GIUDICI CERTOSINI - ASSOLTO IN APPELLO L’EX DIRETTORE DI “OGGI”, PINO BELLERI, ACCUSATO DI RICETTAZIONE PER AVER COMPRATO E PUBBLICATO LE FOTO DI SILVIO BERLUSCONI IN COMPAGNIA DI VARIE FANCIULLE A VILLA CERTOSA. GLI SCATTI “RUBATI” ERANO DEL FOTOGRAFO ANTONELLO ZAPPADU -

Per i giudici dell’appello-bis ordinato dalla Cassazione, Belleri non acquistò le foto per ottenere un profitto ma per fare il suo mestiere: ritenne che fossero "rilevanti per l' opinione pubblica, perciò meritevoli di essere pubblicate”

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Antonella Mascali per il “Fatto Quotidiano

 

OGGI VILLA CERTOSA OGGI VILLA CERTOSA

Emessa a Milano una sentenza di assoluzione che potrà essere uno spunto di riflessione anche per le procure che di questi tempi hanno l' imputazione facile di ricettazione per i giornalisti che pubblicano materiale di indagine.

 

Lunedì, la Corte d' appello di Milano, presieduta da Marta Chiara Malacarne, ha assolto l' ex direttore di Oggi, Pino Belleri, imputato di ricettazione per la pubblicazione delle foto di Silvio Berlusconi in compagnia di varie fanciulle a Villa Certosa, nell' aprile del 2007 con il titolo "L' harem di Berlusconi".

 

Un vero scoop dopo le scuse pubbliche di Berlusconi all' allora moglie Veronica Lario che si era arrabbiata con il marito per aver detto a Mara Carfagna, pubblicamente, "se non fossi sposato, la sposerei". Gli scandali Noemi-Patrizia D' Addario e il Bunga Bunga con Ruby e le olgettine sarebbero arrivati dopo. I giudici hanno assolto Belleri perché "il fatto non costituisce reato".

 

Pino Belleri Pino Belleri

In attesa delle motivazioni, qualcosa su questa assoluzione, importante per il diritto all' informazione, si può già ipotizzare dalla storia giudiziaria del caso. Il processo era un appello bis ordinato dalla Cassazione che il 15 maggio scorso aveva annullato con rinvio la sentenza di condanna a una multa di 2.480 euro.

 

La Suprema Corte aveva chiarito i confini entro i quali i giudici dell' Appello bis avrebbero dovuto muoversi: dovranno fornire "adeguata motivazione sul punto (la ricettazione, ndr): se, un' eventuale utilità professionale, anche di natura non economica per sé e/o per l' editore, conseguita dalla pubblicazione delle foto" possa costituire ricettazione.

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Cioè se l' aspirazione di carriera di Belleri e l' utilità economica per Rcs (aumento di copie vendute) fossero davvero il fine dell' acquisto e della pubblicazione delle foto, come hanno ravvisato i giudici di primo e secondo grado. Ma per i giudici dell' Appello bis, che hanno assolto Belleri, sembra proprio di no e, verosimilmente, hanno dato ragione all' avvocato Caterina Malavenda, difensore del giornalista.

 

Nel contestare la condanna per ricettazione, con un ricorso in Cassazione, Malavenda aveva, tra l' altro, puntato sull' assenza di motivazione del punto che più "era dispiaciuto" a Belleri, ovvero il dolo specifico nell' acquistare gli scatti da Antonello Zappadu: per ottenere un profitto per sé e per il suo editore.

 

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Sia il Tribunale che la Corte, ha sostenuto l' avvocato, confermando la condanna avevano omesso di prendere in considerazione che Belleri, acquistando quelle foto, aveva fatto il suo mestiere ritenendo che fossero "rilevanti per l' opinione pubblica, perciò meritevoli di essere pubblicate".

 

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Malavenda aveva aggiunto che anche "ammesso e non concesso, ma non è così" che Belleri avesse acquistato quel cd di foto con la consapevolezza di un' origine "delittuosa", questo non basta a configurare la ricettazione perché "alla consapevolezza deve aggiungersi il fine specifico di lucro, liquidato in maniera assai sbrigativo e offensivo per l' interessato", ovvero carriera per sé, e soldi per l' editore.

 

"Non può non riconoscersi", ha concluso Malavenda, a meno di voler negare la natura dello scoop riconosciuta dal Tribunale e dalla Corte, "contraddicendosi in modo plateale", che proprio lo scoop "fosse lo scopo primo ed esclusivo della condotta del giornalista… il che esclude si possa ritenere accertato il dolo specifico", necessario per il reato di ricettazione.

 

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Dunque, è possibile che per i giudici dell' appello bis, Belleri ha solo fatto il giornalista: ha pubblicato sul suo giornale delle foto di rilievo sociale senza avere come scopo un profitto. Il collegio non ha concordato con il sostituto pg Daniela Meliota che nel chiedere la conferma della condanna per ricettazione ha fatto passare per profitto lo scoop. Come se non fosse l' aspirazione di tutti i giornalisti farne almeno uno.

 

Per la violazione della privacy, invece, Belleri ha beneficiato della prescrizione nel primo appello. Restano, però, i 10 mila euro per Berlusconi come risarcimento. Ne aveva chiesti 100 mila "da dare in beneficenza".

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