel dopo un bel po' che non si vedevano. Manuel amava le donne, ma aveva anche esperienze omosessuali. Marco lo aveva cercato qualche giorno prima inviandogli un sms: « Non ti sei fatto più sentire, come mai?». Manuel gli aveva risposto, i due si erano rivisti e durante quel loro incontro avevano progettato di strafarsi «per vedere l' effetto che fa».

LA FIDANZATA DI LUCA VARANI LA FIDANZATA DI LUCA VARANI

 

Ci voleva molta cocaina e molti soldi per comprarla. Circa 1.500 euro, Manuel non aveva difficoltà a trovarli. La sua è una famiglia benestante, i genitori lavorano nel campo della ristorazione e sono separati. La madre abita nello stesso palazzo di Manuel, al piano di sotto. «Lui si prendeva molta cura della madre», dicono i vicini e aggiungono pure che sabato mattina Manuel aveva una «faccia strana».

 

Manuel nascondeva un cadavere in casa, quello di Luca Varani disteso sul letto con un coltello piantato nel cuore e la gola tagliata. Sabato mattina Luca era andato al funerale dello zio materno, lui e Marco avevano lasciato la casa al Collatino non sapendo bene come disfarsi del cadavere. Marco aveva detto che si sarebbe ucciso. I carabinieri di piazza Dante, di via In Selci e del Reparto operativo guidati dal colonnello Giuseppe Donnarumma lo hanno trovato in un albergo di piazza Bologna, intontito dai barbiturici.

LUCA VARANI CON LA FIDANZATA LUCA VARANI CON LA FIDANZATA

 

2 - “UCCISO PER VEDERE L’EFFETTO CHE FA PROVAVO VERGOGNA MA NON MI FERMAVO”

Federica Angeli e Francesco Salvatore per “la Repubblica”

 

«Ammetto di aver ucciso Luca insieme al mio amico Marco. Volevamo capire cosa si prova a uccidere. Ricordo solo che la morte è arrivata dopo molto tempo e Luca ha sofferto molto». È una confessione tanto lucida quanto cruda quella di Manuel Foffo, lo studente di giurisprudenza killer.

Luca Varani - da Facebook Luca Varani - da Facebook

Foffo confessa davanti ai carabinieri della compagnia Piazza Dante assistito dal suo legale, l’avvocato Michele Andreano. L’ammissione dell’omicidio di Luca Varani, un giovane di 23 anni al Collatino insieme all’amico Marco Prato, arriva 48 ore dopo il delitto. E arriva con la freddezza di chi, non lesinando dettagli, sa che il capo di imputazione che lo porterà in carcere è omicidio premeditato. Perché è proprio questo che i due studenti di legge hanno deciso il 4 marzo: fare del male a qualcuno.

 

MARCO PRATO MARCO PRATO

I 1.500 EURO DI COCAINA IN DUE GIORNI

«Da mercoledì 2 marzo sono stato con Marco Prato nella mia abitazione senza mangiare né dormire. Più volte abbiamo chiamato lo spacciatore che ci portava la sostanza. Non so essere preciso sui grammi acquistati ma posso quantificare in circa 1.500 euro il denaro speso. Da quando avevo 18 anni faccio uso di cocaina in modo sporadico, solo in un periodo che ho trascorso a Ibiza per la stagione estiva ho fatto un uso continuativo di cocaina. Preciso che la decisione di usare della cocaina con Marco non è frutto di situazioni particolari da me vissute». Precisa Manuel Foffo che non si è stordito con la cocaina per un particolare problema. Poi racconta del primo incontro con il complice dell’omicidio di Luca Varani.

Luca Varani - da Facebook Luca Varani - da Facebook

 

L’INCONTRO COL KILLER

«È la seconda volta che incontravo Marco, lui ha un interesse per me, cosa che mi ha manifestato. L’ho conosciuto a Capodanno e in quella circostanza ci siamo drogati ». In quell’occasione Prato gira un filmato intimo. «Data la presenza del video che Marco ha nel suo telefono sono stato costretto a rimanere in contatto con lui. Ci incontriamo di nuovo il 9 gennaio per bere un bicchiere di vino e non ci siamo più sentiti fino a quando mi ha chiamato». E così si arriva alla mattina del 4 marzo, quando nasce il progetto criminale..

 

“DOVEVAMO FAR DEL MALE A QUALCUNO”

APPARTAMENTO IN CUI E STATO UCCISO LUCA VARANI APPARTAMENTO IN CUI E STATO UCCISO LUCA VARANI

«Ricordo che Marco quella mattina ha mandato un messaggio whatsapp a Luca, eravamo in sala attorno al tavolo. Prima di questo evento siamo usciti in macchina: avevamo il desiderio di fare del male a una persona qualsiasi. Questa cosa è maturata nelle nostre menti nella notte di giovedì». Non sa spiegare ai militari come sia venuta loro in mente questa idea. In ogni caso escono, si mettono in macchina e cercano la loro vittima. «Mentre giravamo in macchina non abbiamo portato a termine la nostra intenzione di fare del male a una persona in quanto non abbiamo trovato nessuno. Lo avremmo forse fatto se avessimo trovato qualcuno. Anche in passato avevo avuto un momento in cui volevo far del male a una persona, non so come questo maturasse tra me e me, ma non ho mai pensato potesse concretizzarsi». Poi però tornano a casa, arriva Luca Varani.

MARCO PRATO MARCO PRATO

 

IL TACITO ACCORDO E L’OMICIDIO

«C’è stato quasi un tacito accordo tra me e Marco quando è entrato. Avevo un farmaco che mi era stato prescritto perché abusavo di alcol, l’Alcover: Marco lo ha messo nel bicchiere di Luca. Mentre noi siamo rimasti vestiti, Luca si è denudato e ha bevuto quanto gli avevamo offerto, poi è andato in bagno e si è sentito male. Qui Marco lo ha aggredito, io ho recuperato il martello che abbiamo usato e forse sono stato io a trovare anche i due coltelli, non ricordo invece da dove sia uscita la corda. Luca non è mai riuscito a resistere alle nostre violenze, ma posso precisare che non ha mai gridato. Mentre lo colpivamo non provavo piacere però non ero in grado di fermarmi anche se ho avuto dei momenti in cui provavo vergogna per quello che facevo.

 

MARCO PRATO MARCO PRATO

Lo abbiamo davvero torturato. Ricordo solo che la morte è sopravvenuta dopo molto tempo e Luca ha sofferto molto Non ricordo quante coltellate aveva alla gola, è stato Marco che ha inferto la coltellata al cuore lasciando dentro il coltello, Luca era ancora vivo prima di quella coltellata ». Dopo la furia omicida arriva la stanchezza. «Mentre Luca era lì in terra io e Marco abbiamo dormito sul letto in quella stanza e al nostro risveglio abbiamo capito cosa avevamo fatto».

 

SBARAZZARSI DEL CADAVERE

«Abbiamo avuto per un momento l’intenzione di sbarazzarci del corpo di Luca. Lo abbiamo prima messo sul letto e coperto perché mi dava fastidio vederlo e abbiamo pulito per terra. I suoi vestiti li abbiamo messi in uno zaino che abbiamo buttato in un cassonetto in via Magna Grecia. È stato qui in zona San Giovanni che bevendo un bicchiere di vino Marco mi ha confessato che si sarebbe tolto la vita, cosa che mi ha ripetuto quando siamo andati a bere in un altro bar alla stazione Tiburtina. Siamo quindi andati in piazza Bologna per vedere l’albergo dove Marco si sarebbe voluto suicidare». Manuel Foffo rientra nel suo appartamento. «Ho aperto tutte le finestre e mi sono seduto in salotto, non mi faceva piacere entrare in camera perché c’era il cadavere. Mi sono cambiato perché ero ancora sporco di sangue.

 

LA CONFESSIONE AL FUNERALE

MARCO PRATO MARCO PRATO

«Alle 7.30 avevo appuntamento con i miei familiari per andare al funerale in Molise di mio zio». Ed è lì che decide di parlare al papà. «La prima persona alla quale ho confidato l’omicidio è stato mio padre, ero in macchina con lui e gli ho detto di aver assunto cocaina e fatto l’omicidio, senza dargli i dettagli». L’uomo convince il figlio ad andarsi a costituire insieme a un avvocato. «Non so come mi sia potuto trasformare in un animale del genere, la stessa cosa penso di Marco, non so come sia potuta accadere una cosa del genere».

 

3 - LO SHOCK DELLA SUA EX FLAVIA VENTO “ANCORA NON POSSO CREDERCI”

Da “la Repubblica”

 

MARCO PRATO MARCO PRATO

«Non posso credere che abbia fatto una cosa del genere». È sotto shock Flavia Vento, 38 anni, ex di Marco Prato. «Ma non era il mio fidanzato», precisa. «Ci siamo frequentati un mese, due anni fa. Poi siamo rimasti amici. È un ragazzo sereno, tranquillo. Una persona per bene, di buona famiglia, che di lavoro fa il pr e organizza eventi frequentati da gente normalissima. In quelli a cui sono andata io partecipavano tanti attori e attrici». Mai il sospetto che potesse essere un tipo violento o che facesse uso di droghe. «Al massimo si beveva un bicchiere di vodka la sera con gli amici — continua — per me è una follia che abbia potuto commettere un omicidio. L’ho sempre visto come una persona solare, allegra, buona e carina. Andavamo spesso al mare, è un amante della natura e degli animali, come me. Come tanti altri amici romani».

flavia vento flavia vento

flavia vento al mare flavia vento al mare

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…