GIOCHI DI LINGUA - DALLA RIVALUTAZIONE DEL DIALETTO ALLA NEO-LINGUA DEI SOCIAL, IL NOSTRO MODO DI PARLARE (E DI PENSARE) CAMBIA DI CONTINUO - E SE È GIÀ ONLINE UN “FACEBOOK DEI DIALETTI” (SI CHIAMA “FACECJOC”), ABBONDANO I SINCRETISMI: A MILANO VA DI MODA LO “STICAZZI” ROMANESCO

Ludwig WittgensteinLudwig Wittgenstein

Bruno Ballardini per “Linus” pubblicato da “il Foglio del lunedì”

 

Non molto tempo fa, sul New Yorker, qualcuno ha ricordato i vantaggi del bilinguismo. L’articolo iniziava citando Wittgenstein dal suo Tractatus Logicus Philosophicus: «I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo» (5.6) e proseguiva spiegando che la quantità di parole di cui disponiamo influisce sulla nostra visione del mondo, più ne possediamo più ampia sarà la nostra percezione.

 

Quando impariamo un’altra lingua impariamo a vedere meglio il mondo. Sono numerose le ricerche che lo confermano. Dunque, coltivare il bilinguismo (o il multilinguismo) è una ginnastica preziosa che permette al nostro cervello di crescere, potenziando la gestione dei processi cognitivi superiori come la capacità di risolvere problemi, l’uso della memoria, la capacità di sviluppare il pensiero. Il fatto è che per poter beneficiare di questi vantaggi occorre mantenere vive le diversità linguistiche, occorre affiancare dall’inizio almeno una seconda lingua alla lingua principale.

 

linguaggio e pensierolinguaggio e pensiero

E questa funzione, da sempre, è stata svolta dai dialetti. Se l’italiano equivale a Windows, cioè in un certo senso al nostro sistema operativo, i dialetti sono il Bios, ovvero il «linguaggio macchina» che c’è dietro, senza il quale il sistema operativo avrebbe minore solidità o stabilità. Questa non è affatto un’idea leghista.

 

L’esodo dalle campagne degli anni 60, il benessere, il consumismo e l’avvento della civiltà cittadina, hanno minato la diversità adottando come lingua unica l’italiano e relegando progressivamente nell’oblio le lingue d’origine. Il risultato è che viviamo con un italiano ancora malfermo e mal accettato. Talmente mal accettato che è iniziata perfino una new age linguistico-naturista per il ritorno alle sane lingue di una volta.

il facebook dei dialetti   facecjoc il facebook dei dialetti facecjoc

 

È il segno di un antico rigetto verso l’italiano come «lingua dell’unità mai avvenuta», oppure come «lingua dello Stato» (che per tante generazioni, sotto sotto, è stato visto come «invasore» o «nemico»). Tanta gente oggi ripiega sul dialetto nei momenti di sconforto, quando la delusione per il modo in cui sta andando avanti il Paese, con le sue interminabili crisi, gli scandali e i disastri a cui sembra eternamente condannato, diventa insostenibile.

 

In tutta questa confusione s’inserisce un terzo incomodo: internet e soprattutto il social web. La lingua precipita in rete come in un buco nero diventa rapidamente un blob uniforme composto da tutte le espressioni dialettali italiane, tutti i vocaboli tecnici dell’inglese internettiano, tutte le scorciatoie linguistiche e, ahimé, anche tutti gli acronimi anglosassoni del linguaggio del business.

i social e il linguaggioi social e il linguaggio

 

Perfino i luoghi comuni, cacciati dalla porta della carta stampata, rientrano dalla finestra del linguaggio dei blog e dei forum. Quella di internet è diventata una non-lingua e un non-dialetto. A questo fenomeno si oppone l’iniziativa di un informatico friulano, Gianluca de Bortoli, che ha da poco inaugurato la versione dialettale di Facebook. Si chiama Facecjoc (http://facecjoc.com/) e dopo il primo periodo di prova nelle lingue del Nord-Est, adesso sta estendendosi a tutti i principali dialetti italiani.

 

dialettodialetto

La rivolta del local contro il global ha avuto un successo strepitoso: subito 475.960 utenti, dei quali circa 150mila attivi mensilmente (56mila friulani, ma oltre ai residenti ci sono numerosi emigranti in giro per il mondo, è qui la grande trovata), sono stati aggiunti nuovi dialetti, dal veneto al siciliano, dall’emiliano al lombardo, fino al romanesco introdotto solo quattro mesi fa, che ha portato un boom di 320mila iscritti (circa il 16% del totale), mentre è imminente il lancio delle versioni in toscano e in napoletano. Aspetto con ansia il romagnolo e il sardo per motivi familiari.

 

Al momento della registrazione, si può scegliere la propria lingua esattamente come accade con Facebook e, come per magia, compaiono tutti i menù nel dialetto preferito. Le frasi rituali nella schermata di benvenuto («Sei nuovo su Facecjoc? Registrati» ed «Entra») suonano magnificamente in friulano («Gnuv su Facecjoc? Regjistriti», «Jentre»), bellissime anche in veneto («Ti xé nòvo su Facecjoc? Iscrivite», «Vien déntro»), discrete in milanese («Nuovo su Facecjoc? Registres», «Ven denter»), spettacolari in siciliano («Novu supra Facecjoc? Rigistrati», «Trasi»).

dialetti in italia dialetti in italia

 

Ma nonostante questo nobile tentativo, il processo di entropia linguistica di cui stavamo parlando avanza inesorabilmente, e quella che si sta creando in rete è una lingua-mondo formata dalla totalità delle lingue disponibili. È la rete stessa a diventare drammaticamente l’acceleratore di un disastro che è appena iniziato e di cui non osiamo immaginare le conseguenze: in tutta questa fusione e confusione, c’è purtroppo chi si sta appropriando anche del dialetto altrui.

 

Così, soltanto per sfizio, come moda di gruppo. La cosa è iniziata in sordina da diversi anni, grazie a scambi interni alle community dei principali influencer (influenzatori) della lingua: i pubblicitari e i giornalisti. Stiamo parlando delle due lobby capaci di modificare gli usi linguistici presso grandi fasce della popolazione con effetti spesso immediati sulla lingua parlata.

dialetti di puglia dialetti di puglia

 

Sicché, a Milano ha cominciato a diffondersi la forma romanesca dello ’sticazzi. Per quanto suonasse esotica all’orecchio dei milanesi, l’espressione dal tipico cinismo romano, una volta decontestualizzata, ha perso totalmente il significato originario. Anzi, ne ha acquisito maldestramente uno nuovo, che non c’entra assolutamente nulla di nulla. A questo punto, facciamo un po’ di filologia.

 

A Roma esistono soltanto due usi possibili dello ’sticazzi: col primo s’intende significare «Chi se ne frega» (tipico: «Aho, vabbè, ’sticazzi...»); col secondo, dove la parola è accompagnata retoricamente dalla congiunzione e dal punto interrogativo («e ’sticazzi?») significa «E allora?» (sott.: chi se ne frega?). I milanesi invece, da quando l’espressione è arrivata in terra lombarda, utilizzano ’sticazzi come esclamazione per dire «Accidenti!» snaturandola totalmente, quando invece l’uso romanesco corretto sarebbe «mecojoni!».

 

Il metodo sticazziIl metodo sticazzi

Volendo approfondire, su YouTube c’è ancora una lectio magistralis tenuta da Enzo Castellari, sceneggiatore e regista, vecchio lupo di Cinecittà, dove viene spiegata per filo e per segno la corretta applicazione di entrambe le espressioni anche come possibile test per verificare l’efficacia del titolo di un film. Castellari è diventato famoso infatti anche per titoli come Vado, l’ammazzo e torno («mecojoni!»).

 

ENZO G CASTELLARI FOTO ANDREA ARRIGA ENZO G CASTELLARI FOTO ANDREA ARRIGA

Per la cronaca, si tratta esattamente dello stesso test che viene usato in pubblicità dai copywriter prima di far uscire una headline. Ora, siccome la lingua parlata è certamente determinata da chi la usa, ma vanno anche rispettate le origini linguistiche, avvertiamo gli amici milanesi che se entro 24 ore dalla lettura di questo articolo non ci restituiranno integro il nostro ’sticazzi, qui a Roma siamo pronti a prendere in ostaggio l’esclamazione vadavialcuu (forma contratta della frase «Và a da’ via il cü»), una delle gemme più preziose della lingua lombarda, e siamo pronti a snaturarla come loro hanno fatto con la nostra.

 

Forse non avete ben chiaro di cosa siamo capaci noi romani. Possiamo perfino adottare vadavialcuu al posto di «Buongiorno!». Immaginate cosa potrà accadere quando 60 milioni di italiani cominceranno la giornata mandandosi affanculo fra di loro. E poi Roma sarebbe «ladrona», vero? Restituite subito il maltolto o ve ne pentirete. Ricordate, avete solo 24 ore di tempo. E se non rispondete, ’sticazzi.

 

 

Ultimi Dagoreport

gian marco chiocci giampaolo rossi alfredo mantovano giorgia meloni giovambattista giovanbattista fazzolari tg1

DAGOREPORT- CHE FRATELLI D’ITALIA, DOPO TRE ANNI DI PALAZZO CHIGI, NON SIA PIÙ IL PARTITO MONOLITICO NELLA SUA DEVOZIONE E OBBEDIENZA A GIORGIA MELONI È DIMOSTRATO DALL’ULTIMO SCAZZO NEL POLLAIO RAI TRA CHIOCCI E ROSSI - COL DIRETTORE DEL TG1 CHE SPUTTANA IN PIAZZA, CON APPOSITO COMUNICATO, I SUOI CONTATTI RISERVATI CON LA DUCETTA: ‘’NEI GIORNI SCORSI LA PREMIER MI HA SONDATO INFORMALMENTE PER CAPIRE UNA MIA EVENTUALE, FUTURA, DISPONIBILITÀ NELLA GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE” - CON MASSIMO CINISMO E MINIMO RISERBO, CHIOCCI AGGIUNGE: “UNA CHIACCHIERATA, COME TANTE ALTRE IN QUESTI MESI...” - S'AVANZA "FRATELLI SERPENTI", UN PARTITO VITTIMA CRESCENTE DI INTRIGHI DI POTERE, CHE VIVE SCHIZOFRENICAMENTE LA PROPRIA EGEMONIA COME SABOTAGGIO DEL CAMERATA RIVALE - DALLA NOMINA DI FOTI A MINISTRO AL MURO DI IGNAZIO LA RUSSA A PROTEZIONE DI SANTANCHÉ FINO AL SUO ENDORSEMENT PER MAURIZIO LUPI PER IL DOPO-SALA IN BARBA AL MELONIANO FIDANZA, DAGLI SCAZZI CROSETTO-MANTOVANO A LOLLOBRIGIDA “COMMISSARIATO”, DALLA NOMINA DI GIULI ALLO SCONTRO SCHILLACI-GEMMATO. ESSI': A VOLTE IL POTERE LOGORA CHI CE L’HA….

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...