suicidio

LA FACCIO FINITA – L’ANALISI MEDICO-SCIENTIFICA SUL SUICIDIO BY MELANIA RIZZOLI: LE CAUSE, I SINTOMI - "È LA DECIMA CAUSA DI MORTE IN ASSOLUTO: UN MILIONE DI PERSONE SI UCCIDONO OGNI ANNO, E GLI UOMINI SONO COINVOLTI IN QUESTO TRAGICO GESTO 4 VOLTE DI PIÙ RISPETTO ALLE DONNE" - "IL SUICIDIO NON È MAI UN ATTO EROICO, MA…" - VIDEO

 

Melania Rizzoli per Dagospia

suicidio

 

Per suicidio (dal latino suicidium o sui caedere, uccisione di se stessi) si intende l'atto con il quale una persona si procura volontariamente e consapevolmente la morte, e rappresenta il gesto autolesionistico più estremo, l'atto finale di un grave disagio e malessere psichico, quasi sempre associato con la depressione, con la malattia mentale o con i disturbi dovuti all'uso compulsivo di sostanze come alcool o droghe.

 

Gli individui che muoiono per suicidio rappresentano tuttavia solo una frazione di quelli che compiono un tentativo, e le statistiche suggeriscono che ci sono tra gli 8 e i 40 tentati suicidi per ogni morte. A livello globale il suicidio è la decima causa di morte in assoluto, con circa un milione di persone che si uccidono ogni anno, e gli uomini sono coinvolti in questo tragico gesto 4volte di più rispetto alle donne, anche se queste ultime hanno un numero quattro volte superiore per i tentativi mancati, e tale differenza è ancora più marcata negli individui maschili di età superiore ai 65anni, che si tolgono la vita dieci volte di più rispetto alle femmine. Il numero assoluto di suicidi è però più alto nella fascia d'età tra i 15 e i 29anni, diventando la seconda causa di morte tra gli adolescenti e nei giovani maschi, dopo la morte accidentale.

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In Italia il Nord-Est è la regione più colpita, con 8,3 suicidi ogni 100mila abitanti, che scendono a 4,5 nel meridione, mentre a livello stagionale si osserva un aumento dei casi nella prima metà dell'anno, fino a raggiungere il picco dei suicidi nei mesi di maggio, giugno e luglio, per poi registrare una diminuzione nel secondo semestre.

 

Fattori di rischio.

Come per i suicidi portati a termine, i fattori di rischio per tentato suicidio negli adulti si uniscono sempre alla depressione, a disturbi psichiatrici, a stati psicologici alterati, a situazioni sociali, culturali, familiari ed affettive non accettate, e in misura quasi identica all'uso di alcool e sostanze stupefacenti, a dimostrazione che malattie mentali e abuso di sostanze spesso coesistono. La depressione, in combinazione con il dolore personale, come il lutto o la rottura di un legame affettivo, un abbandono esistenziale, aumenta ulteriormente il rischio, che diventa elevato nelle persone con disturbi alimentari, poiché è accertato che l'anoressia dell'adolescenza e dell'età matura, sono un'altra importante condizione autolesionistica di allarme continuo.

 

melania rizzoli

Inoltre esiste una associazione tra suicidio ed i problemi di salute fisica, tra cui il dolore cronico, il danno cerebrale traumatico e il cancro, patologia sempre temuta , che nelle statistiche raddoppia il rischio. Molti altri stati psicologici aumentano tale possibilità, tra i quali la disperazione per una perdita, di un familiare, di un amore o di un posto di lavoro, come pure l'impotenza o una storia di abuso sessuale, ma alla base si conferma sempre una personalità a forte tendenza depressiva.

 

Modalità scelte.

Il metodo principale per suicidarsi varia geograficamente, ma i più frequenti sono l'

Impiccagione, l'utilizzo di armi da fuoco e la precipitazione dall'alto, che rendono conto di oltre la metà dei suicidi, mentre sono in diminuzione quelli effettuati con avvelenamento da farmaci e pesticidi, differenze parzialmente dovute alle difficoltà di procurarsi dosi letali e alla più semplice disponibilità dei diversi metodi che vengono individuati a portata di mano. In molti Paesi l'overdose di droghe rappresenta circa il 60% dei suicidi, che risultano pianificati soprattutto in un periodo acuto di ambivalenza, anche se tale metodo risulta uno dei meno efficaci per il tempo non immediato tra assunzione e decesso, e quindi per la probabilità di soccorso.

 

In queste settimane il suicidio è stato un argomento quasi quotidiano trattato sui giornali e sui social, per l'insolito numero di personaggi noti che si sono tolti la vita a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, ed in quasi tutti gli editoriali ed articoli questo evento è stato commentato in ogni modo, morboso, superficiale, approssimativo, fatalista o temerario, arrivando a definirlo addirittura un atto di coraggio.

 

Dal punta di vista medico, clinico, scientifico e psichiatrico il suicidio non è mai un atto di coraggio, ma la tragica reazione ad un momento non di audacia, ma di estrema debolezza, ad una situazione di incontrollata paura della vita diventata improvvisamente terrore insopportabile, e le ragioni che spingono ad attuarlo sono più d'una, anche se ancora oggi è difficile individuare con esattezza le precise cause patologiche che sono alla base del gesto.

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I mezzi di comunicazione, compreso Internet, giocano un ruolo importante nei casi di suicidio, ed il modo in cui viene presentato può addirittura avere un effetto negativo, perché spesso nei casi di personaggi famosi e socialmente influenti, esso viene spesso glorificato,esaltato e romanticizzato, con un grande impatto emotivo, mediatico e a volte tragicamente imitativo. Questo contagio di suicidio è noto come 'effetto Werther' dal nome del protagonista de 'I dolori del giovane Werther', di Goethe, che appunto finisce con l'uccidersi, e tale rischio è maggiore negli adolescenti che possono arrivare ad idealizzare la morte dei loro miti.

 

Le cause

Le cause o le motivazioni naturalmente sono le più varie, e sociologicamente il suicidio è definito in quattro tipi, collegati ai gradi di integrazione e regolamentazione sociale : egoistico, altruistico, fatalista e anomico, ma alla base di ognuno di questi tipi esiste sempre una grave depressione che raggiunge improvvisamente ed inaspettatamente un alto livello di disturbo psicotico, che in un lampo provoca un elevato grado di impulsività distruttiva irrefrenabile, che in pochi minuti, se non in pochi secondi, spinge il soggetto affetto a compiere il gesto.

 

suicidio

Oltre la metà di tutte le persone suicide infatti, prima di togliersi la vita apparivano tranquille, hanno parlato al telefono o sono state in compagnia di un congiunto o un amico, i quali riferiscono di non aver nemmeno lontanamente sospettato un accadimento del genere, proprio perché chi realizza questo gesto, lo decide all'improvviso in quel preciso momento, quando viene assalito dal pensiero che tutto sia perduto ed inutile, utilizzando i mezzi a disposizione che trova nella stanza o in casa (armi da fuoco, da taglio, cinture, corde, foulard, finestre).

 

Agli esami autoptici comunque, la maggior parte delle persone che periscono vengono trovate sotto l'effetto di droghe sedativo-ipnotiche ( per esempio alcool e benzodiazepine) quando commettono il suicidio, e la situazione di alcolismo è presente tra il 15% e il 66% dei casi, ma anche l'abuso di cocaina e metanfetamine hanno un'alta correlazione con il suicidio, ed in coloro che assumono con costanza la cocaina, il rischio è maggiore durante la fase di abbandono.

 

Inoltre nell'88% di questi decessi sono stati evidenziati bassi livelli di BDNF, il Fattore Neurotrofico Cerebrale che ha un ruolo fondamentale nella depressione maggiore, nel disturbo da stress post-traumatico e nel disturbo ossessivo-compulsivo. Studi post-mortem inoltre, hanno rivelato la quasi scomparsa della serotonina dal sangue dei suicidi, un neurotrasmettitore del cervello modulatore dell'umore, che risulta presente in dosi da prodotto di degradazione sia nell'encefalo che nel liquido cerebrospinale.

ANTHONY BOURDAIN ERIC RIPERT DUE GIORNI PRIMA DEL SUICIDIO

 

Chi si priva della propria vita in genere prova sentimenti di insopportabile impotenza di fronte a quella che sembra essere una situazione di vita travolgente (problemi economici, di rapporti interpersonali, un lutto o una malattia) uniti a disturbi di tipo psicologico (depressione, disturbo bipolare, schizofrenia), spesso legati al consumo di alcool e stupefacenti, e queste sono confermate come le motivazioni principali alla base della maggioranza dei suicidi. Si stima che il 90% delle persone che lo tentano soffrano di una o più condizioni di salute mentale che spesso sono ignorate e non diagnosticate,o tenute in ombra dal soggetto, caratterizzate da sintomi quali emozioni instabili, alterazione del pensiero, aggressività o estrema remissione, accompagnati da umore alternante con gravi cali di tono, con scarso controllo degli impulsi, oppure da un carattere avventato ed impulsivo, con una iperattività fisica e verbale esibita che maschera la perdita di interesse verso tutto e tutti, e cela la scomparsa totale della speranza e dell'ottimismo.

uomo tenta il suicidio a roma 5

 

Sintomi: 

Il suicidio non è mai logico, e non è quasi mai una scelta razionale, perché sempre contaminata dall'emotività manifesta che prende il sopravvento e che prevarica sulla ragione, ed il soggetto che decide di applicarlo però, in genere non manifesta sintomi autolesionistici, non trasmette nessun segnale di presagio del gesto definitivo, perché raramente è programmato, perché è il gesto estremo, l' ultima decisione della sua vita che viene presa nel giro di pochi minuti, se non di secondi, senza segnali di allarme esterni, senza un segno premonitore evidente, perché la disperazione, la rabbia, la perdita del senso della vita sono spesso sentimenti interiorizzati, non elaborati e tenuti nascosti, non condivisi con altri, ma isolati e depositati nel profondo della coscienza, che esplodono quando si rompe l'armonia matematica che lega l'anima al corpo, nel momento in cui nemmeno il soggetto se lo aspetta, e per tale motivo non esiste nessun metodo di prevenzione al suicidio, né dati certi sugli effetti dello screening della popolazione generale.

 

Tra il 15 e il 40% delle persone che si tolgono la vita lasciano un biglietto d'addio, per spiegare il loro gesto, per colpevolizzare qualcuno allo scopo di provocare rimorso, o per chiedere perdono ai familiari per il loro comportamento, insomma per giustificare la loro via di fuga, al pari dei detenuti che si impiccano o si avvelenano con il gas nel silenzio della notte, e che si uccidono deliberatamente per sfuggire ad una condizione di restrizione intollerabile e giudicata senza via d'uscita.

 

uomo suicidio roma

Il dibattito più acceso in medicina generale è quello circa i benefici-danni della diffusa prescrizione degli antidepressivi, i quali sono noti per elevare il rischio di suicidio al 40 per 1.000, poiché tali farmaci si sono rivelati in grado di aumentare i pensieri suicidari nelle persone affette da depressione, soprattutto nei primi mesi di assunzione.

 

Pur apparendo come il frutto di impulsività e non di una ferma e deliberata decisione, come un atto momentaneo, il suicidio è comunque il punto di arrivo di una personalità tortuosa e tormentata, che ha inconsciamente elaborato il proposito, e che ha attraversato inconsapevolmente alcune fasi che lo hanno portato all'atto estremo, di procurarsi la morte che viene percepita come positiva poiché fa finire uno stato pesante ed improvviso di insopportabile di sofferenza. Non esiste una reale intenzionalità razionale, ma il suicidio è visto come l'unico sollievo alla marea montante della disperazione di un attimo, di un tragico minuto sospeso tra l'ambivalenza di vivere o morire, che matura l'idea di sopprimersi con ogni mezzo, senza che l'istinto alla vita abbia il minimo sopravvento.

 

Il vero scopo del suicidio infatti, non è tanto di morire, ma il volersi liberare dal dolore lancinante che ha invaso improvvisamente la coscienza, che divora l'anima, che terrorizza, che provoca malessere montante e spegne ogni alito di vita.

melania rizzoli

 

Molte persone dietro la facciata di normalità e di apparente allegria nascondono una insoddisfazione totale, una profonda infelicità, non credono più in se stesse e si dimostrano ciniche nei riguardi degli eventi della vita, che viene percepita come un vano ed inutile affaccendarsi prima della morte. In queste persone non c'è mai una conclamata disperazione, ma è spesso presente uno strisciante andamento esistenziale che si trascina nel quotidiano, che non è mai gratificante, che li rende incapaci di godere o di agire per soddisfare l'io. Essi spesso vivono sentimenti contrastanti di amore/odio per se stessi, per il proprio lavoro o per l'oggetto delle loro attenzioni deluse, che colpevolizzano come la causa del proprio disagio, sviluppando stati depressivi che vengono regolarmente sottovalutati e negati dal soggetto stesso.

 

Il suicidio è un gesto estremo che esprime una grande rabbia verso la crudeltà della vita che si è improvvisamene incapaci di affrontare, di fronteggiare razionalmente, ma è anche una straziante richiesta d'amore, quello che non si è trovato, o che non si è stati in grado di custodire e di goderne, che non è stata loro espresso negli anni e non soddisfatto in vita.

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Alcuni filosofi famosi hanno considerato il suicidio come una questione legittima di scelta personale, sostenendo che nessuno dovrebbe essere costretto a subire contro la propria volontà, in particolari condizioni come una malattia incurabile, una patologia mentale o la vecchiaia, che non hanno alcuna possibilità di miglioramento. Essi rifiutano la convinzione che il suicidio sia sempre irrazionale, sostenendo invece che possa essere l'ultima risorsa valida per quelli che sperimentano un dolore prolungato interiore o fisico. Secondo Arthur Schopenhauer l'obiettivo per liberarsi dal dolore dell'esistenza è superare la volontà di vivere, ma non attraverso il suicidio, che non è una soluzione, ma una delle massime manifestazioni della volontà di vivere. Schopenhauer sostiene cioè che proprio perché si ama troppo la vita e non la si vuole vivere in una condizione sgradevole ci si libera con il proprio omicidio.

 

In molte culture e sottoculture si è assistito ad una esaltazione del suicidio, come durante la seconda guerra mondiale, quando l'esercito giapponese ha incoraggiato e glorificato le azioni dei kamikaze, gli aviatori dell'impero del Giappone che si lanciavano con il loro veicolo contro le navi da guerra nemiche.

 

SUICIDIO 3

Il suicidio inoltre, ha sempre affascinato gli scrittori e gli artisti in generale, e tra letteratura, musica e filosofia è spesso stato descritto come un gesto 'eroico' di libertà 'politica', poiché rinunciare alla vita pur di non sottomettersi a un regime, a un'ingiustizia o ad una tradizione morale, è stato idealizzato come una liberazione ed una protesta contro quella natura che ha destinato l'uomo all'eterna infelicità , come in 'Romeo e Giulietta' di Shakespeare, o nel capolavoro di Dostoevsky 'I demoni', o in alcune canzoni di Fabrizio De André (Preghiera in gennaio e La ballata di Miché) e di Freddie Mercury (Don't try Suicide).

 

Ma a parte la storia, la filosofia, la letteratura e la musica, il suicidio non è mai un gesto eroico, ma è attuato come l'unica via di fuga ritenuta liberatoria al dolore che divora l'anima, una scelta niente affatto egoistica, semmai codarda e mai coraggiosa, ma in quel momento giudicata e percepita come la maniera e la soluzione unica e devastante per ottenere da morto quello che non si è riusciti ad avere da vivi.

JACOPO ORTIS SUICIDIOCAMUS SUICIDIOVITTORIO SERENI SUICIDIOTINTI LAST WORDS SUICIDIOSUICIDIO 2

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