E LIBERACI DAI CASAMONICA! - EMANUEL E GUERRINO, FIGLI DEL BOSS GIUSEPPE CASAMONICA, SONO STATI ARRESTATI A GROTTAFERRATA: SI ERANO NASCOSTI NELLA VILLA DI ALCUNI PARENTI - SALE A 35 IL NUMERO DEGLI ARRESTI DELLA MAXI OPERAZIONE DELLA DDA CONTRO IL CLAN - I DUE SONO ACCUSATI DI AVER COSTITUITO UN’ORGANIZZAZIONE PER IL TRAFFICO E LO SPACCIO DI DROGA

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Camilla Mozzetti per “il Messaggero”

 

casamonica casamonica

Erano sicuri di averla fatta franca, nascosti da alcuni parenti in una villa a Grottaferrata. E invece, Emanuel e Guerrino Casamonica, figli di Giuseppe (considerato uno dei boss dell' associazione e operante nella zona della Tuscolana e Anagnina) sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati ieri mattina.

 

Sale così a 35 il numero degli arresti della maxi operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che fino ad oggi ha portato dietro alle sbarre 33 persone della famiglia Casamonica e di altre figure ad essa collegate per vincoli di parentela.

 

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I due fratelli, di 21 e 26 anni, erano fuggiti lo scorso martedì alla maxi retata delle autorità e si erano nascosti da alcuni parenti. Entrambi erano destinatari della stessa ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Roma su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia. Guerrino ed Emanuel ritenuti soggetti attivi dell' organizzazione criminale sono ritenuti responsabili, in concorso con gli altri arrestati di aver costituto un' organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, nonché di altri reati tutti commessi con l' aggravante del metodo mafioso che vanno dall' usura all' estorsione, dalla concessione illecita di finanziamenti.

blitz contro i casamonica blitz contro i casamonica

 

I FRATELLI

I due ragazzi sono stati condotti nel carcere di Rebibbia e durante la perquisizione della villa in cui si nascondevano, i carabinieri hanno rinvenuto anche 6 mila euro in contanti. Dei due fratelli, Guerrino il maggiore garantiva, secondo quanto ricostruito dalle autorità durante le indagini, un ruolo attivo all' interno dell' organizzazione al padre Giuseppe durante la sua detenzione durata dieci anni per reati legati al traffico e alla detenzione di stupefacenti.

Nello specifico, recandosi ai colloqui con il padre lo aggiornava «sugli avvenimenti più recenti, comunicandogli messaggi e informazioni da parte di altri sodali».

 

E dal padre, dopo ogni aggiornamento sulle attività illecite del gruppo, riceveva istruzioni «da eseguire direttamente o da comunicare ad altri affiliati fuori dal carcere». La sua disponibilità all' associazione era totale e variegata: si occupava tanto del recupero crediti quanto delle estorsioni fino allo spaccio di stupefacenti con il fratello Emanuel e del procacciamento di altri clienti.

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Si occupava della cessione al dettaglio delle sostanze custodendole nella casa che viveva con la famiglia e «nell' interesse dell' intera organizzazione», manteneva «i rapporti con alcuni fornitori della sostanza stupefacente del tipo cocaina, fra i quali Domenico Strangio, appartenente all' omonima famiglia di ndrangheta operante a San Luca».

Mentre il fratello Emanuel si occupava prevalentemente di supportare il fratello nelle varie attività illecite.

 

 

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