LA LIBERAZIONE DI SILVIA ROMANO SI AVVICINA? – LA POLIZIA KENYOTA HA ARRESTATO “ALMENO CENTO PERSONE” IMPLICATE NEL RAPIMENTO DELLA COOPERANTE ITALIANA – RAFFICHE DI INTERROGATORI E FRONTIERA CON LA SOMALIA CHIUSA, PER EVITARE CHE SILVIA FINISCA NELLE MANI DEGLI INTEGRALISTI ISLAMICI “SHEBAAB” 

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1 – KENYA: SEQUESTRO SILVIA ROMANO, MEDIA RIFERISCONO ARRESTO DI "ALMENO CENTO PERSONE"

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(Agenzia Nova) – La polizia del Kenya ha arrestato "almeno cento persone" ritenute implicate nel rapimento della cooperante italiana Silvia Costanzo Romano. Lo riferisce il quotidiano keniota "Standard Media", precisando che gli arresti sono stati effettuati nelle località di Chira e Bilisa, nella parte orientale del paese. Secondo il quotidiano, le indagini avevano fino ad ora portato gli inquirenti a ricercare la giovane nei villaggi di Assa e Garsen, nei pressi della foresta di Boni.

 

Secondo le stesse fonti, gli arrestati sono al momento detenuti nelle stazioni di polizia di Gamba e Garsen. Nel corso dell'operazione di polizia, avvenuta sabato scorso, alcuni residenti hanno denunciato azioni repressive da parte delle forze di sicurezza, affermando che tra i fermati c'è anche un ex responsabile della polizia locale, accusato di aver maltrattato e messo agli arresti anche donne, bambini e anziani.

 

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"È come se non volessero che Silvia fosse salvata dai suoi rapitori", ha detto un abitante del luogo a "Standard Media", affermando che nella zona è cresciuta la sfiducia nei confronti delle azioni di polizia. Il comandante della polizia costiera regionale, Noah Mwivanda, aveva tuttavia smentito ieri la notizia dell'arresto di 100 persone, precisando che il caso è seguito dal Dipartimento per l'anti-terrorismo e che le informazioni al riguardo sono molto riservate.

 

"Si tratta di notizie fortemente sensibili che non possono essere divulgate in modo completo perché stiamo lavorando 24 ore su 24 per salvare la ragazza", ha detto Mwivanda. Silvia Romano è stata sequestrata lo scorso 20 novembre nei pressi di Malindi, nel sud-est del Kenya.

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La scorsa settimana le autorità keniote hanno arrestato uno dei tre rapitori della cooperante, come reso noto il capo della polizia amministrativa keniota, James Akoru, il quale ha precisato che il rapitore della volontaria italiana, Ibrahim Adan Omar, è stato fermato mentre si trovava nel villaggio di Bangale, nella contea di Tana River. Al momento dell'arresto, la polizia gli ha confiscato un centinaio di proiettili e un kalashnikov. Su Omar, come sugli altri due ricercati, Yusuf Kuno Adan e Said Adan Abdi, pende una taglia da un milione di scellini kenioti (circa 8.600 euro).

 

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Silvia Romano lavorava per la Onlus marchigiana Africa Milele ed è stata rapita dal villaggio di Chakama, a circa 60 chilometri da Malindi, da un commando armato di otto uomini che ha sparato sulla folla davanti alla casa della Onlus, ferendo cinque persone, di cui quattro bambini. Le indagini avevano finora portato all’arresto di 22 persone, tra cui la moglie di uno dei rapitori. Il movente del sequestro rimane ancora ignoto, sebbene si ventili l'ipotesi di una richiesta di riscatto finita male.

 

2 – RETATE E DECINE DI ARRESTI A SUD DEL TANA RIVER. SILVIA RAPITA IN KENYA, XXVIII GIORNO

Angelo Ferrari per www.agi.it

 

I RAPITORI DI SILVIA ROMANO I RAPITORI DI SILVIA ROMANO

Si intensifica l’azione delle forze di polizia per la liberazione di Silvia Romano, rapita in Kenya nel villaggio di Chakama, nella contea di Kifili, il 20 novembre. Nei giorni scorsi sono state effettuate numerose retate nei villaggi di Chira e Bilisa, a nord di Malindi, zona a sud del Tana River, dove si ritiene sia tenuta ostaggio la ragazza.

 

Nell’operazione sono state arrestate decine di persone e i capi dei villaggi sono stati convocati dalla polizia che continua raffiche di interrogatori per raccogliere più informazioni possibili. Le convocazioni, con molta probabilità, si sono rese necessaria perché l’appello lanciato dagli anziani della comunità semi-nomade di pastori Orma a "non aiutare i rapitori", potrebbe essere caduto nel vuoto.  

 

Chiuse le vie di fuga verso la Somalia

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L’azione della polizia si è resa necessaria anche per scongiurare il rischio che i rapitori possano raggiungere la Somalia e cedere la ragazza agli Shebaab, gli integralisti islamici somali, che infestano l’area a nord del fiume Tana. Le forze di sicurezza hanno chiuso tutte le vie di fuga verso la famigerata foresta di Boni, nell’asse viaria che collega Garsen - cittadina nella quale alcuni testimoni avrebbero visto Silvia viva con i suoi rapitori in un’abitazione – alla città di Lamu al confine con la Somalia.

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Per raggiungere il Paese occorre attraversare il fiume, ma le autorità ne hanno anche vietato la navigazione e l’attraversamento. Nessuno può percorrerlo se non dopo esser stato sottoposto ad accurati controlli. Le perquisizioni vengono effettuate anche a chiunque attraversi il corso d'acqua passando per il ponte vicino al villaggio Garsen (luogo che ricorre spesso nelle ricostruzioni del rapimento fatte dagli inquirenti).

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