ITALIA MARAMEO – PER LE STRAGI NAZISTE, BERLINO DICE ANCORA NO ALL’ITALIA SUI RISARCIMENTI – IL GOVERNO TEDESCO NON ACCETTA LA SENTENZA DELLA NOSTRA CONSULTA SULL’ECCIDIO DI CIVITELLA

La Cassazione aveva, nel 2008, fissato un milione di euro di risarcimento ai familiari delle 244 vittime. Berlino ha fatto ricorso all’Aja, che le ha dato ragione dicendo che un tribunale nazionale non può condannare uno stato sovrano. La Consulta dice che è incostituzionale, ma Berlino si rifa ancora alla decisione dell’Aja…

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Tonia Mastrobuoni per “la Stampa

 

GERMANIA NAZISTA GERMANIA NAZISTA

«Il governo tedesco sta analizzando la sentenza. E in conseguenza di ciò saranno da decidere eventuali necessari passi per far valere l’interpretazione giuridica del governo tedesco, confermata appieno dalla Corte internazionale dell’Aja nel febbraio del 2012». Poche parole, del ministero degli Esteri tedesco che rimandano a un contenzioso enorme e doloroso, quello dei risarcimenti di guerra e in particolare di uno degli eccidi più feroci compiuti dai nazisti, quello di Civitella. Una sentenza della Corte costituzionale dei giorni scorsi ha clamorosamente riaperto il caso, ma il governo tedesco non sembra voler cedere e si appella a un verdetto precedente che in effetti sembrava aver sepolto definitivamente le richieste di indennizzo. 

OCCUPAZIONE NAZISTA IN GRECIA OCCUPAZIONE NAZISTA IN GRECIA


Un massacro, quello compiuto dagli uomini di Hitler il 29 giugno del 1944 a Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio, che costò la vita a 244 civili. Dopo decenni di battaglie, un verdetto della Corte di Cassazione dell’autunno del 2008 riconobbe ai familiari delle vittime un milione di euro di risarcimento. I tedeschi non accettarono il verdetto che rischiava in teoria di aprire le porte a un’infinità di giudizi simili e si rivolse alla Corte internazionale di Giustizia.

SOLDATI NAZISTI SOLDATI NAZISTI


Il 3 febbraio del 2012 l’Aja ne accolse il ricorso, sostenendo che un tribunale nazionale non poteva condannare uno Stato sovrano: il diritto internazionale gli garantiva l’immunità. «La Corte ritiene che l’azione dei tribunali italiani di negare l’immunità costituisca una violazione dei suoi obblighi nei confronti dello Stato tedesco» spiegò allora il giudice Hisashi Owada nel corso dell’udienza pubblica. Di conseguenza, Roma fu costretta a considerare nullo il verdetto della Cassazione. 


La Consulta, tuttavia, ha determinato che non è così. La decisione di ritenere a sua volta illegittima la sentenza dell’Aja è motivata così: «Il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati, generalmente riconosciuto nel diritto internazionale, non opera nel nostro ordinamento, qualora riguardi comportamenti illegittimi di uno Stato qualificabili e qualificati come crimini di guerra e contro l’umanità, lesivi di diritti inviolabili della persona e garantiti dalla Costituzione».

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In sostanza la Corte costituzionale ritiene incostituzionali norme che impediscano ai giudici di decidere sulla responsabilità civile di un altro Stato, se si è macchiato di azioni «commesse nel territorio nazionale a danno di cittadini italiani». Si tratta di leggi che violerebbero, secondo la Corte ancora presieduta da Giuseppe Tesauro, due articoli della Carta. L’articolo 2 che descrive i diritti inviolabili dell’essere umano e l’articolo 24 che garantisce il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri interessi. Limitazioni come quelle imposte dalla Corte dell’Aja in nome dell’immunità degli Stati confliggono con la costituzione perché «impediscono l’accertamento giudiziale» di eventuali responsabilità civili di un Paese per violazioni così pesanti e perché negano «eventuale diritto al risarcimento dei danni subiti dalle vittime». Una bella grana, per i rapporti tra Roma e Berlino.

 

 

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