1 - IL SEQUESTRO
Dal “Corriere della Sera”
James Foley era stato rapito il 22 novembre 2012 in un Internet point nel nord-ovest della Siria, dove realizzava video sulla guerra civile per la GlobalPost
Il lavoro
Foley era un freelance con esperienza sui fronti di guerra, dalla Libia all’Afghanistan. Ha compiuto 40 anni nel 2013, da prigioniero. Lascia quattro fratelli e i genitori, John e Diane, di Rochester, New Hampshire
Il video
«Messaggio all’America»: con accento inglese un miliziano dell’Isis (Stato Islamico in Iraq e nel Levante) ha detto che l’uccisione di Foley è la risposta all’intervento Usa in Iraq
2 - L’INCREDULITÀ, POI LO CHOC «SE VERO È UNA TRAGEDIA»
Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
La notizia si è diffusa dapprima su Twitter, dove il video della presunta decapitazione di James Foley era stato pubblicato in serata su account attribuiti all’Isis. Alcuni di quei profili sono poi scomparsi, probabilmente cancellati dagli amministratori del sito di micro-blogging, ma allora il video è riapparso su YouTube. Titolo: «Un messaggio per l’America dallo stato Islamico».
Il messaggio è che questa è la punizione per l’intervento di Obama in Iraq. C’è voluta un’ora perché le principali tv americane spostassero i riflettori da Ferguson, dove un diciottenne nero è stato ucciso dieci giorni fa, sull’Iraq, anche per la difficoltà dei media nel confermare la notizia.
Dopo la mezzanotte, i siti delle tv Nbc News e di Pbs Newshour , con cui il giornalista collaborava, sono stati tra i primi ad annunciare che era «apparentemente» stato giustiziato. Accanto alla cautela, sono scattati subito anche lo choc e la rabbia, come nell’apertura del New York Daily News : «Selvaggi».
La Casa Bianca è intervenuta: «Stiamo cercando di verificare la notizia al più presto possibile — hanno annunciato i portavoce di Obama, che intanto è ripartito per la sua tormentata vacanza a Martha’s Vineyard — . Se dovesse rivelarsi vera, siamo sconvolti dall’omicidio brutale di un innocente giornalista americano ed esprimiamo le nostre più profonde condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici».
Anche la famiglia di Foley, attraverso un sito Facebook creato per sostenere la sua liberazione, chiede di aspettare: «Sappiamo che molti di voi stanno cercando conferme e risposte. Per favore, siate pazienti, e pregate per i suoi cari».
Molti media, inclusa la tv Cnn e la rivista Time , hanno scelto già ieri notte di non mostrare per intero il video della decapitazione, ma solo le immagini surreali di quel quarantenne in tuta arancione nel mezzo del deserto, accanto al suo carnefice in nero. In pericolo ci sarebbe la vita di un altro giornalista, Steven Sotloff, collaboratore di Time , anche lui visibile nel video: il suo destino, avverte il terrorista con accento inglese, dipende «da quello che farà Obama».
Gli Stati Uniti non erano certi che Foley si trovasse in mano dell’Isis, pensavano che potesse essere stato catturato dal regime di Assad. Ma il governo americano non si fermerà, assicurano i commentatori interpellati dalla Cnn. E il dolore comincia a trovare sfogo, ancora una volta, sui social network. «Non riesco a respirare, sono così inorridita — scrive Clarissa Ward, una collega della tv Cbs —. Era mio amico, era un giornalista, era un brav’uomo. Non ci sono parole, solo orrore».