IL FURBETTO DEL CASELLO - UN 47ENNE DI BERGAMO È STATO CONDANNATO PER TRUFFA A 9 MESI E 12 GIORNI DI CARCERE PER NON AVER PAGATO IL PEDAGGIO DEL CASELLO AUTOSTRADALE - IL FURBETTO USAVA IL TRUCCO PIÙ ANTICO DEL MONDO: SI ACCODAVA A POCHI CENTIMETRI DALL’AUTO CHE LO PRECEDEVA IN MODO DA PASSARE POCO PRIMA CHE SI ABBASSASSE LA SBARRA – UNA MOSSA SGAMATA DA…

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Alessio Ribaudo per "www.corriere.it"

 

CASELLO AUTOSTRADA CASELLO AUTOSTRADA

Il «trucco» con cui pensava di farla franca al casello autostradale era tanto «artigianale» quanto semplice: si accodava a pochi centimetri dall’auto che lo precedeva in modo da passare poco prima che si abbassasse la sbarra. Per il tribunale di Verbania, che ha competenza nel Novarese, in questo modo, ha evitato per 34 volte di pagare il pedaggio del casello autostradale per 34 volte. Così, un 47enne della Bergamasca è stato condannato per truffa a 9 mesi e 12 giorni di carcere.

 

Il processo

CASELLO CASELLO

Da quanto ricostruito dai giudici, il guidatore per sei mesi nel 2017 era transitato dal casello di Arona sull’autostrada A26 senza pagare il pedaggio. Un comportamento rilevato dalle telecamere che sorvegliano le uscite della rete di Autostrade per l’Italia che ha denunciato il guidatore e si è costituita come parte lesa: adesso non solo sarà rimborsata ma avrà riconosciuti anche i danni con un secondo procedimento. Non è la prima volta che accade in Italia, anzi. 

 

Alcuni procedimenti contro i «furbetti» che utilizzano questo metodo hanno già retto sino in Cassazione. Gli Ermellini hanno riconosciuto che si tratta di una vera e propria truffa e non si configura il reato di insolvenza fraudolenta perché c’è «la presenza di raggiri finalizzati a evitare il pagamento del pedaggio».

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I precedenti

Del resto, le condanne sono fioccate in tutta Italia: da Napoli a Genova passando per Terni. La fantasia dei truffatori abbonda. A La Spezia, un automobilista è stato condannato perché utilizzava «regolarmente il Telepass per l’ingresso in autostrada, schermandolo all’uscita in modo da non pagare il pedaggio in uscita e da far apparire l’auto ancora all’interno dell’autostrada per poi riuscire al casello più vicino a quello d’ingresso».

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I danni per le società gestrici ammontano a milioni di euro. In media non vengono pagati al casello lo 0,4 per cento dei pedaggi. Sembra poco ma in realtà è una cifra enorme. Nel 2020, malgrado il lockdown e i divieti di spostamento, sono oltre 2,5 milioni i pedaggi non saldati immediatamente ai caselli dagli italiani. La maggior parte si ravvede in tempo, oltre 500mila ticket invece diventano «insoluti».

 

Cosa si rischia

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È bene chiarire che se un guidatore non paga per una volta il pedaggio, solitamente, la società gestrice dell’arteria autostradale non si rivolge subito alla magistratura. Banalmente si può essere usciti di casa senza portafogli o distrattamente si può aver imboccato la corsia del Telepass senza averlo con sé in auto. Per questo motivo, viene emesso uno scontrino che attesta il mancato pagamento sia nelle corsie dove c’è un casellante sia in quelle automatiche.

 

Su ogni ticket è riportata la targa, i dati di transito (data, ora, casello di uscita e, laddove disponibile, anche il casello di entrata) e l’importo da pagare. Con questo biglietto si può regolarizzare la posizione entro 15 giorni senza alcun aggravio di spese. Se non si fa, la società procede per recuperare la somma in modo forzoso e scatta l’aggravio delle spese a carico del debitore (art. 373 del Regolamento al Codice della strada). In più, gli atti sono inviati alla polizia stradale che può elevare una multa salata: da 87 a 344 euro (art. 176 C.d.S.) oltre alla decurtazione di due punti dalla patente di guida.

 

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Se dopo 60 giorni dal ricevimento della sanzione si continua a non pagare si può arrivare a sfiorare i 1.200 euro. Nel caso in cui invece si è evitato dolosamente di pagare, come nel caso di Verbania, al guidatore può essere comminata una sanzione che arriva a 1.700 euro. C’è poco margine per la contestazione delle multe e dei reati perché i caselli sono dotati di un sistema di ripresa video che, in caso di mancato pagamento, registra automaticamente la targa dei mezzi in transito e sono conservate in degli archivi.

 

I danni

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Come spesso accade, questa truffa poi «costa» non solo alle società gestrici ma a tutti gli italiani onesti perché allo Stato va il 52,7 per cento dell’incasso complessivo degli introiti delle concessionarie. Soldi che quota parte sono impiegati per migliorare le infrastrutture. Per questo motivo, la Stradale da anni rende a questi «furbetti» la vita davvero dura.

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