MAMME ASSASSINE - ORRORE A BORDIGHERA: OPERATRICE TURISTICA RUSSA AFFOGA IL FIGLIO DI DIECI MESI: “ERA MALATO COME MIA MADRE, VOLEVO FARLA FINITA ANCHE IO MA NON CE L’HO FATTA”

Giulio Gavino per “la Stampa

 

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Ha messo il figlio di dieci mesi nel marsupio e si è buttata in acqua facendolo morire annegato. È un racconto allucinante quello di Natalia Sotnikova, 39 anni, operatrice turistica russa arrestata dai carabinieri di Bordighera per omicidio aggravato. «Negli ultimi giorni mi sono convinta che avesse la malattia di mia madre, schizofrenia ed epilessia - ha detto al magistrato - volevo farla finita anche io ma non ce l’ho fatta».

 

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Dopo quattro ore di interrogatorio è così emersa la verità sul tragico destino di Semyon, il piccolo, con passaporto americano, del quale era stata denunciata la scomparsa ieri mattina da un’elegante suite del Gran Hotel del Mare, albergo a cinque stelle di Bordighera. La vacanza dorata in Riviera si è macchiata d’orrore. 
 

L’allarme
A far scattare l’allarme era stato l’attuale compagno della madre assassina, un imprenditore russo quarantenne che al suo risveglio aveva trovato lei in stato confusionale e nessuna traccia del piccolo (del quale non è il papà). In un primo momento la madre ha indicato una spiaggia, a Sanremo, nella zona di Bussana, dicendo di aver lasciato il piccolo sulla scogliera, in una caletta. 
 

Il corpo non trovato

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Nel frattempo le telecamere dell’hotel hanno rivelato agli investigatori come intorno alle due di notte la donna fosse uscita dalla hall con il bimbo in braccio per fare poi ritorno un’ora e mezza dopo, ma da sola. Una sequenza inquietante, quantomeno sul fatto che fosse a conoscenza del destino del piccolo.

 

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E mentre i militari procedevano ad accertamenti tecnico scientifici sull’auto della coppia (una Bmw sportiva noleggiata in Germania) e nella suite, le ricerche in mare di Capitaneria di Porto, sommozzatori dei Vigili del fuoco ed elicottero dei carabinieri si sono prolungate fino al pomeriggio inoltrato, ma non hanno dato alcun esito. Secondo gli specialisti delle correnti marine, con le condizioni del mare dell’altra notte il corpicino potrebbe essere stato trasportato fino a 70 km di distanza dalla città dei fiori. Le autorità italiane hanno già allertato quelle della Costa Azzurra. 
 

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Fredda e distaccata

L’interrogatorio di Natalia è iniziato intorno alle 17 davanti al procuratore aggiunto di Imperia, Grazia Pradella, e al sostituto procuratore Francesca Scarlatti. Sono bastate poche domande per cambiare subito le cose. La posizione della donna è passata da persona informata dei fatti a indagata. Assistita dall’avvocato Piera Poillucci, e con la strategica presenza di un valido interprete, la donna con il passare dei minuti ha dato forma ai suoi ricordi e alla fine ha confessato il delitto. Un racconto allucinante che l’avrebbe vista addirittura distaccata, fredda nel ricostruirne le diverse fasi. La decisione di eliminare il piccolo a causa dei sintomi delle malattie, la volontà di farla finita anche lei buttandosi in acqua con Semyon nel marsupio.

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Come mai Bussana e Sanremo? Non ci sarebbe stato un motivo. Nel portare alla confessione la donna si è rivelata determinante la raccolta di elementi e riscontri da parte dei carabinieri di Imperia e Bordighera coordinati dal colonnello Alberto Zarbano, dal maggiore Gnoni e dal capitano Toscano. Le autorità russe si sono messe in contatto con il padre e con la sede consolare statunitense di Milano. Appare scontato un ricorso della difesa ad una perizia psichiatrica. Oggi intanto, riprendono le ricerche del corpicino del bimbo. In quel mare che si è trasformato in una tomba nell’ultimo abbraccio di mamma.

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