LETTURE DELLA DOMENICA - EL CHAPO E LA STORIA SEGRETA DELLA CRISI DELL'EROINA: NON POTETE PERDERVI IL RACCONTO DI DON WINSLOW SUL PIÙ GRANDE CARTELLO DELLA DROGA, GLI ARRESTI, LE FUGHE, LE MORTI, LE STARLETTE E I DIVI DI HOLLYWOOD: ''EL CHAPO È EVASO DALLA PORTA PRINCIPALE. NON È NEANCHE ENTRATO NEL TUNNEL. CHI PUÒ PERMETTERSI DI SCAVARE UN CUNICOLO DA UN CHILOMETRO E MEZZO CON 50 MILIONI DI DOLLARI IN MAZZETTE, PUÒ PERMETTERSI DI NON USARLO''

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Don Winslow per ''Esquire'' - http://www.esquire.com/news-politics/a46918/heroin-mexico-el-chapo-cartels-don-winslow/

 

Traduzione di Emilia Benghi per ''la Repubblica''

 

Squillò il telefono. Era il luglio del 2014, e mi trovavo nella stanza di un motel di Tucumcari, New Mexico, pronto a entrare in doccia. Io e mia moglie eravamo partiti da due giorni dalla nostra casa in California per un viaggio in auto attraverso il paese e volevo rinfrescarmi prima di andare a mangiare qualcosa in un locale vicino al parcheggio. Guardando il telefono riconobbi il numero e provai un tuffo al cuore. Era una mia cara amica. Il figlio ventitreenne, eroinomane, da anni lottava contro la dipendenza.

proiettili su un veicolo dei signori della droga proiettili su un veicolo dei signori della droga

 

Lo conoscevo. Era un ragazzo sveglio, brillante, simpatico e incantevole, quando non era fatto, o in astinenza. Avrebbe dovuto chiamarmi quel giorno per parlarmi della sua idea di riprendere gli studi.

Non lo aveva fatto. C' era invece sua madre al telefono, in singhiozzi, balbettava le parole che sapevo avrebbe pronunciato. «Se n' è andato ».

 

Quel pomeriggio, mi disse, il figlio stava andando a ricoverarsi in un centro terapeutico che alla fine gli aveva dato la disponibilità di un letto, ma si era fermato per farsi un' ultima dose. Era morto sul marciapiede. Restai un bel po' al telefono con sua madre. Io più che altro ascoltavo: cosa c' era da dire? Poi entrai in doccia e piansi. Sono più di vent' anni che scrivo e mi documento sulla cosiddetta "guerra della droga".

 

le droghe e il loro valore le droghe e il loro valore

In tutto questo tempo ho partecipato a funerali, parlato con i familiari di killer adolescenti, spiegato alle persone perché i loro cari erano stati uccisi, fornendo informazioni che il governo non avrebbe dato. Ho studiato le foto delle autopsie nel tentativo di dare un nome a vittime non identificate. Ho guardato video di atrocità. Pensavo di essermi assuefatto, temprato all' insensibilità di fronte al ripetersi sempre uguale di questa tragedia senza fine. Pensavo di essere arrivato oltre le lacrime.

 

 Ma questa volta stavo male. Quella morte mi toccava personalmente ( e inoltre sapevo bene come era andata. L' eroina che lo aveva ucciso veniva dal Messico. A coltivare i papaveri, fabbricare la droga e mandarla al nord erano i membri dell' organizzazione di narcotraffico più potente del Messico, e la morte del figlio della mia amica era il risultato diretto della scelta imprenditoriale di alcuni di questi personaggi. Uno di loro era Joaquín Guzmán Loera. Il capo del Cartello di Sinaloa, la maggiore centrale mondiale del narcotraffico. Alias "El Chapo." Sì, proprio lui.

 

Guzmán è una mia vecchia conoscenza (non lo chiamo El Chapo perché il diminutivo fa pensare più a un nanetto della Disney che va al lavoro fischiettando che al feroce assassino che è Guzmán). Ricordo i tempi in cui il giovane Joaquín si impratichiva sulla pista secreta come corriere per i vecchi giganti del narcotraffico, gente come Pedro Avilés Pérez e Rafael Caro Quintero. A forza di lavoro e di morti ammazzati si era ormai guadagnato un posto tra i pezzi grossi quando finì dentro per la prima volta, nel 1993.

 

Mentre gestiva gli affari dalla sua suite all' interno del carcere federale di Puente Grande io lavoravo a Il potere del cane, il primo dei tre romanzi che ho scritto sull' evoluzione del narcotraffico messicano. Parlavo con poliziotti e detenuti, trafficanti e tossici, con gli affiliati alle gang e i loro familiari. Frequentavo le carceri e le strade, gli archivi e i tribunali, alla frontiera e oltreconfine. Ero ancora impegnato su quel libro quando Guzmán evase per la prima volta, nel 2001.

 

l albero genealogico dei cartelli l albero genealogico dei cartelli

All' epoca il narcotraffico messicano era gestito da una serie di grandi organizzazioni affiancate da una dozzina di minori, le più importanti erano il Cartello di Juárez, il Cartello di Tijuana e il Cartello del Golfo, con la sua ala armata iperviolenta, gli Zetas. Evaso da Puente Grande, Guzmán si pose l' obiettivo di controllare l' intero narcotraffico messicano sotto il Cartello di Sinaloa. Nei dieci anni successivi mosse guerra a tutti gli altri trafficanti.

Quella guerra fece più di centomila morti in Messico e più di ventiduemila persone risultano tuttora "scomparse".

 

È stata una catastrofe anche da questa parte del confine e origine, tra l' altro, della recente "epidemia" che ha visto migliaia di vittime dell' eroina, tra cui il figlio della mia amica. L' estate scorsa a ogni tappa del tour promozionale per il mio romanzo Il Cartello ho conosciuto persone che avevano perso un loro caro in episodi di violenza collegati alla droga in Messico o per overdose qui negli Stati Uniti.

 

A Scottsdale una donna mi ha chiesto se sapevo dirle chi aveva ucciso il suo migliore amico (lo sapevo). A Seattle un uomo mi ha domandato se avevo informazioni sul rapimento del cognato (non ne avevo). La sera dell' anniversario della morte del figlio della mia amica l' ho chiamata da Los Angeles prima di entrare nella libreria dove avrei dovuto parlare del maledetto libro.

 

Dove non cresce più l' erba Lo dico chiaro e tondo: l' eroina è diventata un' epidemia a causa della legalizzazione della marijuana.

Volevamo l' erba legale e in gran parte l' abbiamo ottenuta. In quattro stati degli Stati Uniti oggi è legalizzata, in altri il consumo non è più reato e in molte giurisdizioni la polizia rifiuta di applicare la normativa esistente, dando vita a una legalizzazione de facto. Buone notizie vero?

nove membri del cartello di sinaloa 2010 nove membri del cartello di sinaloa 2010

 

Non per il Cartello di Sinaloa, che nel 2012, quando il Colorado approvò l' Emendamento 64, era ormai il Cartello dominante in Messico. L' erba era una delle loro massime fonti di profitto ma di punto in bianco non riuscivano più a competere col prodotto americano, qualitativamente superiore, per di più a fronte di costi di trasporto e sicurezza drasticamente inferiori.

 

In un solo anno il Cartello subì un crollo del quaranta per cento delle vendite di marijuana, pari a miliardi di dollari. La marijuana messicana diventò un prodotto privo di valore. Fondamentalmente hanno smesso di coltivarla: le immense piantagioni di Durango oggi sono campi incolti.

Altre buone notizie, no?

Beh, no. Guzmán e i suoi sono dei businessmen.

 

Non esiste che subiscano una perdita così grave senza reagire. Dovevano realizzare quei profitti in qualche altro modo. Nel mercato della droga americano videro un' opportunità. Un numero sempre maggiore di americani era dipendente da analgesici oppioidi come l' Oxycontin.

 

Ed era una dipendenza costosa. Una capsula di Oxy in strada arrivava a trenta dollari e certi consumatori avevano bisogno di dieci dosi al giorno.

Che cazzo, pensarono i narcos. Le nostre piantagioni di papavero sono tra le migliori del mondo.

 

il tunnel del chapo il tunnel del chapo

Oppio, morfina, eroina - fondamentalmente sono la stessa droga, quindi… Il Cartello di Sinaloa decise di battere sul prezzo le case farmaceutiche. Incrementarono di quasi il settanta per cento la produzione di eroina messicana e ne migliorarono la purezza, assoldando "cuochi" colombiani per produrre eroina "cinnamon", forte come quella dell' Asia orientale. Da un prodotto puro al quarantasei per cento circa, passarono a vendere eroina pura al novanta per cento.

 

La loro terza mossa seguì la classica strategia dell' economia di mercato, e cioè abbassarono il prezzo. Un chilo di eroina toccava i duecentomila dollari a New York qualche anno fa, ne costava ottantamila nel 2013 e oggi è sceso a cinquantamila circa. Una maggior quantità di prodotto migliore a un prezzo inferiore: imbattibile.

 

Intanto, le autorità americane, preoccupate della straordinaria impennata delle morti da overdose di oppioidi prescrivibili (centosessantacinquemila dal 1999 al 2014), diedero un giro di vite alla distribuzione, sia legale che illegale, spalancando così le porte all' eroina messicana, che costava dai cinque ai dieci dollari a dose.

 

il secondo arresto del chapo il secondo arresto del chapo

Ma i consumatori di pillole non erano abituati alla potenza di questa nuova eroina. Anche gli eroinomani furono colti alla sprovvista. Di conseguenza, le morti da overdose aumentarono vertiginosamente, sono raddoppiate tra il 2000 e il 2004. Nel 2014 morirono di overdose più di quarantasettemila persone, un primato annuale assoluto nella storia americana. (Philip Seymour Hoffman, forse la vittima più famosa, morì il 2 febbraio 2014, proprio al culmine dell' epidemia). Fanno in tutto centoventicinque persone al giorno, più di cinque morti l' ora, un tasso di mortalità pari a quello registrato al picco dell' epidemia di Aids nel 1995.

 

Sinaloa, Iraq Il 21 febbrario 2014, dopo tredici anni di latitanza da massimo ricercato in Messico (nonostante frequenti apparizioni in ristoranti, a concerti e in occasione delle festività), Guzmán fu nuovamente arrestato.

 

Ai giornalisti che mi chiedevano un commento rispondevo con una sola parola: Iraq.

«In che senso?» domandavano, e io ricordavo loro che nel vuoto di potere seguito alla cattura e alla successiva esecuzione di Saddam Hussein, l' Iraq si era frantumato in schegge di violenza settaria, sciiti contro sunniti. La fine di Saddam aveva portato alla nascita dell' Is, che avrebbe invaso le città irachene e siriane dando vita al regno del terrore.

 

Badate, non verso lacrime né per Saddam né per Guzmán, entrambi assassini e torturatori. Ma l' orrenda violenza della guerra di conquista di Guzmán nel 2014 si era ormai ampiamente placata, proprio perché l' aveva vinta (con il contributo quanto meno passivo del governo messicano e di quello statunitense) dando origine alla cosiddetta Pax Sinaloa.

el chapo e i ricercati del cartello di sinaloa el chapo e i ricercati del cartello di sinaloa

 

Storicamente, il Cartello di Sinaloa è stata l' organizzazione meno violenta del narcotraffico messicano. A quei livelli non ci vuole molto, ma per un lungo periodo il governo messicano considerò praticabile il dialogo con Guzmán e i suoi, inimmaginabile per esempio con gli Zetas.

 

Molti giornalisti e scrittori, me compreso, sono convinti che il governo messicano finì per appoggiare il Cartello di Sinaloa durante gli anni peggiori della guerra tra narcotrafficanti, con l' intento di stabilire un minimo di ordine. I numeri avallano questa teoria - solo il dodici per cento delle migliaia di arresti e uccisioni di narcos compiuti dalla polizia e dai militari riguardano i membri di Sinaloa, di gran lunga l' organizzazione numericamente più forte. Si sapeva che Guzmán e i suoi erano contrari alle violenze sui civili (anche in questo caso tutto è relativo). Per esempio proibì ai suoi di effettuare rapimenti, attività redditizia per gli altri cartelli.

 

Lo strapotere del Cartello di Sinaloa, guidato da Guzmán e dai suoi soci, Ismael "El Mayo" Zambada García e (il forse defunto) Juan José Esparragoza Moreno, manteneva una pace fragile fra numerosissime organizzazioni minori.

 

Questo spiega intanto il comportamento ambiguo, diciamo così, del governo messicano rispetto alla cattura di Guzmán . Non nascondiamoci dietro a un dito: se la corruzione fosse una disciplina olimpica il Messico vincerebbe perennemente l' oro. Il Cartello di Sinaloa aveva semplicemente comprato elementi dell' amministrazione locale, statale e federale. Zambada in particolare era il gancio politico tra il cartello, il governo e i poteri imprenditoriali.

 

droga in fumo droga in fumo

Tutto questo, oltre al fatto che i cartelli controllano tra l' otto e il dodici per cento dell' economia messicana, diedero ai narcos di Sinaloa potere e influenza enormi. I profitti miliardari della droga, investiti in attività legittime, rendono l' economia messicana dipendente dal narcotraffico.

 

A soli sette mesi di distanza dalla cattura di Guzmán, col vacillare della pace di Sinaloa, in Messico si verificò un massacro di livelli mai visti da anni. Il 26 settembre 2014, a Iguala, una città a tre ore di distanza a sud di Città del Messico sparirono quarantatré studenti di un istituto di Ayotzinapa. A causa dell' indignazione internazionale e delle proteste di massa il governo fu costretto a insabbiare, ehm, ad avviare un' indagine da cui infine emerse che la polizia aveva prelevato gli studenti dai quattro bus che questi ultimi avevano dirottato per recarsi a una manifestazione a Città del Messico, per poi consegnarli a un' organizzazione di narcotrafficanti emergente, dal nome pretenzioso di Guerreros Unidos.

 

Gli studenti erano stati portati in una discarica alla periferia della città più vicina. Quindici erano morti asfissiati nel corso del viaggio. Gli altri erano stati interrogati e uccisi, i loro corpi bruciati usando benzina e vecchi pneumatici.

kate del castillo kate del castillo

 

La loro colpa? Una versione dice che il sindaco semplicemente non ne apprezzasse l' orientamento politico di sinistra. E allora li ha fatti consegnare dalla polizia ai… narcos? Questo non ha senso, così come non hanno senso tutte le bugie a cui il presidente Enrique Peña Nieto ci ha chiesto di credere.

 

La seconda versione è invece un classico messicano che viene riproposto a ogni massacro: i narcos di Guerreros Unidos sospettavano che gli studenti fossero associati all' organizzazione di narcotraffico rivale, Los Rojos.

 

È possibile, e qui vale l' analogia con l' Iraq. Come la caduta di Saddam scatenò odi antichi, la cattura di Guzmán riaccese vecchie faide sanguinarie, tanto complesse da riempire una stagione de Il trono di spade. In sintesi: Guzmán e i quattro fratelli Beltrán Leyva, un tempo molto amici, litigarono dopo che Guzmán fece arrestare uno di loro e un altro fu ucciso nel corso di un tentativo di cattura. Uno dei campi di battaglia della successiva guerra tra l' Organizzazione Beltrán Leyva (Obl) e il Cartello di Sinaloa era lo stato del Guerrero, luogo del massacro degli studenti. Il Cartello di Sinaloa lo strappò alla Obl dopo una lotta sanguinosa.

 

MAGLIETTA ISPIRATA A CHAPO GUZMAN MAGLIETTA ISPIRATA A CHAPO GUZMAN

I narcos dei Guerreros Unidos che hanno assassinato gli studenti erano fedeli alla Obl e solo a malincuore si erano sottomessi ai narcos di Sinaloa dopo essere stati sconfitti nella guerra. Dopo la cattura di Guzmán i resti della Obl hanno visto l' opportunità di una rimonta.

 

Los Rojos, l' altro gruppo ribelle in lotta per la conquista del Guerrero, ha a sua volta dei conti da pareggiare sia con i Guerreros Unidos che con i narcos di Sinaloa. In precedenza affiliato al vecchio Cartello del Golfo, aveva combattuto contro la Obl quando quest' ultima faceva ancora parte della coalizione di Sinaloa. Nel vuoto di potere seguito all' arresto di Guzmán, Los Rojos ha visto l' opportunità di riguadagnare spazio.

 

Nel Guerrero, controllato dal Cartello di Sinaloa, l' assassinio di quarantatré studenti avrebbe richiesto l' autorizzazione esplicita di Guzmán, che non l' avrebbe mai data. Che i Guerreros Unidos si siano presi la libertà di perpetrare quel massacro è un fatto di estrema gravità per il futuro pacifico del Messico.

ivan figlio di el chapo ivan figlio di el chapo

 

Dalla porta principale È probabile che la fine della Pax Sinaloa abbia a che fare anche con la seconda evasione di Guzmán dal carcere, il 12 luglio 2015. I dettagli della fuga sono stati miele per i media - Guzmán sarebbe passato per una botola aperta nella sua doccia (ebbene sì, aveva una doccia tutta per sé con un muro a tutela della privacy; vi lascio alle vostre riflessioni sul concetto di tutela della privacy in un carcere di massima sicurezza) e avrebbe percorso in motocicletta un tunnel di circa un chilometro e mezzo proprio sotto il naso delle autorità carcerarie distratte, a quanto pare fino a quel momento convinte di avere il giardino infestato dalle talpe.

 

Per la cronaca, Guzmán non è uscito dal tunnel in moto. Steve McQueen evade in moto.

Scommetto che Guzmán in quel tunnel non c' è neppure entrato; uno che può permettersi di pagare cinquanta milioni di dollari di mazzette e lo scavo di un tunnel lungo un chilometro e mezzo, può anche permettersi di non usarlo.

Cari lettori, parliamo di un uomo che vale un miliardo di dollari. Meditava di acquistare il Chelsea.

 

È uscito senza dubbio dalla porta principale.

sean penn incontra el chapo sean penn incontra el chapo

Dopo che Chapo Guzmán raggiunse la fama, i media scandagliarono famelici la sua vita. Era cresciuto in povertà, raccogliendo oppio nelle piantagioni da quando aveva otto anni. A quindici aveva iniziato a vendere la sua cocaina. Tutto vero. Dava soldi ai poveri (vero). Ha costruito scuole, ospedali e chiese (vero, vero, vero). Era affettuoso con la madre (vero).

 

Era evaso in precedenza (vero in parte). Meglio andare per gradi, se no la storia degli arresti e delle evasioni di Guzmán rischia di creare confusione: 1993: Guzmán fu arrestato e condannato a vent' anni di reclusione in un carcere di massima sicurezza che gestiva come un circolo privato, con tanto di squillo, cibi e vini raffinati e cinema una volta la settimana.

 

stanza da letto el chapo stanza da letto el chapo

2001: Guzmán compie la sua prima "evasione", che, come la più recente, non era affatto tale. (In genere un' evasione non vede la partecipazione attiva dei propri carcerieri). La versione di quell' anno fu che era scappato dentro a un carrello della lavanderia ma, stando a fonti bene informate, in realtà fu prelevato sul tetto del carcere da un elicottero.

 

2014: Guzmán fu ricatturato, probabilmente dopo il patto concluso dal suo socio Zambada per non far scontare al figlio la pena dai dieci anni all' ergastolo prevista per il traffico di cocaina in Arizona. (Il figlio di Zambada è sparito da tutti i registri delle carceri federali degli Stati Uniti - leggi: Programma protezione testimoni).

 

2015: Guzmán evade di nuovo, questa volta la versione delle autorità è il tunnel.

trucchi e dvd nel letto di el chapo trucchi e dvd nel letto di el chapo

Largo ai giovani Se il Messico è diventato l' Iraq, il Cartello Nuova Generazione di Jalisco (Cjng) è l' Is del paese. Il nome stesso indica che si considera in qualche modo diverso, una nuova razza di narcotrafficanti pronta a subentrare alla generazione precedente correggendone gli errori. C' è una verità di fondo in questa tesi: uno dei problemi del Cartello di Sinaloa ha in effetti carattere generazionale. La leadership francamente geniale che lo ha portato a primeggiare è morta o invecchiata.

 

Il Cjng era in precedenza un' ala del Cartello di Sinaloa sotto la guida di Ignacio "Nacho" Coronel.

Ma l' organizzazione di Nacho si spaccò in due dopo la sua morte in uno scontro a fuoco con l' esercito messicano nel 2010 e una delle fazioni, Los Torcidos, si è evoluta nel Cjng.

Il boss del Cjng, Nemesio Oseguera Cervantes, "El Mencho", scontò tre anni in un carcere californiano per traffico di eroina, quindi tornò in Messico a capitanare lo squadrone della morte dei Torcidos.

All' epoca i loro bersagli principali erano i rivali Zetas; El Mencho nel 2011 ne massacrò trentacinque a Veracruz, altri trentuno il mese dopo.

 

il rifugio e la cattura del chapo 6 il rifugio e la cattura del chapo 6

Il figlio di el mencho, inevitabilmente soprannominato "El Menchito", era un tempo stretto alleato di Guzmán, ma fu catturato nel gennaio 2014. Un mese dopo, quando Guzmán fu arrestato, a El Mencho si presentò l' opportunità di staccarsi dal Cartello di Sinaloa.

Ciò che rende il Cjng simile all' Is è la totale spregiudicatezza. Per consolidare il proprio potere, El Mencho avrebbe autorizzato l' assassinio del ministro del turismo di Jalisco e di un parlamentare.

 

Nel marzo 2015, armati di mitra e bombe a mano, gli uomini del Cjng sono entrati in una città e hanno ucciso cinque poliziotti. Due settimane dopo, durante un' imboscata a un convoglio di polizia, hanno ucciso altri quindici agenti. Il giorno successivo hanno assassinato il capo della polizia di un' altra città. Nell' aprile 2016 hanno abbattuto un elicottero militare con un lanciamissili. Ora stanno affrontando il Cartello di Sinaloa nella Bassa California, minacciando la stabilità della regione di confine. Fonti della polizia mi riferiscono che il Cjng si è alleato anche con il redivivo gruppo Beltrán Leyva per affrontare i vecchi boss di Acapulco, con una ripresa della violenza in quella località turistica.

el chapo guzman el chapo guzman

 

Mentre la situazione si surriscaldava è entrata in scena una nuova droga - vecchia in realtà. Il Fentanyl è un oppioide sintetico dalle trenta alle cinquanta volte più forte dell' eroina. È stato creato nel 1960 dalla Janssen farmaceutici (oggi una divisione della Johnson & Johnson) come cura per gli atroci dolori dei malati terminali di cancro. È talmente potente che la Dea (l' agenzia antidroga statunitense, ndr), avverte gli agenti che è dannoso anche il semplice contatto con la sostanza; può essere assunto in pillole (denominazione commerciale: Duragesic, Actiq e Fentora), spray, sniffato, iniettato, usato come cerotto transdermico o mescolato a eroina. Prince è morto per overdose di Fentanyl; come altri settecento americani lo scorso anno. Il Fentanyl è un killer versatile.

 

Il corpo di Crystal Sharee Moulden è stato ritrovato in un viale di Baltimora nel giugno scorso. La studentessa si era iniettata una dose di eroina tagliata col Fentanyl. Aveva sedici anni e il massimo dei voti a scuola. Le foto sul suo necrologio mostrano una ragazza sorridente tra le sue compagne cheerleader. A New Orleans, stando ai dati riportati dal The Times- Picayune, nel primo mese del 2016 le vittime del Fentanyl hanno superato il numero degli omicidi. In Connecticut, le morti collegate all' oppioide sono aumentate del centocinquantuno per cento tra il 2014 e il 2015 e si prevede che cresceranno di un ulteriore settantasette per cento nel 2016.

 

kate del castillo kate del castillo

Per i narcos i vantaggi del Fentanyl rispetto all' eroina sono enormi. Innanzitutto è fabbricato in laboratorio, quindi non servono campi di papaveri che possono essere oggetto di raid, fumigazioni o sequestri. Né servono centinaia di contadini per il raccolto e neppure c' è bisogno di acquisire o controllare territori (beh, non territori da coltivare, ma bisogna comunque controllare l' accesso alle vie di spaccio, da qui le nuove violenze in Bassa California dove la percentuale di omicidi è triplicata).

 

Ma sono i profitti che faranno di questa sostanza il nuovo crack, il derivato della cocaina che ha creato l' enorme ricchezza dei cartelli messicani negli anni Ottanta e Novanta. Un chilo di Fentanyl può essere tagliato da sedici a ventiquattro volte, producendo uno straordinario utile sul capitale investito: più di un milione di dollari per chilo, contro i duecentosettantunomila per chilo dell' eroina. Non meraviglia che secondo le stime della Dea la sua importazione dal Messico sia aumentata del sessantacinque per cento dal 2014 a oggi.

 

la fuga e le ricerche di el chapo guzman 9 la fuga e le ricerche di el chapo guzman 9

Dato che spesso viene mescolato all' eroina per aumentarne la potenza, gli eroinomani ignari muoiono per le stesse dosi che prima li facevano semplicemente star bene. I tecnici del soccorso, il personale dei dipartimenti ospedalieri di emergenza e i poliziotti non capiscono la situazione e non sanno che serve una doppia dose di Naloxone, o Narcan, per rianimare un tossico col sistema respiratorio bloccato dal Fentanyl. Quelli che sopravvivono aumentano il livello di dipendenza dalla sostanza. I Cartelli la mescolano all' eroina perché una volta provato quel mix nessuno torna all'"eroina semplice", che improvvisamente non fa più sballare.

 

La produzione illegale di Fentanyl in laboratorio, associata alla frattura del Cartello di Sinaloa, ha conseguenze catastrofiche per l' ordine pubblico e la società civile ma è una manna per i narcos che mirano a soppiantare il vecchio ordine. Gruppi scissionisti come il Cjng possono sfruttare con facilità l' enorme potenziale redditizio del Fentanyl per finanziare la ribellione e i profitti li incoraggeranno a usare la violenza per controllare le vie di spaccio.

 

dollari e armi dollari e armi

L' Is è in declino in Iraq in gran parte perché non riesce più a pagare i suoi combattenti. Grazie al Fentanyl i nuovi narcos non avranno questo problema. Serve solo la propensione alla violenza e quella non manca. Il Messico ha fatto ben poco per riempire il vuoto creato dalla caduta di Guzmán. Di conseguenza non saranno tre gruppi a tentare l' impresa, bensì decine.

 

Sul versante americano l' ascesa dei gruppi scissionisti complica le operazioni di polizia che vogliono localizzare e intercettare la droga. Non si sa più da dove venga e, peggio ancora, che cosa contenga. Di primo acchito nessuno sarà in grado di dire se si tratta di eroina pura, eroina mista a Fentanyl, Fentanyl puro o tagliato con chissà cosa. Regnerà il caos farmacologico.

 

Per l' eroina si parla di epidemia. Il Fentanyl sarà la peste.

dollari dollari

I mesi di libertà di Guzmán dopo il luglio 2015 sono stati una farsa. Mentre i media si lanciavano in una caccia al tesoro infinita (è in Colombia, in Costa Rica, a Los Angeles, dentro il ciuffo di Donald Trump), l' intelligence messicana e quella statunitense con tutta probabilità erano al corrente dei movimenti dell' uomo fin dal momento in cui non era uscito dal tunnel.

 

Senza dubbio in autunno le autorità messicane sapevano che Guzmán frequentava la città costiera di Los Mochis, nello stato di Sinaloa, dove è poi avvenuta la sua cattura. Non abitava in un luogo sperduto, aveva casa su un viale a quattro corsie, a poca distanza dall' abitazione della madre del governatore di Sinaloa (non vi ricorda Abbottabad, il nascondiglio di Osama Bin Laden?).

 

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È palese che Guzmán ha peccato di presunzione ed è stato maldestro facendosi influenzare dal clamore mediatico. Ha fatto pubblicare dal figlio Ivan, che fa assomigliare Anthony Junior de I Soprano a Michael Corleone ne Il padrino, una sua foto sui social con localizzazione Costa Rica. Subito si è ipotizzato che avesse lasciato il Messico, anche se qualcuno come me ha fatto presente che pure una città dello stato di Sinaloa si chiama Costa Rica.

 

A un certo punto Guzmán ha anche minacciato di far uccidere Donald Trump (stranamente Trump non ha risposto etichettandolo con un nomignolo dispregiativo, forse perché, tra tutti i messicani chiamati a pagare per la costruzione del muro, Guzmán avrebbe colto la palla al balzo, dato che aumenterebbe i suoi introiti). Poi ha fatto incazzare un sacco di gente cercando di assumere il controllo della vendita interna di droga, in particolare eroina, ai danni degli spacciatori indipendenti del Sinaloa.

 

Questa mossa stranamente stupida ha creato una rivolta nella parte meridionale dello stato, limitando la libertà di movimento di Guzmán. Le gang che controllavano i mercati locali non volevano bastoni tra le ruote ed erano pronti a usare i mitragliatori per difendere il portafoglio, minacciando di far saltare la miniera d' oro - decine di miliardi di dollari che i soci di Guzmán ricavavano dal traffico internazionale di eroina, cocaina, metanfetamina e, in misura sempre minore, di marijuana.

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I soci di Guzmán nel Cartello di Sinaloa ne avevano ormai abbastanza di queste spacconate - Ismael Zambada, per esempio, non poteva gradire il suo nuovo status di celebrità mediatica - ed erano pronti a far tornare il loro vecchio amico dietro le sbarre, dove avrebbe avuto più difficoltà a rovinargli gli affari. Il Cartello deve aver concluso con il governo messicano un patto di questo tipo: levatecelo di torno, fatene quel che volete ma non uccidetelo. Ci rende un sacco di soldi e continuiamo ad avere forti legami con la sua famiglia e i suoi fedelissimi.

 

Gli unici a non rimanere uccisi nel raid che ha portato alla nuova cattura di Guzmán sono stati lui stesso e il suo braccio destro. E se pensate che sia un caso, pensate al tunnel.

Nel frattempo sono entrati in scena Sean Penn e Kate del Castillo protagonisti di uno squallido burlesque.

 

La del Castillo non aveva nascosto la sua ammirazione per Guzmán, dichiarando sui social che credeva in lui più che nei governi e lo esortava a essere un Robin Hood contemporaneo diventando così «l' eroe degli eroi». E aveva aggiunto: «Voglio un traffico d' amore, tu sai come si fa». Guzmán era interessatissimo al traffico d' amore.

Certo, non è stato il primo a farsi infinocchiare da un' attrice bella e ambiziosa che punta a far carriera e non sarà l' ultimo, ma spiace che il signore della droga più potente del mondo, il creatore di un impero multimiliardario, si sia fatto incastrare da un bel faccino.

Emma Coronel moglie di El Chapo Emma Coronel moglie di El Chapo

 

Fa quasi pena. I suoi messaggi alla del Castillo sono patetici: «Ho proprio voglia di conoscerti e di fare amicizia. Sei la cosa più bella del mondo». Le chiede di andare a trovarlo. «Fidati, starai benissimo. Avrò cura di te più che dei miei occhi». La del Castillo lo intorta: «Mi commuove che tu voglia prenderti cura di me. Non lo ha mai fatto nessuno».

 

Guzmán si impegna assieme ai suoi avvocati per comunicare più facilmente con l' attrice e insiste perché il legale le faccia avere un BlackBerry rosa che, per somma sventura, la ditta non ha in produzione.

 

Poi la del Castillo informa l' avvocato che ha intenzione di portare con sé Sean Penn.

Guzmán non sapeva chi fosse Penn, ma non voleva che l' incontro sfumasse. «Falle portare l' attore.

 

Se vuole altra gente, che la porti pure. Tutto quello che vuole».

Si incontrano il 2 ottobre 2015. Qualche giorno dopo, con un' operazione che le autorità messicane hanno in seguito definito «facilitata» dalla visita del Castillo-Penn, ma che più probabilmente è stata il risultato di intercettazioni telefoniche da parte americana, i marine messicani assaltano il ranch in cui Guzmán si era rifugiato con i suoi due cuochi personali. I cecchini dicono che li avevano sotto tiro ma hanno ricevuto l' ordine di non sparare perché il nostro eroe aveva una bambina in braccio a fargli scudo.

Guzman arrestato in un resort di mazatlan Guzman arrestato in un resort di mazatlan

 

L' 8 gennaio 2016, Guzmán è stato catturato a Los Mochis. Le autorità non hanno dovuto far altro che seguire la scimmia.

 

Proprio così. Non è stato un attore di Hollywood a far prendere Chapo Guzmán. Non è stata neanche la sensuale protagonista di telenovele che ha portato alla sua nuova cattura a distanza di un anno dalla sua «spettacolare», «audace» (leggi: tarocca) "evasione" da un carcere messicano di massima sicurezza (non oso immaginarne uno di minima). È stata una scimmia.

 

Guzmán avrebbe chiesto di fargli avere nel suo nascondiglio non troppo sicuro la scimmietta delle figlie gemelle, Boots, e le autorità messicane lo sono venute a sapere. Quindi l' intelligence messicana e americana stavano già monitorando Guzmán al momento del pellegrinaggio-farsa di Sean Penn e Kate del Castillo, dopo il quale Guzmán, sempre ottimista, si sarebbe recato a Tijuana a farsi operare per disfunzione erettile. (Una storia del genere è al di là di ogni invenzione).

 

Non si sa se grazie alla scimmia, alla starlette o alle intercettazioni americane, comunque l' accordo era valido e i marine messicani hanno fatto irruzione sparando. Qualche ora dopo uno degli uomini più potenti del mondo saltava fuori da un tombino in mezzo alla strada come la talpa da prendere a martellate nel famoso gioco da tavolo. Due poliziotti lo hanno tirato su scoprendo in seguito - cristo santo - cosa avevano per le mani e si sono talmente spaventati che lo hanno consegnato, invece di negoziare un cartoncino "Probabilità" del Monopo-li: Esci di prigione pagando un milione.

EL CHAPO GUZMAN ARRESTATO EL CHAPO GUZMAN ARRESTATO

 

In Medio Oriente abbiamo barattato il diavolo che conoscevamo con diavoli sconosciuti. In Messico i diavoli che conosciamo saranno rimpiazzati da una moltitudine di diavoli che non conosceremo mai. La capacità di nascondere la produzione (diversamente dalle piantagioni di marijuana o papavero) e l' anonimità garantita dalle comunicazioni sui social media creerà anarchia. L' era del Cartello potrebbe essere prossima alla fine.

E Guzmán in tutto questo? Se non si sapesse quello che ha fatto si sarebbe tentati di considerarlo una figura tragica, un personaggio di Gabriel García Márquez che vive gli anni del declino all' ombra della sue perdute speranze.

 

Lo hanno trasferito in un carcere di Juárez, Cefereso #9, una struttura famosa per la violenza che vi impera, in una città in cui Guzmán ha molti nemici. Il ministero degli esteri messicano ha aperto la strada alla sua estradizione negli Stati Uniti, ma il percorso giudiziario è ancora lungo. A detta di alcuni esperti messicani che ho consultato ci vorranno ancora almeno due anni, se mai si arriverà all' estradizione. Personalmente dubito che Guzmán venga estradato, ma non si sa mai. Ora come ora potrebbe preferirlo al rischio di un suicidio assistito in una cella messicana.

 

In carcere ora fanno assaggiare ai cani il cibo a lui destinato in caso sia avvelenato (personalmente non sacrificherei il mio Spot per salvare Guzmán), e due guardie di "elite", con tanto di GoPro sul casco, tengono sott' occhio il detenuto ventiquattr' ore su ventiquattro, sette giorni su sette.

 

Non seguite la scimmia. Seguite la grana Così Guzmán è dietro le sbarre, è finita e noi abbiamo vinto. Proprio come è successo con Saddam Hussein. Secondo il Los Angeles Times due terzi dei signori della droga messicani sono stati uccisi o imprigionati. Ma con quale risultato?

 

Le droghe sono disponibili in quantità più abbondante, più potenti e meno care che mai. Le morti per overdose hanno toccato il massimo storico.

Joaqu n El Chapo Guzm n Joaqu n El Chapo Guzm n

In Messico la violenza, prima in calo, sta riprendendo piede. Proprio la scorsa settimana ho visto le foto dei cadaveri di quattro persone stipate nel bagagliaio di un' auto a Tijuana. Sui corpi erano visibili segni di tortura.

 

La violenza delle gang cresce in tutte le grandi città americane, soprattutto a Chicago e New York, e i leoni codardi del congresso non faranno un cazzo riguardo alle droghe o alle armi che alimentano e permettono gli omicidi e le morti: è più di quanto l' Is abbia mai sognato.

 

Sembra di essere tornati indietro nel tempo. Ci saranno altre telefonate e altre morti per overdose. Qualcuno rimpiazzerà El Chapo, propio come lui ha rimpiazzato i suoi predecessori. Io scommetto su El Mencho, ma in realtà non ha importanza chi sia. La storia si ripete all' infinito, nei secoli dei secoli, amen. Guzmán aveva ragione: «Se non ci fosse il consumo non ci sarebbe la vendita». Mi stupisce sempre che i millennial progressisti boicottino una catena di alimentari perché non acquista caffè certificato dal commercio equo e solidale ma poi tornino a casa a farsi di droghe che gli arrivano dagli assassini, torturatori e sadici dei cartelli.

 

Siamo dipendenti dalla guerra alla droga quanto lo siamo dalle droghe stesse. Il nostro sistema giudiziario è una macchina alimentata da centinaia di migliaia di arresti, processi e carcerazioni. Finché gli Stati Uniti e l' Europa continueranno a comprare droga per miliardi di dollari l' anno spendendo al contempo miliardi per intercettarla, creeremo una serie infinita di personaggi come Chapo e Mencho.

 

La vita dei figli del Signore della Droga messicana La vita dei figli del Signore della Droga messicana

Un' economia intera si fonda sulla proibizione della droga e relative pene, una cosa come cinquanta miliardi di dollari l' anno, più del doppio dei ventidue miliardi che secondo le stime spendiamo per l' eroina. Sono un sacco di soldi. È inevitabile che ci sia un altro Guzmán, ma sarà a sua volta un diversivo.

Non seguite la scimmia. Seguite la grana.

 

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