L’HORROR DELLA GELOSIA - SVOLTA NEL CASO DEL RAGAZZO CROCEFISSO E SGOZZATO VICINO PESARO, FERMATI DUE SUOI “AMICI” ALBANESI: LA RAGAZZA DI UNO DI LORO ERA ATTRATTA DALLA VITTIMA - FUORI DALLA CASERMA LA FOLLA TENTA DI LINCIARLI: DATELI A NOI

I due “amici” di Ismaele traditi dalle telefonate e dalle tracce di sangue sull’auto: uno di loro non sopportava le attenzioni che la sua ragazza, Ambra, aveva per il ragazzo - Sulla sua pagina Facebook, gli inquirenti hanno trovato tracce di tensioni di Ismaele con uno dei presunti carnefici...

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ISMAELE ISMAELE

Fabio Tonacci per “la Repubblica”

 

Hanno sacrificato Ismaele sull’altare della loro gelosia. L’hanno portato nel punto più nascosto di Sant’Angelo in Vado, sul colle dove c’è la chiesa semi abbandonata di San Martino. L’hanno legato alla croce in mezzo ai pini con il nastro da pacchi. Crocefisso. Poi l’hanno sgozzato con un colpo solo e gettato nel dirupo, lasciando sull’erba una scia di sangue. Perché Igli, uno dei due presunti carnefici ora in carcere a Pesaro, non sopportava le attenzioni che la sua ragazza, Ambra, aveva per Ismaele.

 

Igli Meta, 20 anni, albanese, incensurato e Mario Nema, 19 anni, albanese, incensurato sono da ieri accusati di omicidio volontario in concorso, con aggravanti comuni. Sono stati torchiati per otto ore dal pm Irene Lilliu e dal colonnello Antonio Sommese, vice comandante provinciale dei carabinieri di Pesaro. «Non siamo stati noi, ve lo giuro», ha ripetuto Igli fino allo sfinimento. Ma sulla macchina della madre di uno dei due indagati i Ris inviati da Roma hanno trovato delle tracce di sangue. Non solo.

 

A incastrare i due albanesi, entrambi con regolare permesso di soggiorno, c’è anche il fitto scambio di messaggi e telefonate con Ismaele Lulli, prima che il telefono della vittima si ammutolisse, per poi riaccendersi alle 16.30 di domenica con quell’sms “sto andando a Milano, non cercatemi” che gli investigatori ritengono sia stato digitato dai suoi killer su uno dei due cellulari che possedeva.

AMICI DI ISMAELE AMICI DI ISMAELE

 

E ancora: il cellulare di uno dei due ragazzi ha agganciato la cella sul luogo del delitto. «Gravi indizi di colpevolezza», scrive il pm sul decreto di fermo. Hanno perquisito la casa di Igli, ma l’arma del delitto non è stata rinvenuta. Ma i giovani hanno indicato dove avevano buttato vestiti sporchi di sangue.

 

«Lasciateli a noi», «fateceli vedere in faccia», «siete morti, vi conosciamo», gridava la folla di amici e parenti di Ismaele, quando hanno portato i due albanesi fuori dalla caserma, in manette, intorno alle 20. Sono volati calci alle macchine dei carabinieri, insulti, spinte. Poco prima Cesare, uno dei cugini del diciassettenne, si era lanciato contro dieci militari che proteggevano un testimone.

 

«Non si ammazza un diciassettenne così», gridava. I due sono accusati di omicidio volontario in concorso. Non è stata contestata la premeditazione, al momento, nonostante si fossero portati da casa il nastro adesivo. Ismaele è andato volontariamente sul colle della chiesa di San Martino in Selva Nera, non è stato forzato.

ISMAELE LULLI 1 ISMAELE LULLI 1

 

La gelosia come movente, quindi. Di questo sono convinti gli investigatori, e le parole di Ambra, sentita ieri, lo hanno in parte confermato. Nemmeno si è capito se tra lei, una ragazza macedone di Urbania fidanzata con Igli da 4 anni, e Ismaele ci fosse stata una storia. Forse qualche apprezzamento di troppo, forse solo un sospetto. «Igli e Ambra li conosco», racconta Sultan, un ventenne macedone. «Ismaele era un ragazzo timido, ingenuo. L’ho visto uscire con loro, qualche volta. Non amava gli sport, la sua unica passione era il computer» .

 

Sulla sua pagina Facebook, sui cui gli inquirenti hanno trovato tracce di tensioni con Igli, postava messaggi contro i poliziotti e a inni alla marijuana e la musica tecno. Ma il suo nome non era in nessuna lista delle forze dell’ordine.

 

La madre di Ismaele, Debora Lulli, non c’era. È stata tutto il giorno chiusa in casa. Il suo compagno Michele ha passato il pomeriggio a tenere lontani i giornalisti. «Andate via, non abbiamo niente da dire». Debora ha quarant’anni, era una ragazza madre quando ha avuto Ismaele.

 

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Lo ha cresciuto da sola, lavorando come infermiera. Poi si è sposata con un finanziere, ma anche lì è andata male. Infine ha conosciuto Michele, con cui ha avuto una figlia. Adesso non parla più, sotto shock per quel figlio che gli hanno ucciso su una croce, davanti a una chiesa.

ISMAELE LULLI 2 ISMAELE LULLI 2

 

 

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