1. MARCO PRATO E QUEL SOGNO DI ESSERE UNA DONNA, LA REINCARNAZIONE DELLA CANTANTE DALIDA. VOLEVA CAMBIARE SESSO. SEMPRE A CACCIA DI RAGAZZI ETERO PRONTI A PROSTITUIRSI
2. SCAMBIO DI ACCUSE TRA I KILLER. PRATO: 'È STATO FOFFO A DARE IL COLPO DI GRAZIA A LUCA VARANI. LUI A COLPIRLO TANTE VOLTE CON MARTELLO E COLTELLO. LUI A IMBASTIRE UN GIOCO EROTICO VIOLENTO E POI A DARE IN ESCANDESCENZE, ACCANENDOSI A MORTE SU LUCA'
3. LA VERSIONE DI FOFFO: "VOLEVAMO FARE DEL MALE A QUALCUNO. LUCA LO ABBIAMO UCCISO IN DUE, MARCO GLI HA DATO IL COLPO DI GRAZIA, INFILANDOGLI IL COLTELLO NEL PETTO"
4. DURANTE IL WEEKEND DI COCA E SESSO NELL’APPARTAMENTO ARRIVANO ALCUNE PERSONE, TRA CUI ALEX, UN AMICO DI MANUEL, CON CUI A TURNO HANNO UN RAPPORTO SESSUALE
5.  FORTE IL SOSPETTO CHE MARCO PRATO ABBIA FINTO DI VOLERSI SUICIDARE PER SCARICARE LA COLPA SU FOFFO. QUALCUNO SI E' OFFERTO AI DUE ASSASSINI DI FAR SPARIRE IL CADAVERE?

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1 - “LO HA UCCISO LUI” SCAMBIO DI ACCUSE TRA I KILLER DI LUCA

MARCO PRATO 5 MARCO PRATO 5

Francesco Salvatore per “la Repubblica”

 

È stato Manuel Foffo a dare il colpo di grazia a Luca Varani. Lui a colpirlo tante volte con martello e coltello. Lui a voler imbastire un gioco erotico violento e poi a dare in escandescenze, accanendosi a morte sulla vittima.

 

Parla per la prima volta Marco Prato, e davanti al gip fornisce una versione che sconfessa totalmente il racconto con cui Manuel Foffo ha descritto la mattanza del 4 marzo scorso, quando in un appartamento alla periferia Est di Roma un giovane di 23 anni è stato torturato e ucciso al culmine di un festino a base di alcol e cocaina.

 

«Sono stato debole, non sono riuscito ad oppormi a quello che Manuel stava facendo» ha raccontato in lacrime nell’interrogatorio di convalida del fermo. La versione, però, stride con la confessione data da Foffo agli inquirenti: «Volevamo fare del male a qualcuno e Marco ha mandato un messaggio a Luca. Quando è arrivato a casa lo abbiamo ucciso in due, Marco gli ha dato il colpo di grazia, infilandogli il coltello nel petto».

MARCO PRATO MARCO PRATO

 

È scambio di accuse tra Manuel Foffo e Marco Prato, i due 29enni romani accusati di aver torturato e ucciso Luca Varani. Ieri i due sono stati interrogati nel carcere di Regina Coeli dal gip Riccardo Amoroso alla presenza del pm Francesco Scavo.

 

Oltre otto ore di colloquio, al termine del quale è stato convalidato il fermo per entrambi ed esclusa la premeditazione, durante il quale lo studente di economia fuori corso, Foffo, e il pr delle serate gay romane, Prato, hanno raccontato le loro verità. L’uno ribadendo quando detto nella confessione dettagliata ai carabinieri, e l’altro prendendo le distanze da un omicidio a cui avrebbe fatto solo da spettatore.

marco prato con flavia vento e nadia bengala marco prato con flavia vento e nadia bengala

 

«Non ho avuto la forza di fermare Manuel. È stato lui a scagliarsi con il martello su Luca» ha raccontato Prato, assistito dall’avvocato Pasquale Bartolo. La versione da lui fornita comincia mercoledì, quando i due si incontrano nell’appartamento di Manuel Foffo. Hanno voglia di trascorrere del tempo insieme e consumano droga, tanta, e alcol a fiumi. All’interno dell’appartamento arrivano alcune persone, tra cui Alex, un amico di Manuel, con cui a turno hanno un rapporto sessuale.

 

Le ore scorrono e a Manuel viene l’idea di imbastire un gioco erotico spinto. Una messa in scena di una violenza sessuale, a cui avrebbe dovuto prendere parte una donna. È venerdì mattina, ci sono le prime luci dell’alba quando decidono di prendere la macchina e andare a cercare qualcuno. Un tentativo vano, questo, che li costringe a tornare a casa.

 

marco prato 3 marco prato 3

È allora che Marco contatta Luca. Al suo arrivo i due sono strafatti. Il gioco erotico inizia: tutto sembra andare secondo copione. Ad un tratto, racconta Marco, Manuel lo incita a strozzare Luca. Lui obbedisce, e mette le mani intorno al collo alla vittima, che ha un sussulto e si divincola.

 

Da dietro, però, si avventa Manuel che con un martello in mano lo colpisce in testa. «Sono stato debole — cerca di giustificarsi Prato — non ho fatto nulla per fermarlo». È qui che inizia la mattanza. Foffo colpisce più volte Luca, fino a finirlo con un fendente nel petto. Quello che succede dopo è in tutto e per tutto uguale a quanto descritto nella sua confessione da Manuel Foffo.

 

«C’era un contesto sessuale ma il movente non è ancora uscito fuori. Il mio assistito continua a ripetere che non sa perché lo hanno fatto» dice il difensore di Manuel Foffo, Michele Andreano. La versione fornita da Prato, però, non convince gli inquirenti.

marco prato 4 marco prato 4

Intanto le indagini dei carabinieri vanno avanti: ieri è stata sentita anche la madre di Manuel Foffo, che abita nell’appartamento sotto a quello del figlio.

 

Uscita tremante dalla caserma, la donna è stata ascoltata a lungo. Gli investigatori le hanno chiesto se si sia accorta o meno di quel festino lungo oltre due giorni proprio sopra la sua testa e in cui hanno preso parte almeno sei persone.

 

2 - TENTATO SUICIDIO, L’OMBRA DI UNA MESSINSCENA

Lorenzo d’Albergo per “la Repubblica”

 

Nello scambio di accuse tra i due killer del Collatino, spunta un’ipotesi investigativa capace di rimescolare ancora una volta le carte in tavola. Marco Prato, pr di 29 anni, dopo la mattanza potrebbe aver messo in scena un finto suicidio per scaricare una volta di più tutte le colpe della morte di Luca Varani sul padrone dell’appartamento dell’orrore, Manuel Foffo. La ricostruzione al vaglio dei carabinieri del comando provinciale di Roma è complessa, a tratti cervellotica. Ma i militari dell’Arma sono pronti ad andare fino in fondo per trovare la risposta a una lunga serie di interrogativi.

MANUEL FOFFO MANUEL FOFFO

 

Si parte dall’albergo di piazza Bologna in cui Prato lo scorso sabato notte viene trovato in stato di semi-coscienza. Nella stanza gli investigatori trovano cinque flaconi di Minias, un sedativo in gocce, e sette bigliettini di addio: in nessuno si fa riferimento all’omicidio di Varani.

 

A questo punto rientra in gioco Foffo. È lui stesso a raccontare di aver comprato il medicinale e ad aver visitato la zona attorno all’hotel dove è stato poi trovato Prato: «In una delle nostre uscite durante quei giorni, ricordo di aver comprato in una farmacia di Corso Italia del Minias. Ho pagato io circa 50 euro e poi siamo andati in piazza Bologna dove Marco si sarebbe voluto suicidare. Prima di ciò ricordo che siamo passati nel mio ristorante per prendere i soldi».

VALTER FOFFO PADRE DI MANUEL VALTER FOFFO PADRE DI MANUEL

 

Parole fatali: Manuel Foffo a questo punto potrebbe dover rispondere anche di istigazione al suicidio. Era al corrente dei piani del complice e non avrebbe fatto nulla per fermarlo. Anzi, stando ai verbali, gli avrebbe comprato anche i medicinali.

 

È andata davvero così? Agli inquirenti resta più di un dubbio. I carabinieri, con l’aiuto del reparto scientifico, in queste ore stanno analizzando il contenuto delle boccette di Minias cercando di determinare l’esatta quantità di medicinale assunta da Prato. Perché quel suicidio potrebbe essere una farsa, una messa in scena allestita da una mente diabolicamente lucida per aggravare la posizione di quel complice contro cui ieri si è scagliato nell’interrogatorio in carcere. A portare gli investigatori su questa ipotesi, tutta da verificare, sono stati i bigliettini scritti dal pr in albergo.

 

luca varani luca varani

Non si fa mai menzione di Varani, del sangue, dell’orrore. Sembrano preconfezionati. Non parrebbero scritti da un ragazzo sotto l’effetto di cinque flaconi di sedativo, ma da una persona pienamente cosciente.

 

Quel Marco Prato che, stando al racconto di Foffo, per messaggiare di volta in volta con gli altri personaggi che sono entrati e usciti dall’appartamento di via Igino Giordani non ha usato il proprio cellulare: «Ho detto a Marco di non fare più questa cosa, ma ha continuato lo stesso a prendere il mio telefono e a utilizzarlo. L’invito a Luca (Varani, la vittima di cui Foffo dice di non avere il numero in rubrica, ndr) è stato fatto dal mio telefono». Forse con il folle progetto di crearsi un paracadute in caso avesse davvero deciso di uccidere.

luca varani luca varani

 

3 - CACCIA AI COMPLICI DEGLI ASSASSINI

Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera-Roma”

 

Quando Luca è morto a casa di Manuel Foffo c'erano solo il padrone di casa e Marco Prato.

Ma dopo non si può escludere che altre persone abbiano aperto la porta di quella camera da letto, visto il corpo del ventenne massacrato, forse cercato di aiutare i killer a farlo sparire per sempre. Un proposito poi rientrato.

 

luca varani luca varani

È solo un' ipotesi, ma i carabinieri stanno approfondendo anche questo punto per capire cosa è successo nelle circa 36 ore trascorse fra la morte di Varani - collocata dal medico legale nella mattinata di venerdì scorso - e la serata del giorno successivo, quando l' avvocato di Foffo, Michele Andreano, ha chiamato i carabinieri per raccontare quello che era successo nell' appartamento di via Igino Giordani, al Collatino, e dire che il suo assistito era pronto a costituirsi.

 

Luca Varani - da Facebook Luca Varani - da Facebook

Un lasso di tempo lunghissimo, che finora è stato ricostruito solo in parte, in particolare quella che riguarda venerdì, fino a quando Prato è andato in albergo vicino alla sua abitazione di piazza Bologna.

 

In tutte queste ore il corpo di Luca è rimasto lì, nell' appartamento al decimo piano del palazzo dove abita anche la madre di Foffo (al piano inferiore), che ieri è stata interrogata dai carabinieri della compagnia Piazza Dante per chiarire alcuni aspetti dei giorni - da mercoledì a venerdì mattina - in cui il figlio aveva organizzato con Prato il festino. Fra i punti da approfondire il fatto se la donna si sia accorta o meno di quello che stava accadendo. […]

 

4 - FOFFO RISCHIA L’ISTIGAZIONE AL SUICIDIO

F.Fia. e R.Fr. per il “Corriere della Sera-Roma”

 

Potrebbe ulteriormente aggravarsi la posizione di Manuel Foffo, sospettato dagli investigatori dell' Arma anche di istigazione al suicidio nei confronti del suo complice Marc Prato. Oltre a quanto dichiarato dal trentenne nel primo interrogatorio - dove ha detto di aver acquistato alcune confezioni di Minias pagando 50 euro in una farmacia di corso d' Italia - i carabinieri hanno accertato che nella camera dall' Hotel San Giusto, a piazza Bologna, dove lo stesso Foffo ha pagato a Prato due notti in anticipo, c' erano cinque confezioni di quel medicinale.

LUCA VARANI LUCA VARANI

 

Ma gli investigatori dell' Arma vogliono anche capire il motivo di questo gesto del giovane, dato che proprio il complice gli avrebbe riferito la sua volontà di farla finita. E anche su questo punto i carabinieri hanno intenzione di fare luce: Prato ha veramente tentato di togliersi la vita? E perché nei dieci biglietti d' addio ritrovati nella sua stanza non c' era alcun riferimento all' omicidio di Luca appena avvenuto? Particolari che insospettiscono i carabinieri che hanno acquisito la scheda d' accesso e la cartella clinica del «Sandro Pertini» - dove Prato è stato portato nella serata di sabato - per capire se avesse davvero assunto un quantitativo di pasticche tali da rischiare la vita.

 

LUCA VARANI CON LA FIDANZATA LUCA VARANI CON LA FIDANZATA

Fra le ipotesi seguite dagli investigatori c' è infatti anche quella di una possibile messinscena. Nei biglietti, agli atti sempre da sabato notte, il complice di Foffo ha soprattutto - come hanno spiegato i carabinieri - chiesto scusa ai suoi familiari per la vita che ha condotto fino a quel momento, senza accennare minimamente alle ultime ore che avrebbero sconvolto la vita di chiunque. Un comportamento sospetto per chi indaga, che ipotizza possa nascondere una strategia difensiva contemporanea alla scoperta del cadavere e forse anche una risposta a quei farmaci acquistati per lui da Foffo.

 

5 - SOGNI, DENARO E VIOLENZA: LA VITA IN BILICO DI PRATO

Lorenzo d’Albergo per “la Repubblica - Roma”

 

marco prato 9 marco prato 9

Le pulsioni sessuali e il sogno di diventare donna. Una famiglia forse troppo distante, con valori distanti, di un’altra epoca. I continui scatti d’ira e le scazzottate nei locali per quei baci rubati. Si compone così l’universo di Marco Prato, il pr di 29 anni che con Manuel Foffo ha ucciso Luca Varani. «IN quell’appartamento al Collatino — racconta oggi chi lo conosce da una vita — potrebbero essersi sprigionati anni di frustrazioni».

 

marco prato 8 marco prato 8

Marco, consapevole delle sue preferenze sessuali già da anni, non aveva mai nascosto a nessuno di essere gay. Lo sapevano gli amici, non era un mistero per i professori a scuola.

 

Avevano dovuto accettarlo anche i genitori: il professor Ledo, un curriculum ricco di soddisfazioni nel mondo della cultura, e la moglie francese che al figlio ha trasmesso l’amore per la sua patria. E per quella cantante che per Marco era un’ossessione.

 

Nei momenti di maggiore depressione — gli amici ora lo definiscono «bipolare» — il killer di via Igino Giordani raccontava di essere la reincarnazione dell’icona italo-francese Dalida. Voleva essere come lei: cambiare sesso dopo essere stato preso in giro per quei chili di troppo nella prima adolescenza e magari morire suicida.

 

marco prato 6 marco prato 6

Il primo progetto non era un segreto a casa Prato. Marco insisteva per operarsi: ogni volta che la discussione si riapriva, in casa scoppiava il dramma. Così il 29enne negli anni aveva imparato a reprimere i suoi istinti fino a prendere coscienza di un nuovo sé. Violento, irascibile, senza regole: «Era sempre a caccia di eterosessuali disposti a prostituirsi», raccontano gli ormai ex frequentatori della serata A(h)Però.

 

Un mese fa era sparito con un amico facendo perdere le proprie tracce. La madre del compagno, non sentendo più il figlio, era andata al commissariato Vescovio per denunciarne la scomparsa. Ieri i carabinieri di piazza Dante hanno sentito il padre per approfondire l’episodio: «Sì, è successo. Ma abbiamo ritirato l’esposto dopo che nostro figlio (ora il ragazzo è all’estero, ndr) è tornato a casa. Per fortuna non gli aveva fatto niente ».

 

marco prato 5 marco prato 5

Non può dire lo stesso un ragazzo siciliano, ma residente a Roma, che qualche mese fa ha avuto la sventura di conoscere Prato a una delle sue serate a due passi dal Colosseo: «Marco — racconta un terzo amico — ci aveva provato col suo ragazzo. Hanno discusso e poi si sono presi a pugni». Un assaggio prima del massacro.

 

 

 

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