1. IL SETTIMANALE ‘GIALLO’ SGANCIA LA BOMBA: MARCO PRATO È SIEROPOSITIVO. ROMA TREMA, IL PR ASSASSINO È ANDATO A LETTO CON DECINE DI UOMINI E DONNE. AL GIUDICE AMMETTE: '‘HO AVUTO TANTI RAPPORTI CON OMOSESSUALI, MA LA MIA ATTRAZIONE VERA È PER GLI ETERO’'
2. E QUESTI ‘ETERO’ POTREBBERO AVER CONTAGIATO A LORO VOLTA MOGLI E COMPAGNE
3. PRATO AI GIUDICI: ‘FOFFO ERA INSAZIABILE. MI TRUCCAVA DA DONNA, CON PARRUCCA E CERONE, POI FACEVAMO SESSO (NON PROTETTO) PER GIORNI. MI PORTAVA PURE A BATTERE’

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Albina Perri per ‘Giallo’ (Il resto dell’inchiesta nel numero in edicola oggi)

 

marco prato manuel foffo marco prato manuel foffo

Diario clinico del detenuto Marco Prato. Hiv: positività riscontrata in marzo. Ultimo test, negativo, due anni fa. Trasmissione sessuale. Riferisce di essere informato sufficientemente sulla condizione di sieropositività”. Con queste poche righe, scritte a mano da un medico dell’Asl di Roma un anno fa, si apre un nuovo, terribile capitolo nella storia dell’omicidio di Luca Varani. Un capitolo che abbiamo deciso di rivelarvi soprattutto per informare quanti, negli ultimi tre anni, hanno avuto contatti sessuali con il giovane organizzatore di feste, perché ora sono a forte rischio contagio.

marco prato luca varani marco prato luca varani

 

Abbiamo trovato il foglio con la terribile diagnosi di sieropositività a pagina 10 del Diario clinico del detenuto, un faldone in cui sono conservate le sue cartelle cliniche redatte nel carcere di Regina Coeli, sequestrate dai carabinieri e oggi agli atti dell’indagine. Il Diario contiene 120 pagine di esami, analisi, visite mediche e sedute psichiatriche fatti dal giovane nell’arco di nove mesi, da quando è entrato in prigione, il 6 marzo di un anno fa, fino allo scorso novembre.

 

Come ricorderete,  Prato è accusato di aver ucciso Luca Varani in concorso con Manuel Foffo, condannato proprio in questi giorni a trent’anni di carcere: una pena che ha fatto indignare i genitori del ragazzo ucciso, come leggerete nelle prossime pagine.

marco prato marco prato

 

È il 4 marzo del 2016 quando Luca viene attirato da Prato a casa di Foffo con una scusa: i due gli fanno bere di nascosto una potente droga, l’Alcover, paralizzandolo. Poi lo torturano per ore con due coltelli e gli sfondano il cranio con un martello, finché Luca non muore. Un lavoro da macellai. Dopo l’omicidio, Foffo si costituisce. Marco Prato invece si rifugia all’hotel San Giorgio di Roma, nella stanza numero 65, per uccidersi con un potente sonnifero, o così almeno sosterrà  lui.

 

luca varani manuel foffo luca varani manuel foffo

I carabinieri lo trovano a terra, con la testa infilata quasi sotto al letto, in stato confusionale, mentre nella stanza suona a tutto volume il disco Ciao amore, ciao di Dalida. Sparsi ovunque bigliettini d’addio: “Perdonatemi, sono una persona orribile, ricordate solo il bello di me, vi amo! Fate sempre feste, buttate il mio telefono e i computer, non indagate sui miei risvolti torbidi, mi sono sempre divertito di più a essere donna!”. Prato si risveglia al pronto soccorso, in arresto.

 

I medici annotano: «Linguaggio abburrattato. Appare sedato, lievemente confuso e disorientato nel tempo. Ha lo smalto alle unghie e un ciuffo di capelli finti». Nella prima visita, il 6 marzo, davanti ai medici nega “patologie di rilievo”. Non segnala comportamenti a rischio e in un questionario dove sono indicate varie malattie, lascia in bianco la voce “Hiv”: non barra il sì ma nemmeno il no. Accetta però di sottoporsi al test. Il test viene fatto subito, e la sieropositività è riscontrata immediatamente.

MARCO PRATO - LUCA VARANI - MANUEL FOFFO MARCO PRATO - LUCA VARANI - MANUEL FOFFO

 

Il referto è inequivocabile. Come avete letto all’inizio di questo articolo, i medici scrivono che l’ultimo test a cui Prato si era sottoposto risale a due anni prima, quindi al 2014. In quell’occasione era andata bene, e Prato era risultato negativo. Quindi ha contratto il virus dopo il 2014. Tutte le persone che sono entrate in contatto fisico con lui dopo quella data, dunque, sono a forte a rischio e dovrebbero farsi controllare.

 

E a sentire i racconti del giovane, potrebbero essere davvero tante: non solo uomini, ma anche donne. Prato sostiene infatti di avere una vita sessuale molto vivace. Lo dice anche al giudice nel primo interrogatorio, il 9 marzo. Al magistrato che gli chiede se si dichiara omosessuale, risponde: «Sì, sì, ma guardi più che omosessuale io sono attratto dagli eterosessuali, io ho avuto tante relazioni, tanti rapporti sessuali anche con omosessuali, ma la mia attrazione è autentica verso chi... Verso uomini eterosessuali».

PRATO FOFFO PRATO FOFFO

 

 Gli eterosessuali che Prato ha frequentato negli ultimi anni potrebbero dunque aver contagiato a loro volta le compagne, le mogli e le fidanzate, estendendo così il pericolo. Un effetto a catena devastante. Il ragazzo, infatti, organizzava eventi e feste in vari locali alla moda di Roma, frequentati anche da vip e da personaggi del mondo dello spettacolo. A moltissimi offriva droga e sballo di vario genere, anche sessuale. Di più: Prato dice di essersi anche prostituito.

 

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Racconta infatti sempre al giudice, nell’interrogatorio del 9 marzo: «Io e Foffo ci siamo conosciuti a Capodanno. Sono stato la sua bambolina. Foffo rifiutava il fatto che io fossi maschio. A gennaio voleva che io fossi conciata bene, mi ha portato a farmi truccare per bene da donna con plastilina, trucco, cerone, tacchi... Diceva ai truccatori che parrucca dovevano mettermi, bionda o bruna, lunga o corta... Abbiamo passato quattro giorni così, a fare sesso. E quando mi passava il trucco, mi riportava sempre da un altro truccatore o truccatrice per riconciarmi.

 

Abbiamo fatto uso di alcolici e cocaina. Lui mi portava anche a battere. Aveva dei progetti, voleva guadagnarci su. Da gennaio a marzo, oltre a Foffo, avrò avuto un altro rapporto con un omosessuale, noioso, e un rapporto sessuale con un altro ragazzo eterosessuale». Foffo, dunque, secondo il racconto di Prato lo ha “portato a battere”. Continua Prato: «Foffo era insaziabile. Con lui ho avuto rapporti senza preservativo».

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Un comportamento decisamente pericoloso. Anche non ripetere il test dopo il 2014 è stato quantomeno irresponsabile. I magistrati dovranno ora valutare se la sua condotta sia stata anche penalmente rilevante. In Italia la legge non obbliga a rivelare ai partner di essere sieropositivi. Ma se con il proprio comportamento si causa un danno ad altri, si può venire accusati di lesioni gravissime, com’è accaduto a Valentino Talluto, l’uomo che ha contagiato almeno 30 donne a Roma e per questo è finito in prigione. 

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Come spiegherà un esperto in queste pagine, il virus dell’Hiv non ha sintomi specifici: per sapere se è avvenuto il contagio ci si deve sottoporre al test. È comunque sempre bene ripeterlo nel tempo. E anche se non è un obbligo di legge, informare resta un dovere morale. Noi lo abbiamo fatto: lo faccia anche chi ha contratto il virus, avvisando i propri amori, anche quelli di una sola sera.        

 

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