FINCHE’ MORTI NON CI SEPARI - IN PROVINCIA DI CUNEO, UNA 49ENNE E’ STATA ARRESTATA PERCHE’ HA TENTATO DI AVVELENARE IL MARITO IN OSPEDALE - LA DONNA GLI SERVIVA I PASTI “CONDITI” CON PASTIGLIE SBRICIOLATE DI ANTICOAGULANTI - UN AVVELENAMENTO LENTO CHE AVREBBE PORTATO ALL'AGGRAVARSI DELLE CONDIZIONI DELL'UOMO, FINO ALLA MORTE - LA SIGNORA, INCASTRATA DALLE TELECAMERE (ECCO IL VIDEO), SI E’ DIFESA DICENDO…

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Marco Bardesono per “Libero quotidiano”

 

Che sua moglie lo volesse avvelenare, Domenico Dogliani, 55 anni, commerciante di salsicce di Bra non lo immaginava ed è stato il primo a stupirsi quando l' affettuosa consorte, Laura Davico di 49 anni, è stata arrestata dai carabinieri con l' accusa di tentato omicidio. «Non è possibile - ha detto ai militari -, siamo sposati da una vita, abbiamo due figlie e da quando sono ricoverato in ospedale, lei viene a trovarmi tutti i giorni, due volte al giorno».

 

ospedale di Cuneo ospedale di Cuneo

Infatti, secondo quanto avrebbero accertato gli investigatori, sarebbe stato proprio durante le visite in corsia, prima all' ospedale di Cuneo, poi alle Molinette di Torino, che la donna avrebbe messo in atto i suoi propositi omicidi.

 

Pranzo e cena venivano serviti all' uomo corretti con il veleno, con pastiglie sbriciolate di anticoagulanti mischiate nel cibo. Il mix letale lo preparava l' amorevole signora Laura: «Prima - hanno spiegato i carabinieri - aiutava il marito a scendere dal letto, poi lo faceva accomodare sulla sedia di fronte al tavolo. Mentre l' uomo attendeva, la donna mischiava i medicinali che aveva nella borsetta con purea di patate e minestrine».

Un avvelenamento lento che avrebbe portato all' aggravarsi delle condizioni dell' uomo, fino a condurlo alla morte.

 

IL TRASFERIMENTO

Dogliani era stato portato in ospedale a Cuneo per una polmonite, «ma le sue condizioni, nonostante le cure - hanno spiegato i medici - continuavano a peggiorare, per cui abbiamo deciso il trasferimento a Torino alle Molinette, presso un reparto specialistico».

ospedale molinette torino ospedale molinette torino

 

Ma anche nel nuovo ospedale nulla è cambiato, Dogliani è peggiorato, «il personale sanitario - dice un portavoce delle Molinette - ha eseguito esemi specialistici ed è giunto alla conclusione che il paziente poteva essere affetto da una rarissima sindrome che colpisce solo 50 persone su otto miliardi.

 

MA QUALE SINDROME...

Più probabilmente, però, secondo l' equipe medica che lo ha seguito, era in corso un avvelenamento da farmaci, ma non di quelli somministrati in reparto».

 

È stato l' ospedale ad avvertire i carabinieri del Nas che sono intervenuti tra Natale e Capodanno installando nella camera del degente (ovviamente a sua insaputa) alcune micro telecamere. L' avvelenatrice di Bra si è fatta viva puntualmente, le telecamere l' hanno smascherata ed è finita in manette. Ai carabinieri che la portavano via ha detto che non era sua intenzione uccidere il consorte, «con quelle medicine pensavo di aiutarlo». Cessata la somministrazione del veleno, le condizioni di Dogliani sono rapidamente migliorate e l' uomo lascerà l' ospedale già nei prossimi giorni: «Ma cosa farò - ha detto - senza la mia Laura? Lei ha sempre pensato a tutto».

anticoagulanti anticoagulanti

 

L' arresto è stato convalidato dal Gip di Asti che ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal legale d' ufficio della donna, il quale ha già chiesto una perizia psichiatrica per la sua assistita. In assenza di padre e madre, le figlie della coppia si sono trasferite a casa di una zia (paterna) e hanno regolarmente ripreso a frequentare la scuola.

 

A Bra, dove la famiglia Dogliani è conosciuta, nessuno crede a propositi omicidi volontari della donna: «È impazzita, non ci sono altre spiegazioni. È sempre stata una moglie devota e una madre modello. Era una coppia molto affiatata, tutta casa, lavoro, figlie e chiesa», dove ogni domenica Dogliani e la sua consorte si presentavano puntualmente alla messa delle 11.

 

carabinieri carabinieri

i sospetti Ma c' è anche chi sospetta qualcosa di diverso: «Un bel conto in banca, poi c' è il negozio e due case di proprietà. Di tutto ciò se ne è sempre occupato Domenico, mentre Laura si curava di seguire le figlie e di far trovare la tavola sempre apparecchiata per tutti».

 

Le indagini non sono terminate, infatti i carabinieri dei Nas stanno accertando se le fasi di avvelenamento siano cominciate prima dei ricoveri. Se la donna avesse voluto consumare una vendetta, certo non avrebbe avuto altra fantasia se non quella di avvelenare i cibi che per trent' anni lei ha sempre preparato con grande amore per il compagno della sua vita.

 

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